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I suntini sandrini di mercoledì 10 maggio 2023


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MERCOLEDÌ 10 MAGGIO 2023

- No, stavolta nessuna frase di circostanza e nemmeno giri di parole. Come scrive oggi Roberto Degrassi su "Il Piccolo", dopo 48 ore di riflessione la proprietà Usa della Pallacanestro Trieste, la Csg (Cotogna Sports Group) se ne esce con un comunicato che è anche la prima rivendicazione della presa di controllo effettivo della società. Dopo i programmi, stanno per arrivare le scelte. In vista cambi nella gestione della società, verrà fatta una profonda analisi di come si sarebbe potuto evitare la retrocessione, non è da escludere un ricorso in merito alla vicenda Varese con la penalizzazione prima già nata scontata da 24 punti a 16 e poi ulteriormente limata a 11.Se c'erano dubbi se la proprietà Usa, figlia di una cultura sportiva come quella americana che non contempla il concetto della retrocessione, avesse chiaro cosa significasse la serie A adesso sappiamo che sì, l'hanno capito bene. La nota, peraltro firmata Csg e quindi a nome di tutti i soci e non solo del presidente Richard de Meo, si apre con un «Siamo profondamente delusi dal risultato ottenuto sul campo dalla Pallacanestro Trieste alla fine della regular season, ma poichè il nostro progetto non è - non è mai stato - un piano di breve periodo, i nostri obiettivi e i nostri traguardi rimangono inalterati».E adesso arriva il primo passo che verrà compiuto che riguarderà la macchina organizzativa della società. «Nell'odierno (ieri, ndr) incontro tra i soci di Csg è stato deciso di accelerare i piani per attuare il miglioramento organizzativo interno del club e di continuare a costruire una solida base imprenditoriale per il futuro successo della Pallacanestro Trieste. Con il massimo rispetto per tutte le persone che sono parte del club e per il loro lavoro di questi anni, crediamo che una serie di cambiamenti porterà a ua rinascita». Finora c'erano stati solo apprezzamenti per il lavoro svolto dallo staff biancorosso, delegando con fiducia le scelte e le linee gestionali all'anima italiana e storica della Pallacanestro Trieste che ha in Mario Ghiacci il simbolo. Questa nota indica un cambio di rotta e strategia, anche se non scende nei dettagli nell'indicare ruoli e uomini. Va ricordato che per oltre due mesi Csg non si è limitata a seguire la Pallacanestro Trieste con conference call e quel paio di blitz effettuati ma ha lasciato all'Allianz Dome un uomo di fiducia, il fratello del managing director di Csg Prabhdeep Sekhon, che ha prodotto puntuali relazioni su tutto quanto ha visto nel basket italiano.La proprietà Usa annuncia anche che effettuerà «una revisione completa di quali azioni avrebbero potuto evitare questa situazione creando le condizioni affinchè un simile contesto non abbia mai a ripetersi. Altresì è da sottolineare che vi sono stati fattori esterni che hanno portato conseguenze negative alla Pallacanestro Trieste e possiamo confermare che stiamo valutando, assieme ai nostri legali, il percorso migliore per impugnare questo risultato». Anche se non viene nominata direttamente è evidentemente il riferimento al caso Varese.De Meo e gli altri soci proseguono ricordando che porteranno avanti i piani già delineati per «modernizzare, digitalizzare e in generale far progredire tutti gli elementi di performance, commerciali e operativi del club. Ciò è necessario per creare una solida base su cui poggeranno i futuri successi sportivi».Tutto questo, viene sottolineato «risponde alla volontà di raggiungere al più presto i risultati attesi da tutti: da Csg, dalle persone che lavorano ogni giorno in Pallacanestro Trieste e dai tifosi. E più che mai, abbiamo bisogno del sostegno e dell'appoggio di Trieste tutta».

- Sono passati 40 anni da quando la Triestina fu promossa in serie B vincendo un campionato trionfale e Totò De Falco con i suoi 25 gol entrò per sempre nella storia dell'Alabarda. Quattro decenni dopo, il bomber (intervistato da Antonello Rodio sul quotidiano locale odierno) confessa di non aver visto nemmeno una volta quest'anno l'Unione: ma non si tratta di disinteresse, anzi forse di troppo amore. De Falco, ce la farà la Triestina a salvarsi? «Confesso che quest'anno non ho mai visto una partita della Triestina. Mi sono ripromesso dall'inizio di non vederle e vado avanti così. Quindi non ho idee da visione diretta, anche se leggo e mi documento».Come mai questa scelta?«Perché già soffro troppo e le cose non erano state fatte per come la vedo io. Il giudizio l'avevo già dato: secondo me cambiare tutto è stato un errore madornale, troppi sconvolgimenti con tutte le conseguenze che comporta». Però poi a gennaio si è un po' raddrizzata la rotta.«Sì, i risultati sono migliorati, ma rifare una squadra a gennaio non è mai facile, soprattutto trovare gli attaccanti. Posso solo dire che quando ti trovi dentro certe situazioni, uscirne non è mai facile, come dimostra il basket: la retrocessione di Trieste mi è dispiaciuta tantissimo, sono sempre un appassionato». Ma sabato cosa può succedere? «Di tutto. Comunque la Triestina non ha niente da perdere. Anche con noi nel 2010 ai play-out il Padova aveva pareggiato in casa 0-0, poi ce ne fece tre al Rocco. Le possibilità sono intatte, forse non aver niente da perdere è quasi un bene, perché devi pensare solo a vincere. Gli altri possono gestire due risultati su tre, ma non sempre è una cosa positiva».Tra l'altro c'è sul groppone anche un'indagine per illecito sportivo. «Da questo argomento me ne tengo alla larga, l'ho vissuto sulla mia pelle e so quanto sia problematico. Con la giustizia sportiva può succedere di tutto perché al contrario di quella ordinaria, il presupposto è che sei colpevole e devi dimostrare il contrario. Ovviamente parlo in generale, del caso in questione non so nulla». A Gentilini ultimamente i tifosi rimproverano un po' troppa prudenza: chi ha ragione? «Gentilini lo conosco bene, sono certo che sa cosa fare perché ha il polso della squadra. E i risultati gli stanno dando ragione, visto che a gennaio eravamo praticamente retrocessi. Intanto non prende gol, poi magari al momento giusto se la gioca in un altro modo. Quanto alle difficoltà di fare gol, ora voglio solo sperare che si segni al momento giusto e che almeno il finale sia a lieto fine». Intanto sono passati 40 anni da quel trionfo del 1983.«Quello fra l'altro è rimasto l'ultimo campionato davvero vinto dalla Triestina, a dimostrazione che vincere non è semplice. Ma erano altri tempi, con altre regole per le promozioni. Ai miei tempi non ci sarebbero stati nemmeno gli eroi di Lucca, perché erano arrivati quinti. Al mio primo anno arrivare quinti era stata una delusione». Cosa ricorda di quella stagione magica?«Fu un anno fantastico e indimenticabile, che tutti si porteranno dietro per sempre, noi protagonisti, i tifosi, la città. Una squadra rimasta nei sogni dei triestini. Poi, con tutto il rispetto per gli altri che ovviamente sono stati fondamentali, rimane sempre la Triestina di Ascagni e De Falco, perché nel tempo rimangono in testa sempre gli attaccanti. Spero che prima o poi un campionato l'Unione torni a vincerlo. E c'è un'altra cosa da dire a riguardo».Quale? «Beato chi ha avuto la fortuna di averla vissuta quell'epoca, perché i giovani fanno fatica a capirlo cos'era Trieste in quegli anni, con 20mila ogni domenica al Grezar. Per fortuna ci sono i filmati, altrimenti non ci crederebbero. Una squadra spettacolo che trascinava la gente». Perché non si è più vinto un campionato? «Io dico che il problema principale è che la Triestina non ha strutture. Quarant'anni dopo siamo sempre allo stesso argomento: ce l'hanno tutti in città i campi di allenamento, ma non ce l'ha la squadra della città. La Triestina ha bisogno di un centro dove mettere le basi, questa è una pecca che prima o poi andrà risolta».

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