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CITYSPORT.NEWS DI LUNEDÌ 20 OTTOBRE 2025 https://www.citysport.news/download/CS-20ottobre2025.pdf
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LUNEDÌ 20 OTTOBRE 2025 - Il vento gelido della crisi soffia con forza sul PalaRubini, portando con sé non solo la polvere delle quattro sconfitte subite nelle prime cinque uscite stagionali ma anche l'eco assordante dell'umiliazione patita dalla Pallacanestro Trieste a Venezia. Così scrive Lorenzo Gatto su "Il Piccolo": risultato e prestazione sconcertante, un 102-66 che ha lasciato tanto amaro in bocca e un interrogativo che brucia. La stagione è appena iniziata, ma il rischio di vederla sfuggire di mano è già una minaccia concreta. PILLOLE DAL TALIERCIO Una Reyer davvero poco Umana ha messo impietosamente a nudo tutti gli attuali problemi della Pallacanestro Trieste. Quaranta minuti che sono stati una lezione a senso unico, un'evidenza brutale della distanza abissale che in questo momento separa la Trieste attuale dalle squadre di vertice. Un differenziale di 36 punti, un dato di valutazione di 137-51 in favore dei lagunari, e una difesa apparsa a tratti inesistente, sono numeri che raccontano una squadra smarrita e incapace di reagire di fronte alle avversità. I problemi, tuttavia, non si limitano al campo. La polveriera biancorossa, infatti, sembra innescata su due fronti: la panchina e lo spogliatoio. IL LABIRINTO DI COACH GONZALEZ Nonostante un roster sulla carta costruito per ambire a ben altri traguardi, il tecnico spagnolo non sembra aver ancora trovato il bandolo della matassa. Le rotazioni appaiono spesso confusionarie, il gioco latita, e soprattutto manca una chiara identità tattica. Nelle sconfitte, in particolare a Venezia, la squadra ha mostrato una preoccupante mancanza di coesione, con difese perforata con facilità e un attacco statico e prevedibile, che si è spesso affidato a soluzioni individuali estemporanee. Gonzalez è in grado di dare quella scossa psicologica e tattica necessaria per risalire la china? Il tempo stringe, dopo la sfida di martedì in coppa contro l'Igokea, già fondamentale per sperare di poter restare in corsa per qualificarsi alla fase successiva arriverà domenica prossima il derby contro l'Apu Udine. E poi un inizio novembre che proporrà ai biancorossi un vero e proprio tour de force. SPOGLIATOIO DIVISO Se il campo è lo specchio dei problemi, lo spogliatoio è il ventre molle della crisi. Le indiscrezioni parlano di un ambiente pesante, in cui la presenza di personalità forti e di giocatori di caratura internazionale non si è tradotta in una solida leadership, ma piuttosto in un focolaio di incomprensioni. La chimica di squadra è il grande assente, e la mancanza di una "strada comune" mina alla base ogni tentativo di reazione. IMPERATIVO REAGIRE La Pallacanestro Trieste si trova ora a un bivio cruciale. Quattro sconfitte su cinque sono un bilancio pesante per una squadra che non può permettersi una stagione anonima. È importante intervenire, che si tratti di dare un aut aut alla panchina o di prendere misure drastiche per riportare l'ordine nello spogliatoio, l'immobilismo non è un'opzione. PROSSIMI IMPEGNI Si torna in palestra con un paio di giorni per mettere nel mirino il ritorno nella Basketball Champions League e la trasferta a Laktasi che domani pomeriggio, palla a due alle 18, vedrà i biancorossi in campo con l'Igokea. Entrambe le squadre a zero punti in classifica. Una partita che per andare a caccia del terzo posto che garantirebbe l'accesso ai play-in diventa fondamentale. Nell'altro incontro del girone, sempre domani ma alle 19, il Galatasaray ospita il Wurzburg . - Un pareggio casalingo alimenta sempre un alone di delusione. E a maggior ragione se l'alone si addensa attorno a una squadra come la Triestina impegnata in una rimonta surreale determinata a tavolino. Come scrive oggi Ciro Esposito, sembra un paradosso ma il sabato pomeriggio al Rocco invece segna due passi in avanti per questa stagione che quest'estate ha rischiato nemmeno di cominciare. Il ritorno dei tifosi, al di là di quello che può essere il supporto ai giocatori che a volte ma non sempre determina le prestazioni, è un fatto di rilievo. Numericamente l'incremento è stato di 600-700 unità rispetto all'ultima gara al Rocco vinta con il Renate ma questo conta poco. Quel che conta invece è che la cesura forte con il passato (l'interruzione dei contratti con Menta e Stella dopo la fuoriuscita del presidente Rosenzweig) della nuova gestione societaria sia stata riconosciuta da chi segue da decenni l'Unione e ha vissuto mesi di sofferenza nel non poter stare vicino alla loro squadra. L'Unione a giugno-luglio è stata a un passo dal quarto fallimento della sua storia centenaria e, pur con tutta la prudenza del caso, i nuovi americani rappresentati ora dal presidente Zelenovic lo hanno scongiurato. L'opera di risanamento è appena cominciata, così come la ricucitura del legame con il territorio. Oggi si conoscerà l'esito dei ricorso avverso alla tranche dei 13 punti di penalizzazione. Comunque vada, auspicando uno sconticino, si chiuderà un'altra finestra sul passato. Il secondo passo in avanti è quello fatto dalla squadra. Per la seconda volta in inferiorità numerica gli uomini di Marino non si sono lasciati sopraffare dall'avversario. Anzi contro la Pergolettese hanno risposto colpo su colpo. Prestazione e risultato vanno valutati nella circostanza venutasi acreare in campo dopo l'espulsione di Silvestri. Sul piano dell'organico è emerso come la difesa (oltre all'attacco) abbia troppo poche pedine da spendere. Senza Silvestro e Tonetto (indisponibili) e con Silvestri uscito dalla gara, il tecnico aveva due opzioni: togliere una punta o un centrocampista per inserire il serio ma poco esperto Kosjer o trasformare la difesa a quattro ma pagando il prezzo di far giocare due uomini e mezzo fuori ruolo. Vicario (al di là del suo valore) esterno d'attacco a fare il terzino sinistro, la mezz'ala Pedicillo sull'altro fronte e Anzolin al centro. La linea ha retto perché aiutata dalla mediana fin quando ha avuto birra e anche dalla generosità davanti di Faggioli. La sua prestazione tecnica insufficiente è anche figlia dei chilometri percorsi. Insomma i limiti sono noti e no superabili fino a gennaio, la conseguenza è che pur nella continuità di risultati mancano alcuni acuti che servirebbero come il pane per tornare sopra lo zero. Il tempo per crescere non manca e soprattutto quello impiegato in questi due mesi e mezzo di lavoro non è stato sprecato. Grazie al lavoro di Marino, dello staff e dei giocatori i tifosi possono contare su una Triestina viva anche nelle circostanze negative. Viste le vicissitudini del passato questo è un aspetto che vale tanto. La bas e per tentare una salvezza quasi impossibile ci sono, ma soprattutto si stanno mettendo i primi tasselli per capire se a partire da gennaio per la Triestina esisterà un futuro meno tribolato.
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Non è necessariamente un male che la Pro Patria non resti staccata, anzi. Perché paradossalmente, se resta a meno di nove punti dalla quint'ultima, abbassa la quota play-out. Secondo me non ha senso guardare la classifica, proprio perché non sappiamo se basta arrivare penultimi o serve molto di più. Ne dobbiamo fare una questione di punti sul campo, al netto di eventuali sconti. 25 all'andata e 30 al ritorno, per avere chance concrete. Comunque 55 o giù di lì. Chiaro che se all'andata ne facciamo 23, per dire, possiamo ancora sperare. Sotto i 20, tanto vale preparare la D.
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Vero. La gente, i tifosi, già si vedevano in finale scudetto contro Mi o Bo. Non ho visto la partita contro la Reyer ma mi rimangono impressi nella memoria i due ultimi quarti visti contro i tedeschi in cui ho esclamato tra me e me: che brutti da vedere siamo. E il gioco o la sua trama viene deciso dal coach. Forse i giocatori non hanno ancora metabolizzato quello che viene chiesto a loro di fare e quindi margini di miglioramento anche importante a parer mio ci sono. Attenderei insomma prima di vedere tutto negativo e di considerare già buttata la stagione come ho letto qui da qualche utente.
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Letto di tifosi ternani a caccia di perugini ma lo ritengo impossibile, il Perugia giocava a Pineto e per tornare a casa fa l'Adriatica per rientrare a Civitanova, sicuramente non attraversa l'Appennino fino a Roma e poi risale.
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