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SABATO 8 NOVEMBRE 2025 - Un avvio di stagione in sordina, che gli è servito per conoscere e scoprire, giorno dopo giorno, la nuova realtà in cui si era calato, poi l'esplosione sul parquet. Un impatto forte e decisivo che gli regala la vetrina di un campionato che sta cominciando a scoprirlo. Come scrive Lorenzo Gatto oggi su "Il Piccolo", Jahmi'us Ramsey vuole lasciare un'impronta su questa serie A, grinta e carattere al servizio di una squadra che sul talento del giocatore texano punta per disputare una grande stagione. Cinque giornate gli sono bastate per conquistare, con oltre 20 punti di media a partita, il titolo di capocannoniere. Nel corso dell'estate, il gm Mike Arcieri aveva parlato di un giocatore potenzialmente in grado di conquistare il titolo di mvp del campionato. Il percorso è appena iniziato ma la strada intrapresa sembra essere quella giusta. È arrivato a Trieste dopo essere stato scelto al Draft Nba e aver giocato con i Sacramento Kings e i Toronto Raptors. Ramsey, cosa l'ha spinta ad accettare l'offerta della Pallacanestro Trieste e quali sono state le sue prime impressioni sul basket italiano? «Direi che la mia decisione è arrivata soprattutto dopo averci riflettuto e pregato molto. Anche Mike ha avuto un ruolo importante nella mia scelta, parlando con me e spiegandomi tante cose. La mia prima impressione è ottima: Trieste è una città bellissima, il pane, i formaggi e la pasta sono i migliori che abbia mai mangiato, e i tifosi sono fantastici. Quando cammino per strada tutti sono gentili, e in palestra l'atmosfera è pazzesca. È davvero bello». Conosceva già qualcosa della Lega italiana prima di arrivare? «A dire la verità, non molto. Sapevo solo quello che mi avevano raccontato i miei agenti. Sapevo che è un campionato di buon livello e che avremmo giocato anche in BCL. È la prima volta che mi capita di partecipare a due competizioni diverse nello stesso tempo, ma mi piace: il livello è alto e la competizione stimolante». Come si trova con il sistema di gioco e il playbook di coach Gonzalez? Quali differenze ha notato rispetto al basket americano? «È molto diverso, per me è come il giorno e la notte. Ma tutto sta nell'adattarsi, e sto imparando ogni giorno di più». Ha segnato 34 punti contro Treviso e 26 contro Igokea. Rispetto all'inizio sembra più sicuro e coinvolto nel gioco della squadra. Cosa è cambiato? «Non credo sia cambiato molto, forse semplicemente sto entrando nel mio ritmo. Mi sento più a mio agio e voglio continuare su questa strada». Trieste sembra aver trovato il suo equilibrio, con diverse vittorie importanti. Secondo lei quali fattori hanno contribuito alla crescita della squadra? «Penso che il gruppo si stia unendo davvero. La chimica di squadra e la comunicazione sono migliorate molto, e questo fa la differenza. Direi che sono questi gli aspetti principali». È conosciuto per la sua capacità di segnare e per il tiro da tre. Non a caso, dopo cinque giornate, è il capocannoniere della serie A ed è tra i migliori tiratori del campionato. Parlando di obiettivi personali, cosa si è prefissato per questa stagione? «Preferisco non entrare nei dettagli. Voglio solo giocare per dare gloria al mio Signore e Salvatore, Gesù Cristo. Scendo in campo per onorarlo, e so che Lui mi eleverà al momento giusto. Tutto ciò che faccio, lo faccio per Lui». Parliamo degli obiettivi della squadra. Dove pensa possa arrivare la Pallacanestro Trieste a fine stagione? «Credo che possiamo vincere dei titoli. Tutti. È la mia opinione personale, ovviamente poi dobbiamo dimostrarlo sul campo, ma questo è il nostro obiettivo». Com'è la sua vita a Trieste fuori dal campo? Ha avuto modo di conoscere un po' la città, i suoi luoghi e la sua gente? «Un po', sì. Non esco spesso, ma quando lo faccio mi piace passeggiare sul lungomare, è stupendo, mi fa davvero riflettere sulla bellezza della creazione di Dio. C'è anche un locale dove fanno dei burger fantastici… di fronte all'Eataly, se non sbaglio». Ha parlato del formaggio, della pasta… insomma, si sta trovando bene anche con il cibo italiano? «Tutto ottimo. Anche in America si mangia bene, ma qui… davvero "fire", come diciamo noi. Markel mi ha fatto scoprire dei posti incredibili». I tifosi di Trieste sono noti per la loro passione. Che impressione le hanno fatto e quanto conta per voi il loro supporto? «I tifosi sono davvero fondamentali. Ci danno energia prima e durante le partite; quando fai una bella giocata, impazziscono! Sono sempre presenti e ci sostengono anche dopo le gare. Direi che sono unici, nel senso migliore del termine». - Per un Silvestro in più, un Silvestri in meno. Come scrive Antonello Rodio oggi, sembra quasi un gioco di parole e invece sono i continui guai con i quali deve vedersela la Triestina, che come noto soprattutto in certi ruoli cruciali (attaccante e difensore centrale) continua a ritrovarsi con una coperta corta di fronte alla quale Tesser deve inventarsi soluzioni di emergenza. Il che non porta certamente serenità alla vigilia della delicata trasferta di domani contro la Pro Vercelli di Santoni (inizio alle 14.30), una gara nella quale l'Unione deve assolutamente tornare a fare punti per tenere accesa la fiammella della speranza di una risalita. La buona notizia è che Alessandro Silvestro, dopo la bella mezz'ora giocata contro il Brescia al rientro dopo l'infortunio, ormai è a pieno regime e torna probabilmente a essere disponibile fin dal primo minuto. Una risorsa preziosa per la fascia destra, visto che nelle ultime due partite in quel ruolo hanno dovuto adattarsi prima Moises e dopo il mancino Anzolin. La brutta notizia però è che si è fermato Tommaso Silvestri, l'indiscusso leader della difesa alabardata che con la sua esperienza guida i movimenti dell'intero reparto arretrato. Il giocatore ha accusato un risentimento muscolare ancora da valutare: sembra nulla di grave, ma di sicuro non ci sarà domani e bisognerà vedere dopo ulteriori accertamenti se dovrà saltare qualche altra partita. Un'altra tegola quindi per la formazione alabardata, che continua a dover fare a meno anche di Vertainen, oltre che di Louati e Tonetto. Come sopperire a questa pesante assenza? In realtà due partite fa, alla prima gara del suo ritorno in panchina, Tesser aveva già dovuto fare a meno di Silvestri che era squalificato, anzi in quell'occasione non c'era nemmeno Silvestro ancora infortunato. La partita con le Dolomiti può essere quindi un'indicazione su una delle possibili soluzioni: in quell'occasione era stato Anzolin ad affiancare Moretti al centro della difesa alabardata, con Moises a destra e D'Amore a sinistra. Ma ora Silvestro è disponibile e quindi dovrebbe partire proprio lui a destra. C'è sempre poi l'opzione di schierare il giovane Kosjier accanto a Moretti, cosa che permetterebbe ad Anzolin di restare libero per il più naturale ruolo di terzino, ma è una soluzione che al momento non sembra la principale sul piatto. Per il resto non ci dovrebbero essere grandi novità. A centrocampo il terzetto dovrebbe essere sempre formato da Crnigoj, Jonsson e Ionita, mentre in attacco restano due opzioni: quella vista nelle ultime due gare con Gunduz e D'Urso alle spalle di Faggioli (o Kljajic), ma c'è sempre in ballo anche il possibile ritorno alle due punte con un solo trequartista a supportare la coppia Faggioli-Kljajic. Di certo l'Unione non può permettersi il terzo ko consecutivo e in qualche maniera dovrà trovare le risorse per tornare a far gol e a far punti.
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https://www.gazzetta.it/Nba/07-11-2025/football-business-forum-l-ad-george-aivazoglou-illustra-il-progetto-nba-europe.shtml
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Concordo....l'idea che mi son fatto io è che in Italia ci sia una sorta di casta o codice d'onore per cui il giovane "deve" fare la gavetta. Questo modus operandi fa sì che gli allenatori siano reticenti a schierare i giovani, per non creare casini negli spogliatoi e le insurrezioni degli elementi anziani. E' solo un'ipotesi eh, ma per certe dinamiche che vedo in Italia la considero possibile.
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