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I suntini sandrini di lunedì 13 febbraio 2023


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LUNEDÌ 13 FEBBRAIO 2023

- Sperava in un dopopartita diverso, Marco Legovich. Il dopopartita di Casale Monferrato ricorda invece quello di Verona. Come scrive Roberto Degrassi oggi, Una prova insufficiente senza apparenti perchè. Cos'è successo per perdere la strada costruita in cinque partite (quattro vittorie e la decorosa resa a Milano all'Allianz Dome)? Il coach della Pallacanestro Trieste analizza: «Abbiamo giocato troppo poco di squadra per opporre una resistenza credibile, non abbiamo espreesso qualità nel gioco e credo non ci siano mai state due difese di fila per riuscire a mettere un granello di sabbia negli ingranaggio di Ramondino. Adesso ci attende una pausa che sarà di lavoro. Qualche giorno per tirare il fiato e poi torneremo in palestra per migliorare alcune situazioni. Non posso dirmi soddisfatto, i prossimi giorni saranno anche l'occasione per colloqui individuali, dobbiamo essere convinti. Onore ai meriti di Tortona ma avremmo dovuto essere più presenti mentalmente e tecnicamente».Non si è vista la squadra che domenica scorsa ha concesso a Milano solamente 65 punti. «Non è stato sufficiente il nostro atteggiamento per battere Tortona, abbiamo subìto sin dall'inizio, non siamo mai entrati in ritmo». Per mascherare l'assenza di Macura la Bertram ha iniziato con tre lunghi. Una mossa che vi ha spiazzato. «Un po' in realtà ce l'aspettavamo perchè le voci sull'assenza di Harper e Macura giravano da giorni ma credo che più che errori tattici a penalizzarci sia stato proprio il nostro atteggiamento».Da un Marco all'altro. Coach Ramondino è inevitabilmente «contento di questa vittoria, i giocatori sono stati bravi a trovare le giuste soluzioni. Bravi a girare a nostro vantaggio quelli che potevano essere problemi, ci siamo adattati a diversi assetti, prima con un quintetto grande e poi con esterni bassi. Il sistema corale, quando funziona, aiuta. Per vincere abbiamo speso tanto. Ho chiesto ai miei uno sforzo fisico, non abbiamo pensato alle Final Eight di Coppa Italia che iniziano giovedì. Non esiste una partita più importante di un'altra».Ramondino conclude con una riflessione sulla mossa dei tre lunghi nello starting five. «Un mese e mezzo fa abbiamo affrontato Treviso che si era presentata priva di tre pedine e ha giocato meglio di noi. Ci sono situazioni in cui non si danno agli avversari punti di riferimento. Può darsi che Trieste sia rimasta disorientata dal nostro quintetto ma come contro la Virtus Bologna io ho chiesto ai miei giocatori di iniziare forte per evitare ai biancorossi di prendere le contromisure. Se il nostro fosse stato un inizio diesel sarebbe stato facile per Trieste leggere la nostra masse e adattarsi. Non potevamo permettercelo»

- La vittoria esterna in casa Triestina mancava da quasi un anno. Come scrive Ciro Esposito su "Il Piccolo", un anno nel quale in casa alabardata è successo di tutto e continua a succedere. Un tanto basta per capire come il successo di misura nello stadio gioiellino di Zanica abbia un valore a prescindere dagli esiti contingenti di questo campionato. E poi finora la Triestina lontano dal Rocco aveva raccolto 3 punti nella gestione Bonatti, niente con Pavanel (8 sconfitte di fila) e ora 4 con l'arrivo di Gentilini. Il mezzo sorriso giunto nel bergamasco deve dare morale e speranza all'ambiente alabardato ma non cancella le difficoltà esistenti per una rimonta verso la zona play-out da realizzare in undici giornate. Per non cadere in tentazioni o illusioni nefaste è bene comprendere come mister Gentilini ha i suoi meriti ma non è un mago. Il tecnico ha scelto di utilizzare un assetto più coperto senza abbassare troppo la squadra per poi ripartire in contropiede. In fondo si tratta di un'ottima evoluzione di quello che aveva impostato Bonatti quest'estate. Ma non si può non sottolineare come Pavanel, che va ringraziato, abbia lasciato al suo successore un gruppo atleticamente abbastanza in salute e come soprattutto, assieme al dg Romairone, abbia suggerito di portare a Trieste (in due fasi) alcuni tasselli indispensabili per forgiare una squadra più solida e in grado di tenere il campo in terza serie andando a rimediare in parte gli handicap della rivoluzione estiva. I centrali di difesa, un mediano di interdizione ma non solo (Celeghin), un trequartista mobile e disposto al sacrificio (Tavernelli), un punta che verticalizza com Mbakogu hanno il loro peso nel nuovo scacchiere alabardato. I giocatori nel calcio fanno la differenza mentre gli allenatori devono gestire al meglio quello che hanno. Gentilini, che ha parecchio di più nella rosa a sua disposizione, ha portato certamente quella leggerezza che fa parte del suo bagaglio naturale e anche di chi in fondo ha poco o quasi niente da perdere. Ad ogni modo i segnali arrivati nelle ultime partite sono quelli di una squadra ancora ben viva e che può lottare fino in fondo per evitare, anche in extremis, l'onta della discesa in D. Nella trasferta di sabato l'Unione ha avuto quel pizzico di fortuna che finora era mancato ed è stata brava a sfruttare la giornata un po' svagata dell'allegra brigata di Biava. Insomma non c'è da farsi prendere dagli entusiasmi ma nelle ultime tre partite (era affiorato anche in precedenza con il Pordenone e contro il Novara) la Triestina ha dimostrato di essere competitiva. Poi vittorie e sconfitte sono determinate dagli episodi a maggior ragione quando una squadra, come appunto l'Unione, non è in grado di creare più di 3-4 palle gol a partita. Compattezza e fiducia tuttavia sono state trovate ma necessitano di continuità per incidire. Il campionato è equilibrato la Triestina deve saper sfruttare il buon vento che comincia a spirare alle sue spalle. L'Unione ha rosicchiato qualcosa a quelle che stanno davanti e ha il compito di assottigliare ancora il gap prima del rush finale con tre scontri diretti. Se riuscisse a limitare i danni all'Euganeo e poi battere la Juve al Rocco quasi certamente potrebbe contare su un tifo ritrovato che può diventare decisivo per la salvezza. Confidando che i vertici societari non creino (volontariamente o meno) degli ostacoli a un percorso di cui si vede un albore

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