cenerentola82 Inviato 9 Gennaio 2006 Segnala Inviato 9 Gennaio 2006 TRIESTE, 08/01/2006 - Rocce calcaree e numerose varietà minerali, tipiche delle grotte carsiche. E poi ossa, denti e teschi di animali preistorici, oltre a reperti archeologici - come ciondoli ornamentali, resti di pasti e frammenti di frecce - rinvenuti in alcune fra le migliaia di cavità naturali che "bucano" l' altopiano triestino. E' il materiale che si può scoprire e ammirare all' interno del museo della speleologia gestito dalla Società Alpina delle Giulie di Trieste, appena ricostruito e ampliato nei nuovi spazi turistici ed espositivi al coperto, che sorgono all' ingresso della Grotta Gigante di Sgonico. Il museo rappresenta una sorta di prologo didattico, quasi un passaggio obbligato per i visitatori della grotta , dal momento che li prepara, anche attraverso supporti multimediali, alla discesa nelle suggestive viscere della terra, fra centinaia di enormi stalattiti e stalagmiti, la più alta delle quali supera i 12 metri. Collocata in prossimità del secondo ingresso della cavità - scoperto nel 1890 - la struttura ospita anzitutto degli "speleo-manichini" muniti delle varie attrezzature necessarie all' esplorazione delle grotte - come lampade al carburo, bussole, corde, caschi, antichi moschettoni e dotazioni ad alta tecnologia - che testimoniano come, dall' improvvisazione dei tempi eroici di fine Ottocento, la speleologia si sia via via affinata verso la massima professionalità, sulla scia del progresso scientifico e tecnologico. Un' altra sezione - corredata da reperti ossei, calchi, schemi, plastici e foto - è dedicata ai diversi momenti storici della "frequentazione" delle cavità carsiche, che servirono come vere e proprie "tane" per gli animali preistorici (orsi, soprattutto), ma anche come successivi luoghi di riparo per l' uomo, dall' Età della Pietra in poi. Sono esposti resti di pasti risalenti al Paleolitico e al Mesolitico, cuspidi di frecce, vasi e pendagli del Neolitico e dell' Età del Bronzo e - ancora - coltelli, lucerne, fibbie e brocche che portano fino all' Età dei Castellieri e a quelle Romana, Medievale e Moderna. Uno spazio a sé stante, infine, è riservato alla geologia, in particolare alle rocce del Carso, spesso ricche di fossili, che assumono aspetti e riflessi variabili a seconda dei depositi cristallini che si sono formati nel corso dei millenni, in base alle differenti condizioni idrogeologiche, climatiche e ambientali delle cavità sotterranee. (ANSA). Cita
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