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MERCOLEDÌ 13 OTTOBRE 2021

- È il leader neppure troppo silenzioso dell'Allianz che ha cominciato con due vittorie il campionato ponendosi alle spalle della coppia di testa formata da Segafredo Bologna e Armani Milano. Come scrive oggi Lorenzo Gatto, Adrian Banks, 25 punti domenica scorsa contro Brescia, in questo inizio di stagione ha zittito gli scettici che nutrivano dubbi sulle sue capacità di essere ancora protagonista nel nostro campionato e sta viaggiando a quasi 17 punti e 5 rimbalzi di media. Numeri di per sè significativi ma che non bastano a raccontare la personalità e il carisma con cui la guardia nativa di Memphis si è inserito nel gruppo.Franco Ciani gli ha consegnato le chiavi della squadra, dall'alto della sua esperienza ha saputo assumersi la responsabilità guidando i compagni al buon inizio di stagione. «Un giocatore come Banks, in questi anni, non lo abbiamo mai avuto - le parole di capitan Cavaliero raccolte a pochi giorni dall'esordio contro Brindisi - Lui deve imparare a conoscerci, noi dobbiamo ancora scoprirlo e capire come metterlo nelle condizioni di rendere al meglio». Un percorso di conoscenza che nelle ultime settimane ha avuto una decisa accelerazione visto il modo in cui il giocatore ha saputo calarsi nella parte e prendere per mano i compagni.Il meglio di sè, qualità apprezzata nei pochi allenamenti concessi alla stampa in fase di preparazione, Banks riesce a darlo nel corso della settimana. Una sorta di radiolina sempre accesa, un vulcano di idee da condividere con lo staff tecnico e i compagni di squadra per ragionare sulla preparazione delle partite e dare consigli su come muoversi sul campo e affrontare con maggior efficacia gli avversari. Non è ancora il momento di appendere le scarpette al fatidico chiodo, ma il Banks che stiamo vedendo nelle ultime stagioni ha innata dentro di sè la leadership necessaria per restare nel mondo del basket a fine carriera e proseguire la sua esperienza come allenatore.In attesa di guardare al futuro, l'ex giocatore di Brindisi e Fortitudo ha cominciato questo campionato in maniera assolutamente convincente. Domenica scorsa è stato una spina nel fianco della Germani Brescia nell'arco dei 40 minuti ma soprattutto ha deciso la sfida nel finale leggendo con lucidità la partita, caricando di falli gli avversari e realizzando con precisione i tiri liberi (8/8 il suo dato) in una serata nella quale i compagni di squadra hanno litigato con il canestro. Era stata la ciliegina sulla torta del mercato biancorosso, si sta confermando il valore aggiunto che Mario Ghiacci e Franco Ciani avevano immaginato per la nuova Allianz. Il campionato è ancora molto lungo, per ora però una scommessa vinta

- Perché il popolo alabardato non viene allo stadio? Se lo domanda oggi Ciro Esposito sul quotidiano locale: non c'è una sola risposta a spiegare un fenomeno prevedibile ma non in questa misura e con un'epidemia in fase di controllo. I risultati non brillanti della Triestina contano ma evidentemente fino a un certo punto se la disaffezione si registra in egual misura anche in altre piazze come Padova, Piacenza e in B Vicenza, Terni ed altre. E se vogliamo aggiungere accade anche nel basket all'Allianz. Pesano il green-pass, l'assenza degli ultras ma soprattutto l'impossibilità di vivere l'evento live in libertà pur nel rispetto delle norme sanitarie. Eppure i tifosi italiani sono andati già oltre, curve comprese. Nessuno a San Siro o a Torino, dove ha giocato la Nazionale, si è sognato di sanzionare il pubblico in piedi a cantare l'inno e a incitare gli azzurri (con le mascherine indossate?) o a fermare gli assembramenti nella curva della Roma o dell'Atalanta. Ma chi segue la Triestina (anche i pochi tifosi alabardati) può testimoniare della curva di Sesto San Giovanni con pochi intimi ma tutt'altro che immobili, la gradinata Fattori dell'Euganeo con duecento ultras scatenati o anche le bandiere al Gavagnin Nocini di Verona e le persone a fare il tifo in piedi. Al Rocco, se da una parte si lascia che i supporter del Lecco tifino in libertà, l'autorità ammonisce la Triestina che il pubblico alabardato in gradinata si alza talvolta in piedi. Il virus non ha bandiere, chissà come mai le regole (pur da rispettare) non vengono applicate allo stesso modo o con lo stesso buon senso? Chissà perché non si usa lo stesso metro nei cortei che furoreggiano nelle vie cittadine di questi tempi? La risposta è intuitiva: evidentemente è troppo pericoloso e scomodo o manca la volontà.La Triestina, dopo alcune settimane di attesa, ha preso una posizione pubblica. «Da una parte i cori, le bandiere, gli striscioni, l'incitamento "spalla a spalla" verso la propria squadra del cuore - si legge in un post sulla pagina Facebook dell'Unione - . Dall'altra l'invito, per non dire l'obbligo, a rimanere composti, senza poter vivere la partita con quella normalità che stiamo dopo tanto tempo ritrovando. Anche i nostri tifosi devono poter essere #LiberiDiTifare!". Già lunedì sera il club era intervenuto sui social: «Tifoserie colorate, rumorose, numerose, compatte. Dalla Serie A alla C, assistiamo ormai da diverse settimane a questo tanto atteso ritorno alla normalità, vissuto anche al "Rocco" ad esempio nella gara con il Lecco. La partita di calcio può e deve essere vissuta come un momento di aggregazione e di svago».Il Governo ha dato lunedì l'ok all'apertura al 75% che di fatto toglie l'obbligo della distanza di un metro. È un altro passetto verso la normalità. «Noi siamo da sempre vicini ai nostri supporter - dice l'amministratore unico dell'Unione Mauro Milanese - e non possiamo che porre l'attenzione su interpretazioni disomogenee nell'applicazione delle regole che vanno rispettate. Non vediamo l'ora di ritrovare il nostro pubblico. La squadra ha bisogno del suo sostegno». L'ambiente è freddino per non dire molto critico con il club e nelle scorse settimane ha chiesto da più parti la riapertura della Furlan. «In primo luogo voglio ricordare che la Curva era aperta sia con il Trento che con il Seregno (nonostante per l'amichevole del Milan in quel settore si fossero sedute poche centinaia di spettatori ndr) - continua l'au alabardato - e questa è stata una scelta fatta dopo che gli ultras alabardati, assieme agli altri gruppi italiani, legittimamente hanno manifestato la loro diaspora verso gli stadi. Poi le scarsissime presenze in curva ci hanno indotto a chiudere il settore, la cui apertura costerebbe 3 mila euro e passa a partita, soldi che dovrebbe gettare Biasin che merita il massimo rispetto. Abbiamo dato tuttavia l'opportunità ai tifosi di avere allo stesso prezzo il posto in gradinata, da dove si vede meglio la partita. Comunque, visto che il Governo ha dato un segnale forte che va verso un ritorno alla normalità negli stadi, siamo pronti ad aprire la Furlan, per motivi organizzativi dopo questi due match ravvicinati (Fiorenzuola e Mantova ndr) e quindi in occasione della gara al Rocco con la Feralpisalò il 31 ottobre. Poi faremo le dovute valutazioni».

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