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I suntini sandrini di martedì 4 ottobre 2022


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MARTEDÌ 4 OTTOBRE 2022

- «Trieste ci scusiamo con tutti voi. È stata una performance inaccettabile da parte nostra stasera e non lo sarà mai più. Dobbiamo essere molto meglio di così e lo faremo. Impariamo e continuiamo a crescere da questo».Parola di Corey Davis, uno dei leader della Pallacanestro Trieste. Il play si è rivolto così via social ai 2549 tifosi che l'altra sera all'Allianz Dome hanno assistito alla desolante sconfitta contro Pesaro. Prima giornata di campionato, si dirà. C'è tempo per rifarsi. Vero, ma come scrive oggi Roberto Degrassi su "Il Piccolo" più che gli errori tecnici ad aver impressionato in negativo è stato l'atteggiamento con cui i biancorossi hanno gestito tre quarti dell'incontro.Quella che si è vista sul parquet, umiliata con un centello da una Carpegna non accreditata certo tra le big della serie A, non è neanche una lontana parente della squadra che dovrebbe essere. L'identikit tracciato nel corso dell'estate da Marco Legovich era chiaro: difesa aggressiva, andando a pressare subito i portatori di palla, recuperi, contropiede, velocità e intensità. Tutto questo si è visto parzialmente solo nel secondo quarto quando Trieste è riemersa dal meno 13 riaprendo la partita e con il possesso del potenziale sorpasso. Per il resto buio fitto.LE MANCANZE Il tracollo casalingo al debutto e il contemporaneo pesante ko interno di Treviso con cui in due test precampionato i biancorossi hanno sostanzialmente dimostrato di equivalersi obbliga a qualche riflessione. A maggior ragione in considerazione dell'assenza di Lever, in questo momento il range di Trieste è realisticamente tra il dodicesimo e il sedicesimo posto. Se sfida le avversarie sul piano del talento individuale rischia di rimetterci nella maggioranza dei casi. La difesa e l'intensità non rappresentano due optional in questo campionato ma le armi più adatte a disposizione. La rassegnazione vista nell'ultimo quarto non porta da nessuna parte.Il destino di un campionato dipende anche dai traguardi personali, a patto che non contrastino con quelli del gruppo. Se ognuno si pone un forte obiettivo da raggiungere ne guadagnano tutti. E sono in tanti tra i biancorossi a dover chiedere o dimostrare qualcosa a sè stessi e agli altri. Da questo punto di vista la gara contro Pesaro - Gaines a parte, ha poco da dimostrare il giocatore più smaliziato della squadra - ha visto distinguersi per impegno e generosità quelli da cui in fondo era scontato attenderselo. Che Deangeli e Bossi, gli unici triestini in rosa, abbiano mille e una motivazione per sbattersi per la squadra della loro città non costituisce una rivelazione. Non è una sorpresa nemmeno il cuore di Giovanni Vildera che dopo aver avuto una chance in A a Treviso in mezzo a diversi tornei di A2 vuole confermarsi e stabilizzarsi nella massima serie dimostrando di avere tutti i numeri per starci. Infatti è stato il lungo migliore con i suoi 7 rimbalzi. Se lui fa meglio dei due Usa titolari chapeau a Giovanni però non è quello che si aspetta.SENZA FAME La "fame" dei Vildera e dei Deangeli deve entrare nel Dna della squadra anche perchè non sono gli unici a dover dimostrare qualcosa. Due esempi. Pacher è al primo campionato di A dopo tanti anni al piano inferiore. Si trova nella stessa condizione di Mosley a Trieste qualche stagione fa. Gli viene data un'opportunità: approfittare per affermarsi come lungo da A svoltando la carriera oppure, nell'anonimato, condannarsi a indietreggiare. Contro Pesaro, pur con l'alibi di aver accusato dolori a una spalla a inizio settimana, ha tirato solo tre volte dal campo in 34 minuti. Un tentativo ogni quarto se la matematica non è un'opinione. Poco cercato e coinvolto o scarsa intraprendenza? Ha subito sei falli imbucando altrettanti liberi ma la pericolosità è altro.Altro esempio. Luca Campogrande è reduce da due anni travagliati e condizionati da infortuni. Ha la chance di partire come ala piccola titolare in un club che non gli mette pressioni addosso. La situazione ideale per affermarsi non solo come specialista delle triple ma giocatore totale. Se sfrutterà la chance ne guadagneranno lui e la PallTrieste. Altrimenti ci rimetteranno entrambi.

- La prima vittoria che tutti aspettavano è arrivata, anche se nessuno si aspettava che arrivasse così. Come scrive oggi Ciro Esposito, lo sviluppo della gara con quell'uno-due decisivo a pochi minuti dal termine ha determinato una gioia oggettivamente eccessiva. E non per il fatto che il rigore non c'era, perché nel finale il successo sarebbe comunque potuto arrivare. Piuttosto perché contro una squadra come la Virtus Verona, attrezzata con alcuni giocatori di buon livello ma comunque decisamente meno strutturata tecnicamente rispetto all'Unione, ci si poteva attendere un'affermazione più lineare. Di positivo c'è che, oltre ai tre punti che potrebbero sbloccare una squadra spesso contratta, questo gruppo in qualche modo è riuscito di nuovo a tirarsi fuori dalle secche. Era successo anche a Trento e questo significa che il carattere c'è ma non sempre si può raddrizzare gli esiti di una gara in extremis.La Triestina ha comunque cercato di prendere in mano la sfida sin dal primo tempo e ci è anche riuscita costruendo un paio di palle-gol e una rete per quanto fortunosa. E lo ha fatto grazie all'iniziativa di Bonatti di cambiare qualcosa rispetto al classico schieramento adottato fino a Trento. La costruzione da dietro a tre, un Ghislandi più libero a destra e Furlan a fare da elastico con le punte hanno avuto due effetti: da una parte un po' di difficoltà di alcuni giocatori a trovare la posizione, dall'altra una maggiore incisività nella manovra. Niente di travolgente, anche perché il ritmo è andato a strappi così come discontinuo è stato il movimento senza palla dei protagonisti. In ogni caso la ricerca di aggiustamenti tattici depone in favore del lavoro del tecnico. Peccato che i cali di tensione che caratterizzano al momento questa squadra, oltre alle mosse di Gigi Fresco, abbiano cancellato il vantaggio acquisito nella prima frazione. Nella terza partita giocata dall'Unione all'interno dello stesso match, quando è affiorata la prima contestazione, ancora una volta Bonatti ha avuto la forza di cambiare con l'ingresso dei giovani e l'utilizzo di tre punte. Se non fossero arrivati gli episodi favorevoli tanti avrebbero detto che il tecnico ha indovinato i cambi. Al di là dei luoghi comuni si può dire però che Bonatti ha inciso sugli assetti e questo è un passo in avanti verso la piena padronanza di una squadra. Sul piano del gioco offensivo e del mantenimento di equilibrio c'è ancora tanto da fare. Perché troppo spesso l'Unione viene presa d'infilata quando alza il suo baricentro e contro formazioni più esperte e scafate della Virtus le correzioni in corsa diventano più complicate. Ora che è stato rimosso l'eventuale blocco psicologico della prima vittoria il gruppo può lavorare in modo più sereno nonostante la società abbia più volte dichiarato di non esercitare pressioni. Se la manovra, che spesso appare contratta non dipende da ragioni tecniche e tattiche, dalle prossime gare si dovrebbe assistere a un gioco un po' più fluido, più continuo e con meno cali di tensione. Insomma la Triestina e il suo tecnico ora entrano in quella fase della stagione nella quale possono e devono dimostrare il loro effettivo valore che sulla carta è da fascia alta (non da primato).E anche le valutazioni, quelle razionali e non emotive, potranno essere più circostanziate e tranchant.

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