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In modalita' super ottimista, con lo stesso calendario l'anno scorso avremmo lo stesso numero di vittorie.. abbiamo ripetuto i risultati e in certi casi anche le prestazioni, della stagione 2024/25..con la differenza della sconfitta di Cremona, compensata dalla vittoria con Reggio in casa..,
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MARTEDÌ 23 DICEMBRE 2025 - Non è bastato il freddo della serata varesina a congelare una crisi che, in casa Pallacanestro Trieste, ha ormai superato davvero il livello di guardia. Come scrive oggi Lorenzo Gatto su "Il Piccolo", la sconfitta subita domenica sera sul parquet della Openjobmetis non è solo l'ennesimo passaggio a vuoto di un ruolino di marcia deficitario, è la conferma di un'identità smarrita, di una squadra incapace di reagire anche di fronte a un'avversaria che, per la qualità del gioco espresso nei quaranta minuti disputati a Masnago, era ampiamente alla portata del talento giuliano. Nonostante la trasferta lombarda rappresentasse l'occasione ideale per una reazione d'orgoglio dopo i veleni della Champions League, segnata non solo dalla sconfitta contro la formazione tedesca del Wurzburg ma soprattutto dal battibecco pubblico tra coach e Juan Toscano-Anderson, Trieste è apparsa ancora una volta una squadra sbiadita, incapace di far pesare il proprio tasso tecnico superiore contro un'avversaria modesta ma più determinata. Il bilancio di dodici giornate parla chiaro: sei vittorie e sei sconfitte. Se è vero che la mediocrità del campionato attuale permette ai giuliani di galleggiare ancora al settimo posto, sarebbe un errore imperdonabile lasciarsi cullare da una classifica bugiarda. Questo piazzamento non può bastare e, soprattutto, non garantisce nulla in ottica play-off, un obiettivo che oggi, continuando su questa china, appare tutto fuorché scontato. Il problema non è solo di risultati, ma di gestione umana e tecnica. Il confronto con la stagione della promozione in A1 sorge spontaneo, ma è un paragone che rischia di trarre in inganno. Due anni fa il general manager Arcieri scelse la linea della fermezza, difendendo l'allenatore e vincendo la sua scommessa, ma il contesto era radicalmente diverso. Allora il gruppo era un blocco unico e unito, capace di compattarsi nelle difficoltà; oggi ci troviamo di fronte a una realtà molto più complessa, fatta di tanti professionisti di livello che però non sono riusciti a trovare un'anima collettiva né a imboccare una strada comune. In una situazione simile, con uno spogliatoio così difficile da armonizzare, la strada della continuità appare come un vicolo cieco. Serve una presa di posizione forte da parte della società e, ad oggi, l'unica scossa credibile sembra essere quella del cambio della guida tecnica. Resta da capire quanto ancora il presidente Matiasic sarà disposto a tollerare questo immobilismo davanti a un talento che va sprecato settimana dopo settimana. Trovare un sostituto all'altezza a stagione in corso non è mai un'operazione semplice, ma continuare a guardare la squadra sfaldarsi senza intervenire potrebbe rivelarsi un rischio ancora più grande. È il momento di tentare una strada nuova, prima che la matassa diventi del tutto impossibile da sbrogliare. - Anche a Vicenza la squadra ha fatto la sua parte, anzi anche qualcosa di più nonostante la sconfitta. I giocatori si sono sbattuti fino all'ultimo minuto di recupero all'interno di un'arena bollente come non se ne vedono in terza serie (playoff esclusi). Come scrive oggi Ciro Esposito, la Triestina ha perso com'è logico di fronte a una squadra straprima in classifica, che ha fatto più del doppio dei punti dell'Unione, con cinque ingressi di altissimo livello nella ripresa (e proprio da Tribuzzi è arrivato il gol decisivo) quando Tesser aveva a disposizione a stento tre cambi. Il Vicenza sta portando avanti un progetto da cinque anni, che le due annate non coronate dalla promozione (e una con retrocessione dalla B) non hanno scalfito. La Triestina, negli ultimi tre anni, oltre a non aver raggiunto risultati sportivi di rilievo (con due salvezze in extremis) ha dovuto subire l'onta delle penalizzazioni conseguenti a stipendi e pendenze pagate in ritardo. Ma questo, come dicono i nuovi azionisti americani, fa parte del passato sul quale loro non hanno responsabilità e anzi stanno pagando quelle di altri. Ebbene adesso è arrivato il momento di prendersi quelle responsabilità che fanno capo ai vertici di un'azienda calcistica. Un pareggio o anche più a Vicenza non avrebbe potuto cambiare di una virgola il progetto che gli americani dichiarano pluriennale. E nemmeno le sorti di questa disgraziata stagione. Se i vertici hanno intenzione di cercare di cambiare un destino quasi ineluttabile questo è il momento di agire. Intanto facendo di tutto per trattenere chi legittimamente potrà chiedere di andarsene (Ionita, Gunduz, Vertainen, Jonsson, Tonetto?). Il direttore sportivo Michele Franco poi sa bene di cosa ha bisogno Attilio Tesser e la squadra. Un difensore centrale e un attaccante devono arrivare subito prima della partita con l'Alcione. Non servono fenomeni (costosissimi e che mandano all'aria le casse di un club con perdite già così milionarie) ma mestieranti del ruolo. Tesser con la sua credibilità è in grado di convincere i giocatori anche a gettarsi in un'avventura breve e temeraria. La società lancerebbe un segnale anche all'ambiente (gruppo squadra e tifosi) per rispondere al segnale tangibile che arriva da un Rocco desertificato. Oltre ai proclami su un futuro improntato sul settore giovanile anche partendo dalla D, ora è il momento dei fatti. Se non ci saranno movimenti in entrata nei prossimi giorni la sensazione attuale di indifferenza diventerà un'evidenza. La scelta di non muoversi sarà pienamente legittima da parte del club ma non sarà il miglior viatico per l'embrione di un progetto che dovrebbe incardinarsi sulle fondamenta del rispetto e dell'onorabilità di Trieste e della Triestina.
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Non credo, perché penso sappiano benissimo le chance sono minime, se non nulle.
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