SandroWeb Posted March 29, 2024 Report Posted March 29, 2024 VENERDÌ 29 MARZO 2024 - Solo una volta nel corso di questo campionato la Triestina era riuscita a fare un filotto di tre vittorie consecutive prima dell'ultimo ottenuto con Fiorenzuola, Pro Sesto e Alessandria nelle vesti di vittime. Era nel mezzo del girone di andata e curiosamente due delle tre avversarie erano state le stesse: l'Unione dell'allora tecnico Tesser aveva cominciato con il Legnago, e poi di seguito aveva vinto con Fiorenzuola e Alessandria. Come scrive oggi Ciro Esposito su "Il Piccolo", adesso la Triestina è chiamata però a un salto di qualità, sia per allungare la serie vincente come mai aveva fatto prima d'ora, ma anche per dimostrare che le ultime vittorie non sono dovute esclusivamente al fatto di aver incontrato le tre squadre in fondo alla classifica. Ecco perché la trasferta di domani in casa dell'Arzignano Valchiampo (inizio ore 16.15) rappresenta in un certo senso la prova del nove per la Triestina di Bordin, e non solo perché si fa visita a una squadra che sta lottando con le unghie per evitare i play-out, su un campo tradizionalmente ostico per chiunque. Il fatto è che gli alabardati affronteranno un'avversaria in un momento molto particolare. Dopo aver passato un fase di grave crisi con appena 4 punti ottenuti in sette partite, una decina di giorni fa l'Arzignano ha esonerato il tecnico Bianchini e al suo posto ha chiamato Simone Bentivoglio, ex giocatore con un solido curriculum in serie A con il Chievo oltre alla militanza in tante altre squadre della cadetteria fino alla chiusura della carriera, avvenuta appena due anni fa, prima in serie C con la Virtus Verona e poi in Eccellenza con il Vigasio. E proprio con il Vigasio Bentivoglio ha iniziale la carriera da allenatore, prima nel settore giovanile e poi con la prima squadra. Nessun'altra esperienza per lui fino alla chiamata dell'Arzignano. Ebbene alla sua prima panchina da professionista, il nuovo tecnico dei veneti è andato a vincere in trasferta con un clamoroso 3-0 sul campo del Renate, rilanciando la sua squadra verso la salvezza. Un esordio col botto, che curiosamente ha riportato l'ex alabardato Pavanel sulla panchina del Renate, chiamato in fretta e furia per salvare il finale di stagione al posto di Colombo. Insomma la Triestina troverà un Arzignano particolarmente su di giri che ha ritrovato entusiasmo, per questo la prova di domani sarà importante per verificare la vera condizione degli alabardati. Che ovviamente dalla loro vantano una rosa molto più qualitativa e una ritrovata serenità dopo le tre vittorie consecutive. E poi è fondamentale continuare la corsa per quel terzo posto che è a portata di mano e che potrebbe essere raggiunto se, dopo Arzignano, l'Unione farà bene anche nel recupero di mercoledì prossimo con l'Atalanta U23. Ora che Bordin ha trovato la quadra anche dal punto di vista tattico, con un 3-4-1-2 che al momento garantisce i migliori risultati, e che può gestire una rosa in grado di consentire una certa rotazione dei singoli senza che la qualità complessiva ne risenta, anzi ottenendo spesso dalla panchina un boost in più come accaduto con l'Alessandria, la Triestina ha tutte le carte in regola per superare anche questo ostacolo - Si chiamerà pure Nuova Pallacanestro Vigevano 1955 ma il pensiero non può che andare a quando si chiamava Mecap. E del resto nemmeno noi siamo rimasti quelli lì. Pallacanestro Trieste, risorta nel 2004. Allora era Hurlingham, il neroverde al posto del biancorosso. Altri nomi, altri tempi. Altri scenari, perchè il Trieste-Vigevano rimasto nella storia aveva tutt'altra cornice rispetto a quella che accoglierà la sfida di domani sera. Lo scrive Roberto Degrassi: ricordi ed emozioni sono rimasti al 24 febbaio 1980, giornata magica. Una vittoria che valse la prima promozione in serie A1. Il coronamento di un'avventura fantastica cominciata con un gruppo triestino di amici che aveva iniziato a sognare quando aveva trovato sulla sua strada un funambolo statunitense e un istrionico, geniale, vulcanico personaggio in panchina riconvertito con il passare degli anni e del ruolo da giocatore tiratore folle a coach cultore della difesa. E pensare che quella storia aveva rischiato nemmeno di cominciare, visto che Dado Lombardi, allenatore di quel manipolo di ragazzoni, quel Rich Laurel manco lo voleva, dopo averlo visto entrare in palestra. Cazziatone a Ettore Zalateo, che di quell'Hurlingham era il plenipotenziario e aveva portato a Trieste il giocatore che Lombardi riteneva malato da tanto magro che era. Rispostaccia da parte di Zalateo al coach: «Questo è, e fattelo piacere». E Laurel piacque, eccome. A Lombardi e a un'intera città che prese d'assalto il Palasport di Chiarbola. A fine febbraio Chiarbola ribolliva. Altro che febbre. Qualcosa di assolutamente travolgente e, come per tutte le prime volte, destinato a rimanere nella memoria collettiva con i contorni del mito. Le code per i biglietti in galleria Protti, le telecronache di Giovanni Marzini. Quattro promozioni, di cui tre già opzionate da Bancoroma, Pagnossin Gorizia e Mercury Bologna. A Trieste serviva dannatamente una vittoria dopo due sconfitte. E alla fine arrivò. 87-77, con Laurel mezzo acciaccato e James Bradley, pescato alla fine dell'estate precedente per rimpiazzare Jim McDaniels, eroe di giornata. In trionfo capitan Meneghel, Baiguera, Jacuzzo, Scolini, Dordei, Pieri, Floridan, Ritossa e Alberto Tonut. Dall'altra parte, uno degli avversari scorbutici si era rivelato neanche a farlo apposta un triestino, Giulio Iellini, trasferitosi in Lomellina dopo i fasti della Simmenthal Milano e dell'Ignis Varese. Uno dei bei nomi della storia del basket di Vigevano. Un altro crack italiano, Claudio Malagoli, si era trasferito l'estate prima a Brindisi portando in dote uno strepitoso fiuto per il canestro. Mani d'oro anche quelle di Damir Solman, che con Vigevano giocò in A1. A Chiarbola invece c'era un altro straniero storico per il basket di Vigevano, Clyde Mayes. Tra i tanti allenatori succedutisi sulla panchina di Vigevano indimenticabile Dido Guerrieri (in epoche distanti dalla sfida di Chiarbola). Grande allenatore, persona di cultura e ironia come dimostrava ogni settimana nel suo "Taccuino" sulle colonne del Superbasket di Aldo Giordani. Già, altri tempi. Dado e Dido. Quattro lettere, bast avano per farli riconoscere nel basket italiano. Che fossero rispettivamente Gianfranco e Giuseppe l'avevamo tutti dimenticato Quote
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