SandroWeb Posted May 9, 2023 Report Share Posted May 9, 2023 MARTEDÌ 9 MAGGIO 2023 - Occasioni perdute, scelte discutibili, errori commessi, sfortuna. Di tutto questo ne parla oggi Roberto Degrassi su "Il Piccolo": una retrocessione come quella della Pallacanestro Trieste in serie A2 non ha mai una sola spiegazione. E non lo è, evidentemente, neanche quella del tiro libero in più o in meno che fa girare il quoziente canestri a favore di Reggio Emilia, salva. I prossimi dovranno essere i giorni dell'analisi, senza l'isteria figlia della frustrazione ma anche senza difese d'ufficio preventive. Lucidità e autocritica.LE OCCASIONI PERDUTESono soprattutto nell'ultima parte del campionato, quando Trieste si è trovata a una vittoria dal raggiungimento della salvezza con largo anticipo e non l'ha centrata. La madre di tutte le sconfitte è naturalmente quella casalinga con Reggio Emilia ma si poteva fare molto meglio anche all'Allianz Dome contro Varese o in trasferta a Brescia (all'epoca in crisi di risultati) o a Trento (squadra non irresistibile, come ha appena dimostrato Reggio Emilia). Per 4-5 volte Trieste si è trovata nella condizione di poter chiudere il suo campionato e ha fallito. La gemma del successo sulla Virtus alla fine resta una effimera soddisfazione, la realtà purtroppo dice che sarebbe stato ben più importante battere l'Unahotels...LE SCELTETre scelte hanno in un modo o nell'altro segnato la stagione biancorossa. La società del presidente Mario Ghiacci ha individuato il coach in Marco Legovich, il più giovane della serie A. Una scelta forte che "Lego" ha legittimato dimostrando capacità e personalità, riportando anche un po' di difesa a zona dopo l'ostracismo dalmassoniano. Ha pagato alla fine l'unica colpa alla quale non poteva trovare un rimedio: l'inesperienza. Napoli e Reggio sono state condotte in porto con due veterani smaliziati come Pancotto e Sakota perchè di sfide decisive ne hanno vissute a decine. Un debuttante, per quanto bravo, quest'arma non l'ha. Per tre sconfitte di fila nel dopopartita si è detto che «Avevamo preparato la partita in settimana lavorando benissimo ma in campo la squadra non lo rispettato». E «non dobbiamo disunirci». Alla fine per affrontare le partite chiave aveva a disposizione un gruppo davvero così compatto e determinato o c'era chi aveva già mollato psicologicamente?Un'altra scelta pesante è stata quella sulla formula. 5+5 o 6+6. Il 5+5 a inizio stagione era inevitabile vista la mancanza di uno sponsor e l'incertezza sul futuro societario. Si poteva passare al 6+6 quando è arrivata la nuova proprietà Usa Cotogna Group con maggiori disponibilità. In quel momento si è preferito salvaguardare un roster reduce dai colpi a Treviso e Venezia e che si stava salvando per non alterare gli equilibri. Ma dopo? Quando sono subentrati problemi e le sconfitte e le altre hanno iniziato a volare? Il mercato offriva poco, vero. Ma quando c'è rischio di affogare bisogna provarle tutte. Non bisogna lasciarsi rimpianti. Il concetto di retrocessione non appartiene alla cultura sportiva Usa ma in Italia è uno choc e lascia macerie anche psicologiche.Altra scelta condizionante. La rinuncia a Banks. Sono state date motivazioni tecniche in quanto non sarebbe stato adatto al gioco e alla costruzione della squadra che si stavano preparando. L'alternativa d'esperienza era stata individuata in Gaines. Con la partenza di quest'ultimo Trieste si è trovata senza quell'uomo navigato con il pelo sullo stomaco in grado di risolverti i match. Casualità, ma Banks e Logan sono stati gli artefici delle salvezze di Treviso e Scafati. Altro problema: Banks e Davis non erano propriamente amici per la pelle. Alla fine la rinuncia a Banks ha dato più forza a Davis. Purtroppo un potere affidato a un soggetto rivelatosi inaffidabile. Nell'ordine: prima si è lamentato perchè giocando 35 minuti da play veniva stritolato dalle difese avversarie, poi perchè l'arrivo di Ruzzier di fatto lo oscurava, poi in campo forzava da guardia quasi dimenticando le incombenze da regista e in mezzo a tutto questo su Instagram informava la piazza dei suoi malumori e delle serate a tirar tardi. Peccato che non abbia mai postato «Scusa Trieste, ho contribuito ad affossarti con la mia stupidità». Postilla: preso atto dell'attitudine del soggetto a una vita disinvolta è stato gestito nel modo migliore?GLI ERRORISul mercato sono stati commessi errori anche se non sarebbe corretto non sottolineare che sono anche stati firmati l'esterno rivelatosi il capocannoniere, Bartley, e quello che è stato il miglior rimbalzista prima di venir limitato dalla fascite plantare, Spencer. Sbagliato, però, tutto il resto o quasi. Prima di scegliere Spencer era stato firmato (e vistato) Fayne, durato due settimane nel precampionato. Gaines è stato ingaggiato come sesto uomo d'impatto, ha avuto un rendimento intermittente ma quando ha chiesto di andare via ed è stato accontentato la sua mancanza ha pesato tantissimo.La ricerca del sostituto ha portato prima alla ostinata caccia a Jamarr Sanders (buon collante ma in parabola clamorosamente discendente) e poi, dopo il no di Verona, a soluzioni d'emergenza e ritardate. Non c'era una grande offerta ma comunque alla fine i conti non sono tornati e siccome la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo ecco che Hudson dopo due settimane si è infortunato obbligando a firmare il mediocre Stumbris.Il vero errore però si chiama Terry. Chiamato per sostituire Spencer e poi "dirottato", lui che aveva sempre giocato centro, ad ala forte visto che il rendimento di AJ Pacher non era soddisfacente ed è stato tagliato. La rinuncia a Pacher aveva un senso dal punto di vista tecnico visto che stava producendo poco. A quanto si è capito, tuttavia, AJ aveva un'importanza considerevole nello spogliatoio visto che in virtù della lunga militanza in A2 era il collante tra l'anima italiana e l'anima Usa del gruppo. Terry, nuovo per il basket italiano e con un ingaggio considerevole che avrebbe fatto storcere il naso a qualcuno (uno era sempre quello dal mal di pancia facile...), non ha compensato tutto questo con un rendimento adeguato. Il PalaCarnera lo attende. - I tifosi alabardati si preparano al match di ritorno con il Sangiuliano che si giocherà sabato alle 17.30 a Seregno. Come scrive oggi Antonello Rodio, cinque i pullman predisposti, ma anche tantissime auto e qualche pulmino al seguito. Nel settore ospiti sono stati concessi 550 biglietti. Per questa partita di ritorno, però, i tifosi vorrebbero più coraggio e maggior spirito garibaldino fin dal via, senza attendere il finale per cercare il gol. A partire da Michele Bertocchi, del Triestina Fan Club Bar Capriccio: «Al ritorno sarà una battaglia, però noi siamo la Triestina e vorrei una squadra senza paura, che se la giochi fin dall'inizio. Non voglio certo fare il tecnico, per carità, però sfrutterei dalla panchina certi giocatori non solo per l'ultimo quarto d'ora. E a Seregno partirei subito per fare gol, senza aspettare la parte finale. Abbiamo giocatori come Felici che credo possano fare la differenza e ora bisogna vincere, non ci sono più alternative. Otteniamo intanto la salvezza sul campo. Poi penseremo al resto». Per quanto riguarda le parole del presidente Giacomini, Bertocchi osserva: «Io dico che Trieste ha dimostrato per l'ennesima volta di stare vicino alla squadra, nonostante un anno pieno di problemi. Per questo spero in futuro di avere una società più vicina alla città e alla tifoseria a livello umano, e più presente sul territorio». Vuole una squadra più disposta a rischiare e maggior chiarezza dalla società anche Sandra Perosa delle Mule Alabardate: «Quella del Rocco era una partita che bisognava vincere: non che la Triestina abbia fatto male, ma forse bisognava rischiare di più prima, non solo negli ultimi venti minuti. A me Gentilini piace, ho fiducia in lui, poi vede ogni giorno i giocatori e sa come stanno. Io però tenterei di azzannare subito gli avversari, aspettare di farlo alla fine è sempre un'incognita, anche se a Crema è andata bene. Sabato la vedo dura, ma come sempre ci credo fino alla fine, anche perché secondo me i giocatori sono carichi e ci tengono. Di tutta la storia dell'inchiesta, sarà quel che sarà, ora mettiamola da parte e facciamo i tifosi. Riguardo a Giacomini, quello che ha detto posso farmelo anche andare bene in questo momento, ma solo dopo sapremo se rimarrà davvero in ogni caso. E comunque permane tanta incertezza sull'assetto societario». Ancora più secco nei giudizi Franco Della Gala, del Triestina Club Mattonaia: «Per me non bisogna aspettare sempre che la dea bendata ci dia una mano come a Crema. Invece vedo applicare lo stesso modulo, per me sbagliando. Le quattro punte non andavano messe a 10 minuti dalla fine, ma molto prima, visto che bisognava vincere. Del resto i numeri parlano chiaro: quanti gol ha fatto questa squadra? Insomma mi pare non sia stata preparata bene, anche sul piano mentale. Se a Seregno si entra in campo volendo fare la partita, allora ci sono possibilità di salvare la serie C, ma se entriamo come sabato scorso, sarà serie D. Felici è l'unico che punta l'uomo, per me è da mettere subito. Poi non rinuncerei mai a Malomo, unico a essere pericoloso sulle palle inattive». A Della Gala non sono piaciute neanche le parole del presidente Giacomini: «Non ha spiegato perché i soci che dovevano entrare non sono entrati: che problematiche ci sono state? Chi sta facendo l'ad? Vedo sempre un doppio atteggiamento. Poi dice che i debiti saranno saldati entro settembre: e il mercato come si fa? Insomma servirebbe maggior chiarezza. Senza dimenticare che c'è un'indagine per illecito sul groppone. Spero che sabato almeno riusciamo a prenderci una soddisfazione sul campo, entrando col piglio giusto per vincere». Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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