MONTAG Inviato 3 Agosto 2010 Segnala Inviato 3 Agosto 2010 ISLAMPUNK. Senza spazi, congiunzioni o trattini, come fosse una parola sola, un unico concetto che riesce a contenere la religione di Maometto e l’etica del movimento nato nelle periferie degradate delle grandi metropoli occidentali nel 1977. Questo è la matrice nella quale si muovono i coloriti personaggi dell’omonimo libro di Michael Muhammad Knight. Siamo a Buffalo, una città noiosa che sembra ugualmente lontana da La Mecca e dalla California (uber alles) dei Dead Kennedys, dove un gruppo di ragazzi vive in una casa che funge alternativamente da luogo di preghiera e da centro della festa. Lo sguardo affascinato dell’ultimo arrivato ci descrive il variegato nucleo di personalità che popolano il romanzo.. Tutti mussulmani di seconda o terza generazione. Tutti giovani che vivono sulla propria pelle le inevitabili contraddizioni causate dal sovrapporsi della cultura del paese d’origine con quella della nazione nella quale sono nati. Quello che colpisce ed affascina è il loro declinare quotidianamente il senso religioso con entusiasmo, criticità e una buona dose di intuito nel nome della tolleranza. Pregano e ascoltano il taqwacore, un genere che unisce tematiche islamiche alla furia iconoclasta tipica del punk, giocano e si annoiano. Non c’è niente di più pericoloso della noia per fare attecchire improvvisamente una vampata rivoluzionaria che coinvolgerà tutto questo mondo, pagina dopo pagina, fino ad arrivare ad un finale classico che sarebbe piaciuto a Kerouac. Questo libro ha il merito di riuscire a spiegare in modo coinciso e significativamente efficace i punti di contatto tra due mondi divisi da oltre mille anni di storia. Diverte per la ricchezza dei caratteri proposti e contrapposti e riesce persino a creare uno strano sottofondo musicale. In ogni pagina c’è uno stereo acceso e una canzone da ascoltare con l’immaginazione. Mentre sembra quasi di sentire i dialoghi che si sviluppano in una strana lingua contaminata da un ampio bagaglio d’espressioni arabe e dal lessico punk. Un monumento di parole per la pace e il dialogo. Cita
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