SandroWeb Posted June 9, 2024 Report Posted June 9, 2024 DOMENICA 9 GIUGNO 2024 Atmosfera elettrica in un clima di grande attesa per un conto alla rovescia che è già cominciato. Come scrive oggi Lorenzo Gatto su "Il Piccolo", domani sera alle 21, sul parquet di un PalaTrieste che ha fatto registrare il sold out già la scorsa settimana alla vigilia della prima gara di finale giocata a Desio, la Pallacanestro Trieste ha in mano il primo match ball per chiudere la serie contro la San Bernardo Cantù e centrare la promozione nella massima serie. Sui perchè di una evoluzione che, tra stagione regolare, fase a orologio e play-off ha mostrato la clamorosa metamorfosi di una squadra trasformatasi da brutto anatroccolo a cigno, ci sarà tempo di tornare a stagione finita. L'obiettivo, adesso, è restare concentrati sull'obiettivo, nella consapevolezza che c'è da sfruttare il momento favorevole per dare il colpo del ko a un'avversaria in difficoltà ma ancora in grado di dire la sua in una serie tutt'altro che chiusa. Servirà la giusta maturità sul parquet, la capacità di interpretare la partita con la stessa determinazione che ha segnato un percorso fatto di sole vittorie in questi play-off. «Siamo fatti e costruiti per affrontare questi momenti - l'analisi pre partita di coach Jamion Christian -. Mi piace il fatto che la nostra squadra abbia trovato costantemente un modo per crescere insieme nei momenti difficili. Le avversità ci hanno unito per tutta la stagione e giocare in un ambiente come quello che abbiamo trovato a Desio ha dimostrato come questa connessione incredibile sia stata fondamentale». Ambiente che adesso, con il passaggio della serie a Trieste, sarà tutto a favore dei biancorossi. Il sold out previsto domani sera al PalaTrieste sarà un fattore di cui tener conto, un grande vantaggio da sfruttare. «Sento parlare del red wall da quando sono arrivato qui- continua Christian - nelle ultime partite in casa è stato fantastico vederlo. Questa stagione, con alti e bassi, è stato un grande viaggio fatto con i nostri tifosi. Non è stato facile, ma abbiamo cercato un modo per arrivare a questo momento tutti assieme. Insieme abbiamo combattuto, insieme dovremo cercare di compiere questo ultimo passo. Avremo bisogno di tutta l'energia possibile, sono convinto che il pubblico di Trieste sarà il sesto uomo in campo». Al cospetto di Trieste, una Cantù che cercherà di spezzare il dominio biancorosso per allungare la serie portandola a gara-4. I brianzoli porteranno in campo qualche adeguamento tattico legato alle prime due sfide, lo stesso farà Trieste. «Abbiamo vinto le prime due partite e abbiamo giocato molto bene, ma Cantù è una squadra così talentuosa che richiede di continuare a migliorare. Ci sono un paio di aree in cui penso che possiamo continuare a farlo: il rimbalzo offensivo, un lavoro migliore sul rimbalzo difensivo, giocare fisicamente in difesa e assicurarci di diminuire le palle perse. Cantù forza palle perse nei suoi avversari il 20% delle volte; quindi, la nostra capacità di non perdere palla sarà molto importante per avere successo». - Esattamente cinque anni fa, la finale di ritorno dei play-off contro il Pisa. Quella dei 20mila al Rocco, quella dei maledetti tempi supplementari, del rigore non visto da Sozza, della serie B sfumata di un soffio proprio nell'anno del centenario. Una serata impossibile da dimenticare per i tifosi alabardati, ma anche per chi quella sera indossava la fascia di capitano della Triestina, ovvero Alessandro Lambrughi intervistato da Antonello Rodio. L'ex difensore alabardato, fresco di rinnovo con la Pergolettese, torna sulle vicende di quella sfida. «Il primo pensiero che mi viene in mente è contrastante: da una parte ci sono la grande emozione e l'enorme orgoglio di aver giocato davanti a uno stadio del genere, essere arrivati fin lì e aver riempito il Rocco dopo tanti anni; ma dall'altra c'è la grande delusione per il risultato finale. Sono emozioni contrastanti che mi hanno fatto compagnia per questi cinque anni, cose che restano, perché il rammarico di una partita del genere te lo porti dentro per sempre». Tre anni e mezzo con la maglia dell'Unione, oltre cento presenze in alabardato, tante battaglie e ricordi, ma per Lambrughi la finale col Pisa resta un grande rimpianto perché stava riportando la Triestina in serie B da capitano e da protagonista assoluto, in quello che resta al momento il punto più alto toccato dall'alabarda dalla retrocessione in C del 2011: «Secondo me fu una finale molto equilibrata - racconta Lambrughi - con due pareggi in due partite. Non dico che avremmo meritato di più noi, entrambe le squadre hanno fatto percorsi importanti, ma il problema è che a decidere sono stati certi episodi. Episodi che ci hanno tolto la gioia della promozione e sui quali stiamo ancora a rimuginare e a rammaricarci. Ricordiamo tutti quelle decisioni che hanno segnato in modo negativo la partita, e se ci fosse stato il Var come adesso, quell'anno la Triestina sarebbe andata in B». Da quando è andato via, Lambrughi ha continuato a incrociare l'Unione con la maglia della Pergolettese, ma ha continuato a seguire le vicende alabardate: «Ho sempre seguito l'andamento della Triestina, ho ancora lì vari amici come Malomo. Penso che quest'anno stava facendo il campionato che doveva fare, nelle prime posizioni di classifica, poi nel girone di ritorno ha avuto un calo che nessuno si aspettava e via via si è staccata dal vertice. Certo l'esonero di un allenatore come Tesser è sembrato strano a tutti, ma io giudico le cose da fuori da tifoso, impossibile conoscere le dinamiche interne». L'ex capitano alabardato comunque non esita a sbilanciarsi sulle potenzialità della proprietà americana: «Quello che si percepisce è la forza di volontà di una società estera che sta investendo tanti soldi per riportare la Triestina serie B. Certo, hanno un modo particolare di lavorare, affidandosi anche a molti stranieri, ma credo davvero che il loro obiettivo sia riportare l'Unione in alto. E poi un progetto come quello del centro sportivo è uno di quegli aspetti fondamentali per far crescere il valore della società e poter lavorar con tante ambizioni in più. Se la scelta d i Santoni come allenatore è una scommessa? Io non lo conosco personalmente, ma secondo me questa è una società che sa quello che vuole e che non fa scelte tanto per farle». Quote
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