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    • Dalla prima volta che l'ho visto l'ho associato a Tiramolla. 😄 P.S. solo per chi ha una certa età...
    • SABATO 25 OTTOBRE 2025 - In fondo è quasi un ritorno a casa. Come scrive oggi Antonello Rodio su "Il Piccolo", del resto questa per Attilio Tesser è la terza avventura nel breve arco di ventisei mesi con la cosiddetta Triestina americana, anche se in quest'ultima versione la società alabardata ha cambiato pelle. Una proprietà che pur di puntare subito sul tecnico della miracolosa salvezza dello scorso anno, non ha esitato ieri a esonerare, con i doverosi ringraziamenti, Giuseppe Marino che stava facendo bene. Ma il calcio è fatto di scelte, c'è bisogno di un ulteriore boost per tentare il miracolo e su questo Tesser è una garanzia. FELICITÀ ED ENTUSIASMO La prima curiosità è su come mai il tecnico ha deciso di imbarcarsi in una situazione così complicata. «Da parte mia c'è felicità – dice subito Tesser – torno dove 4 mesi fa c'erano grandi applausi per quanto fatto. Quando il presidente Zelenović mi ha chiesto se me la sentivo, ho risposto di sì. La Triestina per me è tanto, ho grandi motivazioni, l'attaccamento alla maglia, la fiducia che si possa farcela che non vuol dire presunzione. Sono consapevole della difficoltà che c'è, la montagna da scalare è molto alta, ma Trieste e la tifoseria mi hanno dato tanto e di fronte a una proprietà nuova con entusiasmo ho detto sì, anche se avevo offerte anche da categorie superiori. Io e il mio staff non siamo maghi, ma lavoreremo con serietà portando delle competenze e sperando che possano portare risultati». SINTONIA COL PRESIDENTE Tra Tesser e Zelenović c'è stata subito sintonia: «Ci siamo sentiti e poi incontrati una volta e dal presidente ho percepito concretezza e progettualità, si è parlato di futuro e voglia di costruire qualcosa di bello. C'è anche disponibilità ad andare sul mercato a gennaio per giocarci le proprie carte, starà a noi arrivare a quel punto nel miglior modo possibile perché fai fatica a convincere i giocatori partendo da meno venti, dobbiamo accorciare il gap». A proposito di futuro, il contratto di Tesser è fino a giugno con una proroga in caso di salvezza, ma nel caso andasse male non è detto finisca qui: «Il presidente mi ha espresso fiducia e belle parole. Vedremo come si svilupperà il rapporto al di là della categoria, per la quale non ho mai fatto problemi nemmeno in passato». AUMENTARE IL RITMO Sulla Triestina vista finora Tesser dice che non può pronunciarsi: «Non ho visto neanche una partita e mi rifarò adesso. Comunque ho fatto i complimenti ai ragazzi per il lavoro che stanno facendo, ma è chiaro che non è finita qua, bisogna aumentare e migliorarsi sempre. Non pensare sul lungo periodo ma crederci partita dopo partita, lottare tutti assieme soffrendo per il bene comune che è la maglia che indossiamo. Se la rosa può adattarsi al mio credo tattico? Un po' di elasticità la dovrò avere, almeno in questo momento perché ci sono delle assenze importanti e a destra nessuna alternativa di ruolo. Inoltre è squalificato Silvestri. Vediamo se vengono recepiti dei concetti in questi due giorni oppure dovrò adattarmi ad altre situazioni. Ma nella rosa c'è ampia scelta. E dovremo rischiare qualcosa in più per vincere, perché i pareggini non portano tanto». FIDUCIA DA CONQUISTARE Ma nella scelta di accettare ha avuto un peso il cambio di rotta in società? «Sicuramente sì – dice il tecnico – ma non ho mai avuto problemi con nessuno, non ho mai fatto polemiche se non il giorno del primo addio. Mi preme soprattutto quanto una persona dimostra di voler credere in me e nel mio staff. E non è stata una questione se c'era Menta o no, anzi lui dopo l'incontro con Delli Carri mi aveva cercato anche il 26 luglio e io avevo dato la mia disponibilità, poi però non l'ho più sentito. I tifosi? Spero che tornino in tanti non per me, ma per la Triestina e per una proprietà che ha messo giù tanti soldi. Mi auguro che torni anche il marchio, come lo sponsor, ma è chiaro che la fiducia va conquistata da noi sul campo e anche da parte della società. Confido che in tanti vengano a darci una mano». IL SALUTO DI MARINO Nel frattempo Giuseppe Marino ha salutato la Triestina sui social con un messaggio pieno di riconoscenza: «Porto con me un pezzo di Trieste nel cuore – ha detto tra l'altro nel post – la città mi ha regalato affetto, rispetto, emozioni e legami che resteranno per sempre. Con lo staff e i giocatori siamo ripartiti da zero, affrontando insieme ogni difficoltà con determinazione, professionalità e cuore. Ringrazio i collaboratori, chi ha creduto in me, i ragazzi e i tifosi. Grazie Trieste, di cuore» - Una rivalità sportiva che incendia gli animi di due città e due tifoserie, un match che va ben oltre la classifica per rappresentare l'orgoglio di una regione intera. Lo scrive Lorenzo Gatto: tra gli spettatori più interessati e coinvolti di una sfida da tutto esaurito ci sarà Mario Ghiacci, l'ex presidente della Pallacanestro Trieste che, avendo conosciuto entrambe le realtà, è senza dubbio un testimone privilegiato di questa rivalità. Per Ghiacci, reggiano doc, il derby per antonomasia è sempre stato quello della sua amata terra: la classicissima emiliana tra la sua Reggio Emilia e la Virtus Bologna. Nonostante ciò ha imparato nel tempo ad amare e rispettare profondamente la sfida tra Trieste e Udine, riconoscendone la carica emotiva e l'importanza identitaria per il territorio. «Partita dal peso specifico notevole – sottolinea Ghiacci – perché un derby va oltre le logiche di una normale partita di campionato ma soprattutto per il momento particolare che stanno vivendo le due squadre. Chi vince rifiata, prende una boccata d'ossigeno e riparte, chi perde farà i conti con un'altra settimana complicata. In questo momento, la pressione sta tutta sulle spalle di Trieste, perché gioca in casa e perché in queste prime settimane non ha rispettato le aspettative di inizio stagione. Il momento non è semplice ma conosco Arcieri e lo staff e so che faranno tutto ciò che serve per trasformare la tensione in energia positiva». Un derby cancella le logiche della classifica e i valori tecnici, analizzando i quaranta minuti e i roster delle due squadre, però, impossibile non assegnare alla Pallacanestro Trieste i favori del pronostico. «Se parliamo di qualità del roster, Trieste ha senza dubbio un organico più attrezzato e profondo – continua Ghiacci –. C'è però l'incognita del derby e, come giustamente avete sottolineato, queste sono sfide in cui la tensione la fa da padrone e i valori tecnici a volte vengono un po'accantonati per dare spazio all'agonismo. Da questo punto di vista Udine non deve prendere lezioni da nessuno. Ha dimostrato di avere grande carattere. Il match giocato in casa contro i campioni d'Italia della Virtus Bologna, al netto del risultato finale, non può che sostanzialmente confermarlo». Un derby passa anche dai suoi protagonisti. Al netto dei tanti stranieri che infarciscono le due rose, saranno i giocatori italiani quelli che maggiormente potranno sentire il peso di questa sfida. «Direi che, per il loro temperamento, Ruzzier da una parte e Alibegovic dall'altra mi sembrano i giocatori più adatti a sentire la sfida e fare la differenza in una partita così sentita». Derby significa emozioni, sensazioni e ricordi. «Ricordo un episodio legato al primo Trieste-Udine vissuto al PalaRubini – conclude Ghiacci –. Stavo sollecitando i tifosi friulani a lasciare il palazzo a fine partita e finii per fare baruffa con Stefano Capitanio. Ironia della sorte, l'ho poi conosciuto bene durante la mia esperienza alla Snaidero e conobbi un bravissimo ragazzo. Purtroppo la sua mancanza si sentirà in questo derby cosi come, a causa del daspo, s i sentirà quella di un altra splendida persona come Andrea Mariotti. Due simboli di due tifoserie che, mi auguro, sapranno dare il meglio di se stesse sostenendo i propri colori ma evitando di trascendere in episodi spiacevoli».
    • https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/23-10-2025/pagotto-io-vice-di-buffon-all-europeo-u21-a-perugia-gaucci-mi-accuso.shtml   uno dei eroi di Lucca se la memoria non mi inganna…
    • Del marchio fino all'anno prossimo non se ne parla, per tanti motivi. 
    • Ma che legna vuoi che faccia, troppo leggero, e poi salta poco. Direttamente in panchina, se gli va bene farà qualche minuto di garbage time. 
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