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I suntini sandrini di giovedì 27 maggio 2021


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GIOVEDÌ 27 MAGGIO 2021

- Non hanno lasciato il segno a Trieste, coinvolti nella peggior stagione biancorossa nella massima serie, sono stati capaci di togliersi importanti soddisfazioni in uscita dall'Italia. Come scrive Lorenzo Gatto oggi su "Il Piccolo", Kodi Justice, Akil Mitchell e Derek Cooke protagonisti di un annata convincente lontano dal parquet dell'Allianz Dome. Questione di feeling, cantava Mina, di un rapporto mai veramente sbocciato in un campionato nel quale nessuno è riuscito a esprimere per intero il suo potenziale. E' bastato, evidentemente, cambiare aria per cercare nuovi stimoli, motivazioni e le necessarie sicurezze. Kodi Justice, con la maglia dello Zadar, ha vinto a febbraio la coppa di Croazia, Akil Mitchell sta incantando in Israele dove, impiegato nel suo ruolo di ala forte, si sta confermando tra i numeri quattro più efficaci del campionato. Quasi 17 punti di media a partita con la maglia del Maccabi Rishon LeZion e un ultima partita contro l'Hapoel Tel Aviv nel quale ha segnato 25 punti con 10 rimbalzi e 5 assist a completare una prova che gli è valso un significativo 47 di valutazione. L'ultima soddisfazione in ordine di tempo è arrivata per Derek Cooke, il centro nativo di Washington che dopo aver iniziato la stagione con gli Hamilton Honey Badgers nella Canadian Basketball League a gennaio è approdato nel campionato bielorusso. Nei giorni scorsi, dopo mesi tra stagione regolare e play-off, il suo Tsmoki Minsk ha chiuso la serie di finale contro il Borisfen imponendosi 3-1 e portando a casa il titolo nazionale. Il sorriso contagioso di Derek ha illuminato il cammino di una squadra nella quale la sua fisicità ha certamente fatto la differenza. Tre giocatori simbolo di stagioni nelle quali Trieste, eccezion fatta per la conferma di Peric tra primo e secondo anno, non è mai riuscita a dare continuità al progetto tecnico legato ai suoi stranieri. Nel primo torneo di serie A1, più per questioni economiche che tecniche, l'allora Alma rinunciò a Wright (finito in Polonia) e Mosley (Partizan Belgrado) e lascio' partire Sanders (destinazione Turchia) e Knox (Trento). Lo scorso anno repulisti generale che ha coinvolto anche chi, come Hickman e Washington, arrivarono in corso d'opera, quest'anno per Udanoh prima e Doyle, Henry e Upson poi dovrebbe arrivare una ulteriore bocciatura. L'Allianz ripartirà da Grazulis nel contesto di un mercato nel quale le scelte degli italiani e l'idea di gioco di Franco Ciani detterà le scelte.

- Totò De Falco non è mai banale. Dopo l'eliminazione della Triestina, l'ex bomber con l'alabarda nel cuore afferma che per superare il momento critico nei rapporti società-tifosi servirebbe l'intervento diretto di Biasin, mentre per far decollare l'Unione non è necessario un nuovo diesse, per quel ruolo va bene Milanese, ma un'altra figura in organico. De Falco, che sensazione è stata veder uscire subito la Triestina e il Cesena? «Ero un po' preoccupato visto che si profilava un Triestina-Cesena, invece così mi hanno tolto dall'imbarazzo. A parte gli scherzi e a parte che ovviamente avrei tifato Unione, sono rimasto avvilito e dispiaciuto per la Triestina: uscire così non me l'aspettavo».È stata proprio una sorpresa?«Avevo sentito dire in settimana che non si sarebbe giocato per il pareggio perché il rischio sarebbe stato enorme, invece vista la formazione e poi la prestazione, il rammarico è che la Triestina non se l'è giocata proprio. Certo non mi sembrava una squadra da poter vincere il campionato». Aveva già intravisto molti difetti? «Sì, l'avevo detto a inizio stagione. E dopo due giornate avevo anche detto di tenere d'occhio Modena e Matelica. Il problema è che ora nell'ambiente alabardato vedo un'aria che non fa bene a nessuno, una sorta di tutti contro tutti. Spero che tutti facciano un passo indietro per il bene della Triestina». Si riferisce alle polemiche fra tifosi e società? «Intanto io non ho letto critiche a Biasin. Anzi la tifoseria giustamente osanna la società e ringrazia sempre lui e Milanese. Altra cosa sono le critiche alla gestione sportiva che fanno parte di chi come mestiere fa il tecnico o il direttore sportivo. In questa veste, le critiche a Mauro fanno parte del calcio e vanno accettate. Ma non le offese personali, quelle non vanno mai bene». Le critiche sono giuste?«È normale ci siano quando i risultati non vengono. Ci sono anche a Cesena ora, perché in piazze che hanno visto un certo calcio, fare due stagioni dove si arriva sesti o settimi, a 20 punti dalla vetta e si va fuori subito ai play-off, significa fare campionati fallimentari. La delusione dei tifosi è comprensibile. E io so bene quanto è difficile vincere e quanto lo è fare il diesse, soprattutto dove sei cresciuto e dove vivi».Cosa si aspetta adesso? «In questo momento, da tifoso mi sarei aspettato un intervento di Biasin: le parole del proprietario in persona, e non per sentito dire, che spieghi alla città cosa pensa di quanto fatto e cosa pensa di fare in futuro. Lui è l'unico che ora può rasserenare tutti. Una proprietà poi ovviamente si circonda dei suoi uomini, non c'è niente di male, ma detto dal presidente stesso sarebbe diverso, altrimenti i tifosi avranno sempre dubbi. E poi conta quello che è giusto per Biasin, non per la gente, non si prendono decisioni secondo l'umore della gente. Altrimenti ripartire cosi diventa difficile, l'ho provato sulla mia pelle: a Cesena una volta diedi le dimissioni perché non ero più sereno, e se non si è sereni si sbaglia».Ma cosa manca alla Triestina per diventare grande?«Non un diesse, perché Milanese ha le conoscenze per farlo e negli anni ha portato a Trieste anche bei giocatori. Quello che manca è una figura di grande personalità per la gestione quotidiana, che si raccordi fra società, staff tecnico e giocatori. E che vada bene a Mauro, ovviamente. Pemesso che ho grande stima per Pillon e credo sia l'allenatore giusto da cui ripartire, serve una figura che con le buone e con i giusti rapporti che dovrebbe avere con il mister, avrebbe fatto notare che quella non era la formazione ideale per giocare con la Virtus».

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