SandroWeb Posted February 6, 2024 Report Posted February 6, 2024 MARTEDÌ 6 FEBBRAIO 2024 - La porta girevole della casa alabardata si apre a Roberto Bordin dopo l'uscita repentina di Attilio Tesser. La società dunque ha scelto, anzi ha scommesso, e anche in fretta. Una fretta che, come scrive oggi Ciro Esposito, ha sorpreso tutti per i modi e i tempi ma la velocità nella selezione del casting induce al sospetto che il GM Alex Menta avesse pensato all'operazione prima di domenica. Toccherà dunque all'ex centrale difensivo (del Napoli ma anche della Triestina) e ex ct della nazionale Moldava (e tecnico per poche gare dell'Unione)capire cosa si sia inceppato in una squadra che fino a un mese e mezzo fa andava forte. Quella squadra elogiata da critica e tifosi era stata forgiata, con l'handicap di una partenza ritardata per le tempistiche del passaggio di proprietà del club, da Attilio Tesser l'allenatore più esperto e vincente nella categoria negli ultimi quindici anni. Bordin, che invece da head coach non ha mai frequentato la C, dovrà cercare di fare meglio. Il contratto sottoscritto ieri mattina si concluderà il 30 giugno con l'opzione in caso di promozione in serie B. Prima di pensare a questo obiettivo tuttavia il nuovo tecnico si troverà di fronte a una situazione di non semplice gestione. Sul piano tecnico e dei risultati questa Triestina, ha segnato tanto, è terza in classifica e con un ruolino di marcia rallentato solo nell'ultimo mese. Ha un discreto vantaggio sulla quarta e un distacco quasi incolmabile dal primo posto occupato dal Mantova. Certo il calo di risultati (13 punti in 9 gare) è cominciato a dicembre ma solo le due ultime prestazioni degli alabardati sono state mediocri. Dopo una vittoria (a Vercelli), un pari con la Pergolettese e una sconfitta è evento raro che si consumi un esonero. A Tesser è successo e raccogliere la sua eredità per Bordin non sarà uno scherzo. Il tecnico di Montebelluna è legato a Trieste da un rapporto speciale coltivato negli anni. E la reazione dell'ambiente alla sua cacciata si è fatto sentire. Le conseguenze si misureranno presto nonostante Bordin abbia tutto il diritto di lavorare in pace. Molti si chiedono il perché della decisione di sbarazzarsi del rapporto con un tecnico ingaggiato proprio per la sua esperienza, il palmares e per la sua relazione con Trieste. Quell'ondata di entusiasmo che aveva ricevuto il presidente Rosenzweig dal popolo alabardato era anche figlia della scelta azzeccata, per una società nuova e di proprietà straniera, di indicare Tesser come punto di riferimento della serietà del progetto in generale e di quello tecnico (assieme ad Alex Menta). Senza quel nume tutelare ogni mossa da adesso in poi sarà misurata dall'ambiente con il bilancino. Senza dubbio la società avrà ben soppesato questo aspetto e fornirà le sue motivazioni di una scelta tanto netta e collocata a ridosso di una trasferta problematica come quella sul campo della capolista e poi un turno infrasettimanale. Sul piano dei risultati e delle prestazioni molto dipende ovviamente dai giocatori. L'organico è di livello ma sul mercato non si può più intervenire e i ruoli sono stati ritagliati sulle esigenz e tattiche (non di uomini) di Tesser. Alcuni deficit evidenziati dal campo (i centrali non veloci, i terzini più adatti alla fase di spinta che di copertura, centrocampo con pochi interditori, attacco senza un sostituto di Lescano e poco efficace nel gioco aereo) non sono stati risolti. C'è poi il fatto che alcune delle pedine di maggior talento e in particolare Correia e D'Urso (oltre a Lescano e Vallocchia) sono in un momento poco brillante. L'arrivo di Bordin, come quasi sempre capita, potrà dare una scossa e magari il mister farà qualche accorgimento tattico rispetto al modulo adottato in modo rigido da Tesser. Le nuove idee potranno funzionare solo grazie alla disponibilità dei giocatori. Se non hanno stimoli sufficienti come si è visto in queste ultime partite tutto sarà inutile. Ad ogni modo la vicenda con tutte le sue sfumature ancora non chiarissime rappresenta una frenata (o scivolata) a quel percorso di crescita enunciato e ribadito qualche giorno fa dal presidente Ben Rosenzweig e anche all'esigenza di preservare la sostenibilità economica. Le divergenze di certe valutazioni tra Tesser e la direzione tecnica con le conseguenze sul mercato di gennaio, la separazione con il tecnico, una comunicazione della decisione affidata a una dichiarazione poco intellegibile e interpretata dai più come poco rispettosa nei confronti del tecnico uscente, minano quell'unità che si stava creando per far crescere l'Unione. Nella vita c'è sempre tempo per rimediare imparando dagli errori. Basta esserne consapevoli. - Lasciamo perdere gli algoritmi, l'incrollabile fiducia in catartici play-off e le stucchevoli dichiarazioni di dopogara nelle quali manca l'unica parola sensata da pronunciare e cioè «Scusateci». Lasciamo perdere un allenatore che forse non crede nemmeno più lui in quello che sostiene o una squadra che incassa passivamente tre umiliazioni in un mese senza reagire o una società che non pare rendersi conto di uno scollamento ormai profondo con la tifoseria. Come scrive oggi Roberto Degrassi, stiamo ai fatti. Erano cinque le squadre sulla carta più solide del girone rosso, con Trieste e Udine su tutte. Nessuno aveva dubbi su questo, la scorsa estate. Ebbene, alla fine della prima fase la Pallacanestro Trieste è l'ultima del quintetto. Ha due punti di distacco da Udine e Verona terze ma in realtà per rimontarle dovrebbe vincere due incontri in più visto che il saldo canestri è negativo con entrambe. Negli scontri diretti con le grandi del girone infatti la squadra di Jamion Christian ha reso il saldo canestri a tutte. Non ha saputo difendere neanche il +17 con Forlì, ammesso che potesse ancora servire. Proseguiamo con i fatti. Nelle ultime quattro partite Trieste subisce una media superiore ai 90 punti. Li ha incassati persino da Chiusi, ultima. Gm e coach hanno obiettato: «Dobbiamo tornare a essere la difesa che eravamo». Sicuro. Ma come lo si fa? Il mantra del «Torniamo a lavorare» ormai è improponibile, viene ripetuto da settimane però il responso della domenica è lo stesso: squadra in caduta. E allora non sarà che in settimana si lavora male? Non sarà che ci si ostina a dare a un gruppo un'identità sbagliata? Non sarà che prima di professare fiducia nei play-off bisognerebbe mettersi in discussione? L'allenatore è davvero convinto che il lavoro che ha impostato possa portare la squadra da qualche parte? Il gm è davvero convinto che un coach senza esperienze di team senior nè di formazioni europee possa essere l'uomo giusto per vincere la A2 italiana? Otto sconfitte nella prima fase per una Trieste partita da favorita la raccontano altrimenti. Un blocco di 22 partite è sufficiente per dare risposte. E bocciature. Infatti c'è anche un punto nel quale le responsabilità dell'allenatore lasciano il posto anche a quelle dei giocatori. Il rendimento di alcuni è insoddisfacente e c'è chi in questa squadra doveva avere ruoli cardine. Ariel Filloy, ad esempio. Doveva essere l'uomo dell'ultimo tiro, il valore aggiunto. Sta tirando con percentuali pessime e non è un leader in campo. Da Ferrero poco o nulla finora. Il minutaggio aumentato dall'assenza di Reyes non sposta il rendimento complessivo di Campogrande. L'involuzione più preoccupante dell'ultimo mese però è quella di Candussi. Colpendo di gancio o semigancio era stato uno dei segreti della lunga striscia vincente. Adesso invece è tornato a tirare quasi esclusivamente da tre punti (male, per giunta), lasciando la lotta sotto ai tabelloni al solo granitico Vildera. Se è un dettame tattico, male: colpa di chi lo ha deciso. Se il centro segue invece il suo istinto, male comunque perchè non dà quello che servi rebbe. Trieste affronta la fase a orologio da quinta con larghissime probabilità di rimanere tale. Rimontare è quasi proibitivo, subire sorpassi impossibile. Alle prossime dieci partite, nella speranza di inserire presto Reyes, va dato un senso. Il rischio concreto è che il PalaTrieste si svuoti sempre più. Sugli spalti non ci vanno gli algoritmi, sarà il caso di tenerlo presente. Quote
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