I suntini sandrini di domenica 11 giugno 2023

[SandroWeb]

DOMENICA 11 GIUGNO 2023

- Oltre a Pavanel (nella stagione 2018/19), dal ritorno in serie C della Triestina solo Cristian Bucchi (intervistato da Antonello Rodio su "Il Piccolo") è rimasto una stagione intera, dalla prima all'ultima giornata, sulla panchina alabardata. È avvenuto nel campionato 2021/22, e avrebbe pure proseguito senza la scomparsa di Biasin. Ma il tecnico che quest'anno era all'Ascoli (dove dopo il rinnovo avvenuto prima di Natale, è stato esonerato a inizio febbraio), ha continuato ad avere un occhio di riguardo per le avventure dell'Unione.

Bucchi, ha seguito le vicende della Triestina?

«Sì, con grande interesse, anche attraverso amici e persone con cui sono rimasto in contatto. A Trieste sono molto legato, perché sono stato veramente bene e sono stato accolto in maniera incredibile. Non sarei mai andato via, purtroppo la scomparsa di Biasin ha cambiato tutto».

Che impressione ha ricavato su questa stagione?

«Purtroppo a volte le annate si incastrano e va tutto bene, in altre sembra tutto giri nel verso sbagliato. Così è stato a Trieste, nonostante l'entusiasmo iniziale e la nuova proprietà. Sin dalle prime partite qualcosa è andato storto, poi entri in un loop negativo da cui purtroppo non riesci a uscire».

Cosa non ha funzionato?

«Per me la squadra è stata sempre di valore, con giocatori bravi, ma probabilmente non sono mai diventati davvero una squadra, o comunque non sono riusciti a farlo con continuità. Per fortuna alla fine si è trovata una buona quadratura ed è stata raggiunta una salvezza soffertissima, tirata per i capelli all'ultimo istante. Una salvezza determinante per programmare bene il futuro».

Una salvezza miracolosa che però, a quanto pare, non varrà a Gentilini la conferma.

«Io su questo sono di parte, Augusto è mio amico, lo conosco da tanti anni. Ha fatto un grande lavoro, non solo perché ha salvato la squadra partendo da una situazione difficile, ma perché ha portato quella semplicità e quella serenità che questo gruppo cercava e di cui aveva bisogno. È stato davvero bravo, lui e i ragazzi, entrare a stagione in corso non è facile. Non so ora cosa accadrà, ma sono stato davvero contento di vederlo trainare la Triestina alla salvezza».

A inizio stagione può aver pesato invece ila scelta di rivoluzionare tutto?

«Legittimamente la società ha scelto di chiudere con il passato, credo sia rimasto il solo Crimi tra i tanti che erano sotto contratto. Si è deciso di ripartire da zero per creare una propria identità, ma non è facile mettere insieme venti e passa giocatori e far incastrare tutto».

Della sua esperienza a Trieste, il rimpianto più grande resta Palermo?

«Ci fu il rimpianto a caldo per quella partita davvero maledetta per quante ne successero, perché proprio in quella partita si era capito quanto quel gruppo si fosse consolidato. Sarebbe stato bello ripartire da quel gruppo e mettere qualche giocatore più fresco su una rosa un po' datata: ci saremmo potuti giocare qualcosa di importante. Poi tutto è precipitato per la prematura morte di Biasin, e questo resta il rammarico più grande per quel progetto che era molto valido».

Senza la scomparsa di Biasin, sarebbe rimasto a Trieste?

«Sarei rimasto sicuramente, avevo già parlato con Milanese. Certo, furono commessi errori anche da parte mia in quella stagione, ma non conoscevo ambiente e squadra, non allenavo in serie C da qualche anno. Forte di quell'esperienza, c'erano tutte le componenti affinché si procedesse insieme».

E su questi pazzi play-off di serie C cosa dice?

«Ci siamo passati con la Triestina lo scorso anno: basta un episodio a spostare gli equilibri. Il Cesena era padrone all'andata, poteva fare il 3-0 e poi ha preso il gol che ha tenuto in vita il Lecco, che al ritorno ha giocato con tranquillità e con un pizzico di fortuna ha vinto. Incredibile anche il Foggia, che si è specializzato in gol nel finale. E così, due delle meno attese si giocheranno la serie B».