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MARTEDÌ 4 GIUGNO 2024

- Tra la Pallacanestro Trieste e il sogno è rimasto un solo ostacolo. E da stasera i biancorossi cercheranno di superarlo. Come scrive oggi Roberto Degrassi su "Il Piccolo", alle 20.30 palla a due a Desio, si va all'assalto dell'Acqua San Bernardo Cantù. Avversario solido, terribilmente tosto, con un pubblico caldo, appassionato, una piazza di grandi tradizioni, una voglia matta di ritornare in serie A. Avversario, insomma, che merita il massimo rispetto. Trieste, però, ha le stesse armi. La stessa voglia di riprendersi una serie A persa, un anno fa, per il quoziente canestri. Grandi tradizioni, un roster importante. Quanto al pubblico, un sold out il primo giorno della vendita libera dei biglietti non ha bisogno di altri commenti. Pazzesco. Dove, altrimenti, in Italia?

Trieste arriva alla serie finale con la consapevolezza che sa vincere contro le grandi anche in trasferta e attraversa un eccellente momento di condizione psicofisica. Al completo e con una definizione chiara di ruoli e responsabilità, i biancorossi hanno già ribaltato per due volte il fattore campo eliminando prima Torino e poi Forlì. Precedenti che permettono alla squadra di Jamion Christian di affrontare serenamente, a viso aperto, il confronto. Parte con una veste diversa rispetto alle ultime due esperienze in una serie finale di A2: nella prima occasione contro la Virtus Bologna era nettamente sfavorita, l'anno dopo era la formazione da battere. Stavolta le quotazioni tra le due pretendenti sono pari. Prevarrà chi avrà più freddezza, coraggio, cuore, intensità.

La Pallacanestro Trieste sa cosa deve fare contro l'Acqua San Bernardo e soprattutto cosa non deve: guai a perdere troppi palloni ricadendo in antichi vizi perchè Hickey sa come convertirli in canestri, guai a permettere ai tiratori brianzoli di entrare in striscia e, infine, guai a consentire ai vari Moraschini, Nikolic, Burns di imporre la loro straripante fisicità. Fin qui, un po' di teoria. Stasera tocca alla pratica.

Trieste avrà al seguito un pullman di tifosi ma il dato boom dei biglietti di ieri farà sentire a Ruzzier e compagni la spinta di oltre 5mila sostenitori. Stasera la pressione della partita sarà soprattutto addosso a Cantù, un elemento da sfruttare a proprio favore. Arrivati a questo punto, non hanno più diritto di cittadinanza paure e incertezze. Qualcuno in passato aveva detto che il piacere di giocare a basket è tutto nell'arrivare a disputare confronti così. L'esaltazione della battaglia che mette in gioco la promozione.

Non si può più aspettare. Il sogno è lì. Dalle 20.30 di questa sera bisogna cominciare a cercare di concretizzarlo.

- A contendersi l'ultimo posto utile per la promozione in serie B nella finale play-off, saranno dunque Vicenza e Carrarese. Domani (ore 21) è in programma l'andata al Menti, domenica (ore 17.30) ci sarà il ritorno in Toscana. Questo il responso dopo le partite di domenica sera, tra battaglie di gol e di nervi, come dimostrato i tanti espulsi. Ma il dato che balza subito all'occhio, soprattutto del tifoso triestino, è che in finale ci arrivano due squadre che sono arrivate terze in regular season, a dimostrazione che quel posto che per la Triestina era a portata di mano, è davvero prezioso nella lotteria dei play-off.

Come scrive oggi Antonello Rodio, la memoria dei supporter dell'Unione non può dimenticare anche che a inizio gennaio, dopo la prima di ritorno, la Triestina aveva ben 12 punti di vantaggio su quel Vicenza (striscia positiva di 20 gare) che è a un passo dalla promozione fra i cadetti. Ora, non si tratta qui di rivangare l'esonero di Tesser, perché su quell'episodio la società ha più volte ribadito che ha avuto le sue buone ragioni, con scelte che seppur apparse discutibili e per certi aspetti ancora misteriose viste dall'esterno, sono in ogni caso pienamente legittime da parte di chi governa la società. Piuttosto c'è da ripensare a quel mercato di gennaio sottotono, che è stato come un messaggio di rassegnazione anticipata, una sorta di "quest'anno è andata così, concentriamoci già sul prossimo". Un input alimentato anche dalla grana Rocco e dai conseguenti mesi di esilio a Fontanafredda.

Sia chiaro, se fosse arrivata la promozione sarebbe stata la benvenuta da parte della società, come è logico che sia. Ma la sensazione è che non si sia fatto di tutto per vincere, non volendo investire ulteriormente in un'annata che per i ben noti motivi è stata già onerosissima, pensando che ormai il sogno promozione fosse sfumato. Ripetiamo, scelte più che legittime, certo vedere ora in finale un Vicenza che a gennaio era 12 punti sotto gli alabardati fa pensare. Anche perché in quel mercato di gennaio se ne andarono due attaccanti che da quel momento hanno segnato grappoli di gol: non solo, Adorante è già in B, ha segnato 12 volte con la Juve Stabia e ha vinto il suo girone, Finotto è in finale con la Carrarese, dopo aver segnato 9 reti con i toscani ed essere stato il grande protagonista delle semifinali. Ma ormai è acqua passata, l'importante è che da questa annata, la dirigenza alabardata abbia tratto l'esperienza necessaria per puntare al colpo grosso. E poi, come visto anche in questi play-off, serve cattiveria, esperienza ma anche una buona dose di fortuna. Contro il Vicenza, ad esempio, l'Avellino avrebbe meritato molto di più. Quanto alla Carrarese, il Benevento che aveva eliminato la Triestina anche domenica sera al Vigorito sembrava avviato al passaggio del turno, poi l'espulsione di Talia ha cambiato l'inerzia della gara e ha permesso ai toscani di pareggiare e qualificarsi. 

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