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I suntini sandrini di martedì 15 agosto 2023


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MARTEDÌ 15 AGOSTO 2023

- «Finalmente, è la prima volta che passeggio in questa piazza». Jamion Christian, nuovo allenatore statunitense della Pallacanestro Trieste, si svela nella bella intervista di oggi di Roberto Degrassi su "Il Piccolo" e sorride con la spontaneità e la curiosità di un ragazzino mentre il fotografo Francesco Bruni lo porta a posare per qualche scatto in mezzo a piazza dell'Unità d'Italia.
 
Scusi coach, ma nei suoi primi tre giorni triestini dov'è stato? «Chiuso in ufficio con il mio nuovo staff...»
È arrivato in una città che ama visceralmente il basket. Se n'è già reso conto? "Una delle ragioni che mi hanno spinto a scegliere Trieste è stata proprio la passione. Mi hanno convinto alcuni fattori: la fiducia in Michael Arcieri che avevo conosciuto registrando il mio podcast "Last Call" e nella proprietà Usa di Cotogna Sports Group, la storia di questa città, la voglia di ripetere i successi del passato".
 
Il claim della campagna abbonamenti è "Re-birth". Rinascita, dopo la delusione della retrocessione. L'avverte questa responsabilità? "Sì, da subito. Con il gm abbiamo condiviso la voglia di costruire una squadra che possa avere successo in questa stagione ma che rappresenti anche le fondamenta per il futuro. Dalla retrocessione si riparte". Proprietà, gm e coach statunitensi. Come coesisteranno l'anima Usa e la serie A2 italiana? "Premetto che sono affiancato da uno staff tecnico che ha esperienza di A2, questo non è un salto nel buio. Non penso a due anime separate, mentalità americana ed europea si integreranno".
 
Questa per lei è una doppia svolta. Prima esperienza da coach in Europa e prima volta alla guida di un team "senior" dopo una lunga esperienza nelle Università. Come l'affronta? "Nel corso della mia carriera ho allenato oltre 25 giocatori che sono diventati professionisti in Europa o nella Nba, porto quell'esperienza e so che avrò con me atleti che sanno capire e risolvere i problemi. Ho la fortuna di avere tanti leader naturali". Restiamo su questo tema. Viene descritto come un coach che dà molta importanza al dialogo. Un motivatore che cerca di alimentare fiducia ed autostima. "La relazione con i propri atleti è la parte più importante del lavoro di un allenatore. Mi piace trovare possibili sfide da sottoporre ai giocatori. Nessuno è uguale all'altro. Ognuno ha la propria scommessa da vincere, sta a me individuarla ed aiutarlo a vincerla". Anche se il raduno si terrà venerdì ha già parlato con i suoi nuovi giocatori. "Sì, l'ho fatto anche quando erano free agent per spiegare il progetto che avevo in mente per ognuno di loro. Volevo conoscerli, ascoltare le loro storie. Non puoi allenare ad alto livello se non conosci le motivazioni dei tuoi uomini. Non posso pretendere subito da loro la fiducia incondizionata. Uno dei poteri di cui un essere dispone è la facoltà di scelta. Io ho scelto i miei giocatori, adesso l'obiettivo è che loro scelgano me, tutti i giorni".
 
Un primo identikit tecnico della nuova PallTrieste. Ricorso al tiro da tre punti, velocità, intercambialità. Giusto? "Questo è il progetto di cui abbiamo parlato con Arcieri. Ho dieci giocatori di cui mi fido, tanti possono occupare più ruoli, le ali sanno agire sia dentro che fuori, in difesa ho gente come Deangeli che mi può marcare dal play al centro avversario. In attacco ci sono pedine con mani e letture di gioco veloci, la palla può circolare rapidamente per creare condizioni per buoni tiri. Avremo il nostro sistema di gioco ma dentro a questo cercheremo di valorizzare le caratteristiche di ciascuno". Ci sono due soli centri di cui uno, Candussi, atipico. Non siamo un po' corti nell'eventualità di match falcidiati dai falli o malaugurati infortuni? "Siamo versatili, nessuno si sentirà mai lasciato solo perchè saprà che ci sarà sempre alle spalle un compagno per aiutarlo".
 
Cosa l'ha convinta in Eli Brooks? "Lo conosco da quando aveva 14 anni, speravo di poterlo avere con me quando allenavo la Mount Mary University e invece scelse Michigan. È un grande difensore, mi piace come interagisce con i compagni, sa prendere buone decisioni. In una squadra è giusto che ognuno conti su punti di riferimento che già conosce. Brooks sarà il mio, così come Arcieri ha Reyes e Ferrero". E per il resto c'è un nucleo che si conosce bene. Punta sulla loro voglia di rivincita? "Non mi piace come concetto. Penso piuttosto che sono ragazzi che amano davvero Trieste, avevano voglia di tornare a indossare questa maglia, stanno bene insieme e vogliono tornare a condividere la serie A1". Che idea si è fatto sull'A2? "Tante squadre e due sole promozioni. Credo sia uno dei campionati più difficili, bisognerà gestire bene le energie". Lo sa, vero, che non tutte le partite saranno uguali, una in particolare? "Udine! Me l'avevano detto ma solo mentre mi accompagnavano in auto a Trieste dall'aeroporto leggendo le indicazioni stradali ho capito quanto le città siano vicine e l'importanza del derby".
 
Quando ha sentito della possibilità di allenare in Italia quale immagine o personaggi del nostro Paese le sono venuti in mente? "Danilo Gallinari. Gli ho telefonato, abbiamo chiacchierato e mi ha dato informazioni utili". Si è informato sul passato più o meno recente del basket a Trieste? Facciamo un test. Se diciamo Javonte Green... "Non lo conosco direttamente, so ovviamente che gioca in Nba con i Chicago Bulls. Quando si è diffusa la notizia che sarei venuto ad allenare a Trieste mi sono arrivati molti messaggi da parte di giocatori che hanno lavorato in Italia e me ne hanno parlato bene". Avanti con il test. Marvin Barnes. "Who?" Ok, appartiene a un passato troppo lontano. Lo chiamavano Bad News e questo può bastare.
"Bad News? Sì, direi che è sufficiente, grazie (ride)".
Bogdan Tanjevic. Coach mitico a Trieste e alla guida di quattro Nazionali. Lanciò nella Nazionale jugoslava Drazen Petrovic quando aveva appena 17 anni. "Fermi tutti. Devo incontrarlo. Amavo Petrovic, quando giocava con i Nets avevo voluto la sua maglietta, per me è stato un idolo".
 
Quale sarà il programma del lavoro settimanale della PallTrieste made in coach Christian? "Lunedì giornata libera, martedì privilegeremo la tattica, il giorno successivo invece prevarrà il lavoro fisico. Il giovedì sarà il Competition day". Cioè? "Divideremo il roster in due, i giocatori potranno formare liberamente le squadre. Nove esercizi, per stimolare al massimo lo spirito di competitività. Il venerdì e il sabato invece lavoreremo sulla partita. L'intenzione è di avere due picchi nel corso della settimana, al mercoledì e naturalmente la domenica". Viene descritto come un tecnico che vive e pensa basket 20 ore al giorno. E nel tempo che resta? "Sono sposato, ho due figli maschi. Le mie passioni? Farmi buoni nuovi amici, uscire. Ballare". A Trieste in passato allenò quello che era soprannominato il coach ballerino, Mario De Sisti. Immaginiamo che il genere sia diverso... "Musica hip hop. Non ho molti altri hobby. Seguo i social come tutti, del resto. Mi piace così tanto quello che faccio che non sento il bisogno di coltivare altre passioni".
 
Ha una proprietà Usa anche la Triestina. Qual è il suo rapporto con il calcio? "Mi piace ma non sono un intenditore, ho un figlio che ne sa più di me e infatti mentre io cerco di insegnargli il basket lui mi spiega il soccer e adesso aspetta con impazienza di andare a veder giocare Messi quando Miami arriverà a Charlotte". Andrà al Rocco? "Mai dire mai. Quando uscirò dal PalaTrieste...."
 
Manca solo l'ufficialità per questioni burocratiche pre ferragostane, ma l'operazione è stata definita nei dettagli tra la Triestina e l'Avellino già lo scorso venerdì: il difensore centrale Lorenzo Moretti approda in alabardato, mentre Salvatore Pezzella fa la strada inversa e indosserà la maglia dei lupi irpini.

Come scrive Antonello Rodio oggi, ventun anni, cresciuto nel settore giovanile dell'Inter, Moretti la scorsa stagione ha collezionato 32 presenze nell'Avellino, ma nel campionato precedente aveva già giocato in C anche con la Pistoiese (31 presenze).

Doppio risultato dunque per la Triestina, che non solo con Moretti va a completare il pacchetto alabardato di difensori centrali con Struna, Malomo e Rizzo, ma trova anche una soluzione per Pezzella, già fuori dal progetto e nemmeno partito per il ritiro.

Intanto emerge un altro nome di qualità sul taccuino della Triestina. Visto che per Casiraghi la situazione con il Sudtirol è in stand-by (ieri ha giocato titolare in Coppa Italia contro la Samp e ha pure segnato), la società alabardata guarda anche altrove per il ruolo di trequartista: si tratta di Elvis Kabashi, 29 anni, centrocampista albanese protagonista la scorsa stagione nella promozione in B della Reggiana (31 presenze, 5 gol e 5 assist). La prospettiva di trovare poco spazio dopo il salto di categoria, potrebbe infatti convincere Kabashi ad accettare anche la 😄 del resto la sua esperienza in categoria è notevole avendo giocato, dopo le esperienze nei settori giovanili di Empoli e Juventus, parecchie stagioni in Lega Pro con Renate, Livorno, Viterbese e Pontedera. Ma il centrocampista, che all'occorrenza può fare anche la mezzala oltre che il trequartista, vanta anche 21 presenze in B con il Como. Si cercano insomma quel paio di ciliegine di torta che potrebbero rappresentare il definitivo upgrade a una Triestina che per il resto è praticamente fatta. In difesa, con i portieri Matosevic e Agostino e il poker di difensori centrali già citato, come terzini destri ci sono Pavlev e Ciofani, mentre come laterali mancini ci sono Anzolin e Rocchetti. Quest'ultimo continua a essere al centro di varie voci di mercato: se partirà, l'opzione come vice Anzolin è di utilizzare Rizzo sulla fascia oppure tornare sul mercato.

A centrocampo ancora non c'è il regista classico che servirebbe: il sogno di arrivare a Damiani del Palermo, dopo la buona prova del giocatore nei supplementari di Coppa Italia contro il Cagliari, potrebbe allontanarsi. Finora sono stati adattati nel ruolo Fofana, Celeghin e Gori, ma un valido play di ruolo farebbe fare il decisivo salto di qualità alla squadra. Squadra che del resto abbonda di mezzali: possono giocare nel ruolo gli stessi Fofana, Celeghin e Gori, ma anche Pierobon, Kacinari e Germano. In avanti, in attesa delle novità di mercato, come trequartista El Azrak ha già dimostrato di avere buoni numeri in quella posizione, e perfino il baby Kozlowsky ha fatto vedere buone cose, senza dimenticare che anche Pierobon può destreggiarsi nel ruolo.

In avanti ci sono quattro punte per due posti: Lescano, Raden, Minesso e Adorante. Per questo le voci che vorrebbero la Triestina sulle tracce di Luigi Cuppone del Pescara, in alabardato sette anni fa in D quand'era ancora 19enne, difficilmente dovrebbero avere un seguito.

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