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I suntini sandrini di sabato 26 giugno 2021


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SABATO 26 GIUGNO 2021

- Arriva dalla Grecia, dove ha difeso i colori del Paok Salonicco, l'ultimo tassello del reparto lunghi dell'Allianz. Sagaba Konate, ventiquatrenne ala pivot nativa del Mali, ha firmato con Trieste un contratto di una stagione con opzione per il secondo anno ed è pronto a mettersi a disposizione di coach Ciani come cambio di Marcos Delia. College con West Virginia e un'esperienza in G league con i Raptors 905 quindi il trasferimento in Europa dove assaggia il basket spagnolo giocando un paio di mesi a Saragozza prima di trasferirsi in Grecia. Giocatore fisicamente solido, 202 centimetri per 118 chilogrammi, Konate è considerato un giocatore che ha notevoli margini di crescita, una scommessa sulla quale puntare. «Sagaba Konate è un nome che si poteva leggere sui taccuini di diverse squadre italiane anche nella passata stagione - ha analizzato Mario Ghiacci - e a ragion veduta, date le doti atletiche di questo ragazzo. E' reduce da un buon campionato in Grecia con il PAOK e crediamo meriti di dimostrare il suo valore nel campionato italiano. Con i suoi 118 kg può far valere la sua presenza nel pitturato e riteniamo possa essere l'elemento giusto da inserire nel nostro reparto lunghi». Un concetto ripreso anche da Franco Ciani. «Sagaba è dotato di grande attitudine a rimbalzo e alla stoppata - le parole del coach dell'Allianz - La sua forza fisica gli permette di essere un uomo decisamente presente nel pitturato, dove ha dimostrato di poter essere un riferimento sia in attacco che in difesa. L'atletismo, la reattività e l'energia rappresentano le sue qualità principali. In attacco dovrà sviluppare e migliorare una dimensione sia interna che esterna". Con la firma di Konate, le conferme di Delia e Grazulis e l'imminente annucio di Lever (sarà a Trieste nei primi giorni della prossima settimana), Trieste chiude il suo pacchetto lunghi e può concentrarsi sulla ricerca degli esterni. Play-maker e guardia americana, ali piccole italiane e complementari in modo da coprire adeguatamente il ruolo. Un nome che ormai sembra scontato è quello di Fabio Mian, pretoriano di Franco Ciani e uomo che il tecnico dell'Allianz conosce molto bene. 

- Per Andrea Procaccio è stata una stagione sfortunata, con quella frattura al piede destro che l'ha bloccato all'inizio e tormentato alla fine. Ora l'alabardato si sta curando e conta di essere pronto per la nuova stagione. E confessa che fra i tanti ruoli in cui ha giocato, quello di mezzala lo affascina particolarmente. Procaccio, intanto come sta? «Ora un po' meglio, gli ultimi esami hanno rivelato che la frattura non si è chiusa del tutto, ma sta migliorando e si è già formato il callo osseo. Il fatto è che la prima frattura non era mai guarita del tutto, quando sono tornato mi sono stirato un legamento in quella zona, da qui la ricaduta». Ma sarà pronto per il ritiro? «Sto lavorando sodo ogni giorno con palestra e piscina, punto a essere pronto per il ritiro o poco dopo. Abbiamo anche trovato il plantare adatto, ci siamo quasi insomma». Da spettatore, come ha vissuto la partita con la Virtus Verona? «È stato brutto e traumatico uscire così. Già era stata una vigilia problematica con i rinvii e i loro problemi con il covid. Dopo quello che era avvenuto, si pensava che sarebbe stato tutto facile e l'avremmo risolta subito, invece è stato davvero un trauma. Siamo usciti come se non ci avessimo neanche provato».Eppure in stagione avevate dimostrato di valere il Padova. «Quello che fa rabbia è che nelle partite sulla carta più difficili ci siamo sempre stati, poi invece ci siamo persi in un bicchiere d'acqua, purtroppo è stato cosi tutto l'anno. Con le piccole abbiamo fatto fatica mentre differenze con le grandi non ce n'erano. Ma l'esperienza dimostra che i campionato si vincono proprio non perdendo punti con le piccole».Cosa è mancato alla Triestina quest'anno? «Secondo me la squadra c'era, e l'importante è che ora una buona base per ripartire ce l'hai già. Se rimane un buon pezzo di squadra che già si conosce, è un gruzzoletto prezioso sul quale lavorare. Abbiamo visto in passato le esperienze di Pordenone o altri, che stando qualche anno assieme con gran parte del gruppo, al terzo o quarto tentativo ce l'hanno fatta». Come mai è così importante questo aspetto? «Perché io credo serva continuità nella conoscenza fra i giocatori: in una squadra si combatte sempre uno per l'altro, ma se si è assieme da più tempo c'è qualcosa in più, inoltre i meccanismi sono oliati». Da quando è in alabardato ha giocato in almeno cinque ruoli: qual è il suo preferito? «Premettendo che l'importante è giocare, in qualsiasi ruolo il mister ti metta, credo che ho rivalutato quest'anno molto il ruolo di mezzala. È vero, ho fatto anche l'esterno, il trequartista, la seconda e perfino la prima punta, ma la mezzala mi piace, è un ruolo in cui hai sempre palla e puoi puntare l'avversario. Poi certo devo migliorare molto nel gol che è stato il cruccio. E c'è anche un altro motivo per cui mi piace giocare mezzala». Quale? «In quel ruolo hai più campo per correre e a me piace molto andare avanti e indietro sul terreno di gioco, mentre in altri ruoli hai uno spazio di azione più limitato. Chissà, potrebbe diventare il mio ruolo definitivo».

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