SandroWeb Inviato 11 Ottobre 2022 Segnala Inviato 11 Ottobre 2022 MARTEDÌ 11 OTTOBRE 2022 - La notte ha portato a quella decisione che era già maturata nelle prime ore del post sconfitta di Sesto San Giovanni: come scrive oggi Ciro Esposito su "Il Piccolo" odierno, Andrea Bonatti non è più l'allenatore della Triestina la cui panchina viene affidata temporaneamente ad Augusto Gentilini, tecnico della Primavera. È una scelta tanto traumatica quanto forse, almeno nel caso specifico, inevitabile. È una decisione che nel mondo del calcio viene resa pubblica con un asettico comunicato che puntualmente è arrivato ieri di prima mattina. «U.S. Triestina Calcio 1918 comunica di aver sollevato dall'incarico di allenatore mister Andrea Bonatti, responsabile della prima squadra. All'allenatore i più sinceri ringraziamenti per la serietà e la professionalità dimostrata durante il periodo di lavoro nel club. La squadra sarà affidata, temporaneamente, al mister della primavera alabardata Augusto Gentilini in attesa della nomina del nuovo allenatore». Poche righe di prassi per comunicare il primo passo per tentare di risolvere una situazione complessa.L'interruzione del rapporto con l'allenatore, prova di forza che quasi sempre eccita la piazza, è una sconfitta per tutti, dirigenza e giocatori compresi. Lo è ancora di più quando questa decisione estrema viene presa da una proprietà nuova, con un progetto pluriennale cominciato nemmeno quattro mesi or sono. Andrea Bonatti è stato scelto dal direttore generale Giancarlo Romairone e la scelta è stata avvallata, per sua stessa ammissione, dal presidente Giacomini. LE RESPONSABILITÀ Tutti erano consapevoli del fatto che il prescelto avesse come esperienza da capo-allenatore soltanto la conduzione della Primavera della Juve e che avrebbe potuto incontrare difficoltà. A questo va aggiunto che il gruppo, vista l'acquisizione a fine giugno della società destinata a fallire dopo la prematura scomparsa di Biasin, è stato consegnato all'allenatore con un mese di ritardo. E non è un caso che nelle ultime settimane, quando risultati modesti e mancanza di gioco hanno ispirato un motto di delusione prima e poi di contestazione dei tifosi, sia il presidente che il direttore generale abbiano difeso pubblicamente il lavoro di Bonatti. La responsabilità dunque va condivisa. Quel "diamante grezzo" (copyright del dg) cercherà di brillare altrove e non sulla panchina rossoalabardata. Bonatti ha dimostrato di essere persona seria, preparata, con profonda cultura del lavoro e l'esonero è solo una tappa di una carriera che gli porterà certamente soddisfazioni. A Trieste lo stesso era capitato 13 anni fa al giovane Luca Gotti sempre in tempo di Barcolana. Quindi Bonatti ha un illustre predecessore e chissà che non gli porti bene. IL SALUTO Ieri pomeriggio l'allenatore ha voluto salutare i tifosi e questo dimostra quanto ci tenesse alla causa rossoalabardata. «All'inizio di questa avventura, carico di entusiasmo e nel rispetto degli obiettivi che ci eravamo prefissati, le mie prime parole sono state: orgoglio e senso di appartenenza - si legge sul sito della società -. Sono sempre stato consapevole di dover affrontare delle difficoltà all'inizio di un percorso caratterizzato da grandi cambiamenti, ma ho sempre avuto fiducia, credendo nella squadra, nel trasporto dei tifosi e nella stima della società. E fino all'ultimo ho pensato: ce la possiamo fare, stimolato dal carattere a non arrendersi mai che più volte abbiamo mostrato in campo. Il plurale nasceva da quel puro senso di Unione che, sentitamente, mi appartiene. Con immenso dispiacere rivolgo un saluto al popolo alabardato, convinto fortemente che gli obiettivi siano raggiungibili. Forza Unione».LE MOTIVAZIONI I risultati sono l'unica cosa che conta. E quelli della Triestina, in sette giornate, sono stati deficitari anche se a dire il vero il club non ha posto obiettivi di gloria a inizio stagione. Ma oggettivamente, pur con tutta la pazienza del caso, la squadra non è quasi mai riuscita a ingranare dopo 7 turni. E nelle ultime due gare, pur con risultati agli antipodi, sono emersi confusione e disordine nei cambi, nei ruoli dei giocatori, negli assetti tattici. Bonatti ha pagato questa sua contingente mancanza di lucidità. Ma perché è successo tutto questo? Un cambiamento era inevitabile ma sono tanti i tasselli a comporre una situazione complessa. Il mercato condotto da Romairone con un budget alto, ha prima chiuso i conti con il passato (una squadra arrivata quinta e con un buon play-off), poi ha portato tanti giovani e successivamente giocatori esperti di categorie superiori. Il mix non era banale e nemmeno quindi la gestione del giovane mister specie in assenza o quasi di vittorie. Alcuni giocatori (Ciofani, Gori, Paganini, Lollo, Minesso) sono arrivati a fine agosto e ci hanno messo del tempo per prendere il passo e alcuni sono ancora indietro. IL REBUS La protezione della difesa non ha funzionato, così come i cali d'attenzione sono stati pagati a caro prezzo ma soprattutto la fase offensiva è rimasta un rebus. Due attaccanti di prim'ordine come Minesso e Ganz non hanno mai ingranato, basta guardare il misero score. L'ex Modena è stato negli ultimi anni uno dei giocatori più determinanti della categoria ma non ha quasi mai giocato da seconda punta mentre l'ex Lecco dà il meglio di sè quando appostato in area. In qualche modo sarà necessario intervenire.IL FUTURO Più che guardare al consueto balletto dei nomi-candidati alla successione (da Stellone a Pavanel, da Corradi a Viali) è più opportuno concentrarsi su due aspetti. Il primo è che la squadra è stata costruita da Romairone sul 4-4-2 impostato da Bonatti. Tutti i ruoli o quasi hanno il loro doppio, indice di un'architettura di livello, ad eccezione di Minesso e Ganz che hanno i loro alter ego nei giovani Adorante e Petrelli con caratteristiche diverse. Non è un caso se proprio l'attacco ha dato finora meno del previsto. Il nuovo tecnico dovrà essere bravo a fare i conti con questa realtà ben sapendo che fino al mercato di gennaio non ci saranno eventuali correzioni. Per quanto riguarda l'identikit sarebbe logico aspettarsi dal club che la scelta ricada su una figura con maggiore esperienza (anche in C) rispetto al predecessore. Il club farà legittimamente le sue valutazioni. Il pubblico deve essere consapevole che quando si cambia tecnico in corsa molte volte alla scossa iniziale seguono periodi di alti e bassi. Se arriveranno momenti down, che nessuno si augura, non ci saranno più alibi nè capri espiatori. - Orgoglio, difesa e una ritrovata vena da tre punti. Nel giro di una settimana la Pallacanestro Trieste, uscita con le ossa rotte dal confronto casalingo con Pesaro, è riuscita a recuperare tre armi. Non sono bastate per sperare di espugnare il PalaDozza ma hanno permesso di far soffrire la Virtus Bologna fino al quarantesimo. E a smentire un eventuale approccio soft da parte delle Vu nere basterebbe rivedere le immagini di un Sergio Scariolo concentrato e preoccupato nelle battute conclusive del match. Lo scrive oggi Roberto Degrassi sul quotidiano locale: Trieste non può che ripartire da qui per affrontare il doppio esame all'Allianz Dome con Reyer Venezia (sabato) e Bertram Tortona (la settimana dopo). Intendiamoci, rispetto alla prova con la Carpegna era facile fare meglio. Ma riscontri incoraggianti sono arrivati. La difesa ha concesso meno conclusioni facili dall'arco e ha limitato il potenziale dei lunghi virtussini. Non ha ancora la continuità nè l'aggressività che sognerebbe Marco Legovich ma è stato dimostrato che gli errori commessi contro i marchigiani sono stati segnalati e si è cercato di porvi rimedio.Il terzetto di esterni Usa si è spartito il tabellino biancorosso, 22 punti per Davis e Bartley, 20 per Gaines, con ognuno mattatore in un quarto di gioco. Legovich ha dato fiducia a Gaines anche quando, tra palle perse e forzature, il rendimento dell'ex bolognese sul parquet era indisponente. Ha avuto ragione visto che poi il più esperto tra gli esterni a disposizione si è acceso. Imprevedibile. Per gli avversari e per le coronarie dei propri tifosi. Per quanto possano valere i numeri dopo due giornate è secondo per punti, 21,5, sostanzialmente la sua produzione media a Cantù. E pur senza partire mai in quintetto base sta giocando oltre 26 minuti a sera. Bartley ne sta giocando 29, Davis ben 33.Per una fase difensiva apparsa in crescita c'è un attacco che almeno presenta due punti interrogativi. Uno è lo scarso apporto dei giocatori italiani e se per tre casi ci sono spiegazioni plausibili (Deangeli e Vildera hanno prevalentemente attitudini di agonismo difensivo mentre Bossi gioca spiccioli di minuti), spiace registrare un'altra serata anonima di Campogrande. In 17 minuti di media sta segnando 2,5 punti con uno su 6 da tre. Non sarebbe preoccupante se non ci fosse stata prima la serie negativa negli ultimi test precampionato (2 su 19 complessivo contro Venezia e due volte Treviso). L'altro punto interrogativo riguarda l'apporto dei lunghi stranieri, finora poco coinvolti e cercati. Pacher in A2 era stabilmente in doppia cifra mentre da Spencer sembra di poter ricavare effettivamente poco quando si tratta di inquadrare il canestro. Il centro, inserendosi sempre più nei giochi biancorossi, pare invece poter aumentare il proprio apporto difensivo migliorando le scelte. Ha una grande fiducia nel suo (notevole) timing nelle stoppate ma questo lo porta talvolta a sbagliare o a commettere falli evitabili.Intanto oggi, ripresa degli allenamenti, a porte aperte per i tifosi alle 17. Cita
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