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LUNEDÌ 12 FEBBRAIO 2024

- Con il suo pareggio contro il Trento, il Padova ha lasciato ancora aperta una porta alla Triestina per l'obiettivo secondo posto, che poi è quello tracciato dal nuovo mister Bordin alla sua presentazione. Ma come spiega oggi Antonello Rodio su "Il Piccolo", il momento che definire delicato è un eufemismo, consiglia all'Unione di cominciare piuttosto a guardarsi con attenzione alle spalle. È inutile negarlo: l'ambiente ancora in subbuglio dopo il contestato esonero di Tesser, la tifoseria divisa che fa fuoco e fiamme sui social, uno spogliatoio in eruzione come ben si evince dalle parole di Ciofani, non sono esattamente le condizioni ideali di lavoro per Bordin. Ma sta di fatto che la Triestina è ancora lì, terza in classifica, una posizione prestigiosa che consentirebbe anche un buon trampolino di lancio per i play-off, se solo si ritrovasse serenità, compattezza e unità di intenti.

Certo c'è da gestire una fase molto particolare: per la prima volta in stagione gli alabardati hanno perso due partite di fila, inoltre un punto in tre gare non è esattamente il ruolino di marcia di una squadra da vertice. Ecco perché il primo vero banco di prova per il nuovo tecnico arriva domani, quando la Triestina affronterà a Fontanafredda il Renate (inizio ore 20.45). Per tanti motivi l'esordio con la capolista Mantova, dopo soli tre giorni di lavoro e nonostante l'approccio a dir poco sbarazzino di fronte alla dominatrice del girone, non poteva essere una sfida-termometro della reale attuale condizione della squadra. Va anche detto che le due battute d'arresto consecutive dell'Unione sono arrivate contro le due squadre più in forma del girone, perché se del Mantova si sa la forza, va ricordato che la Pro Patria nel girone di ritorno sta facendo addirittura meglio della capolista con 16 punti in sei partite. Adesso però arriva un Renate che è avversario decisamente abbordabile e in grave crisi. La sconfitta in casa con il Lumezzane di domenica sera, è il terzo ko consecutivo della squadra di Alberto Colombo, che da due mesi ha preso il posto in panchina di Pavanel. Tre sconfitte di fila per giunta tutte in casa, visto che in mezzo c'è stato il rinvio del match con l'Atalanta U23. Ma attenzione, perché in precedenza il Renate era andato a vincere a Vercelli. In ogni caso la Triestina deve ripartire subito, in qualsiasi modo e ad ogni costo. Il ritorno alla vittoria è necessario non solo per ridare un minimo di serenità all'ambiente, ma soprattutto per la classifica e per la difesa del terzo posto.

Dopo la partita di domani, infatti, la Triestina sarà impegnata in due trasferte consecutive, che in pratica sono due scontri diretti per il podio. La prima sfida sarà in casa di un Lumezzane che in questo girone di ritorno marcia allo stesso ritmo del Mantova e non a caso adesso è quinto, a 8 punti dall'Unione. La seconda sarà addirittura al Menti, nella tana di un Vicenza in ripresa che al momento è a 6 lunghezze dagli alabardati. L'imperativo, dunque, è vincere per mantenere almeno inalterate le distanze e preparare con un minimo di serenità in più questo doppio confronto dal quale pas sano le speranze dell'Unione di conservare il podio del girone e, chissà, riaprire magari la corsa al secondo posto.

- Cinque sconfitte nelle ultime sei partite. Nell'ultimo mese e mezzo la Pallacanestro Trieste ha un passo da squadra da play-out. Ancora una volta, anche contro la Luiss Roma con una manciata di professionisti e altri giovani studenti, subìti 90 punti o suppergiù. Nel secondo tempo parziale di 53-33 per gli avversari. I giustizieri Salvioni e D'Argenzio nelle 22 gare della prima fase hanno avuto complessivamente 7.4 punti di media. «Sabin è un giocatore in grado di crearsi da solo tiri» aveva detto Jamion Christian alla vigilia. E infatti chi è andato a crearsi il tiro che ha deciso la partita? Aggiungiamoci i 1692 spettatori, il dato peggiore degli ultimi anni.

Come scrive oggi Roberto Degrassi su "Il Piccolo", basterebbe solo questo per far riflettere società, staff tecnico e giocatori sul campionato che Trieste sta disputando: anonimo e con un pubblico in evidente disaffezione. Aspettando che qualcuno batta un colpo da oltre Oceano - il socio di Cotogna Connor Barwin è stato a Trieste di recente ma era una tappa di un tour italiano familiare già previsto - bisogna accontentarsi delle dichiarazioni ufficiali nel dopopartita, sfrondate dai soliti «dobbiamo lavorare di più» e dalle dichiarazioni di fiducia.

COACH E SQUADRA Per la seconda volta il mirino delle responsabilità viene spostato sui giocatori. Lo stesso Christian - che di responsabilità ne ha eccome, dall'incapacità di adeguarsi alla zona di Paccariè all'intempestività di cambi che hanno riguardato un Vildera immarcabile e Campogrande che stava entrando in striscia da tre - non l'ha toccata piano. «Non pretendiamo niente di più, chiediamo solo che facciano quello per cui sono pagati». Continuando: «Inaccettabile concedere tutti quei rimbalzi in attacco». Per la prima volta è stato tirato in ballo l'alibi dell'assenza di Reyes. Peccato che per tutta la scorsa estate abbiano ripetuto che Trieste ha 10-giocatori-10 intercambiabili.

L'impressione è che il coach e il gm Arcieri non ci stiano a fare da soli da parafulmine. Ma nessuno ha una ricetta per venirne fuori. Cambiare il tecnico? Più di qualcuno tra i coach liberi si è già accasato, Christian è stato scelto da Arcieri dopo un mese di consultazioni e riflessioni e metterlo alla porta significherebbe da parte del gm sconfessare la propria scelta e la filosofia che si è deciso di dare.

IL GRUPPO Cambiare i giocatori? Occhio, in giro c'è poco e anche gli altri club, compresa la Fortitudo, si stanno muovendo. Per quei pochi decenti c'è rischio di dover affrontare aste. Brindisi lotta per la salvezza e Lombardi è uno degli italiani affidabili, Woldentensae a Varese ha rivisto il parquet, Tambone resta a Pesaro anche di fronte alle offerte trapanesi. Forse si potrebbe valutare la posizione del sassarese Treier, un torello che in A2 peserebbe.

I cambi intempestivi o i time-out ritardati non caratterizzano solo la gestione di Christian, in passato venivano rinfacciati anche a chi ha vinto ben di più, Eugenio Dalmasson. La differenza è che la Trieste del tecnico mestrino era in grado di reagire sempre, con giocatori di personalità - Fernandez e Cavaliero in primis - che sapevano leggere le situazioni e fare le scelte giuste. Chi partiva da riserva quando entrava dava la scossa, con energia e difesa. La preparazione era divisa tra una parte atletica al mattino e una tecnica al pomeriggio. "Alla vecchia"? Già. Alla vecchia. Ma aveva un senso.

Il migliore di Trieste da un mese a questa parte è Giovanni Vildera, uno dei giocatori colpevolmente meno considerati del roster ma anche uno che tempo fa ha chiesto un confronto con club e staff tecnico. Le cinque sconfitte in sei incontri inevitabilmente mettono in discussione anche il gruppo squadra. Una squadra che un anno fa sembrava poter agevolmente raggiungere la salvezza e che invece alla fine ha ceduto retrocedendo. Tutta e solo colpa di Legovich e Ghiacci? Uhm...Una squadra che partita con il dichiarato obiettivo di lottare per la promozione, ha già perso 9 match a inizio febbraio. Tutta e solo colpa di Christian e Arcieri? Uhm...Trieste tira dalla lunetta con le percentuali peggiori. Subisce rimbalzi offensivi perchè non fa mai tagliafuori che non è roba che un omino deve stare a disegnare sulla lavagnetta ma un gesto istintivo, di mestiere e cattiveria. Stanno emergendo limiti di personalità. In una recente intervista coach Christian aveva detto che questa squadra ha molti leader in spogliatoio. Il problema è che non ne ha a sufficienza quando scende in campo. «Non riusciamo a fare in partita quello che proviamo in allenamento». Un problemino mica da poco...

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