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    • GIOVEDÌ 5 GIUGNO 2025 - I tifosi danno la Triestina già per morta e sepolta: così scrive Ciro Esposito su "Il Piccolo". La ragione da una parte e la sofferenza dall'altra giustificano questo atteggiamento. Eppure l'agonia della Triestina non è ancora finita. Finirà forse oggi, certamente domani con la deadline per l'iscrizione al campionato di C. Così almeno si può dedurre dai movimenti dell'ultimo esiguo nucleo operativo rimasto in società. L'ad Sebastiano Stella, che poi è il soggetto che in caso di fallimento sarà chiamato alle più pesanti responsabilità, ha tenuto un filo aperto con gli Usa e con il presidente Ben Rosenzweig che, pur non manifestandosi pubblicamente da mesi, non è evidentemente sparito. Anzi starebbe ancora cercando una soluzione in extremis. La logica imprenditoriale direbbe che la possibilità di non interrompere la continuità aziendale significa poter passare la mano con un titolo sportivo in tasca, non dissipare il tesoretto-giocatori (un 3 milioni di euro potrebbero essere capitalizzati) che altrimenti sarebbero svincolati, evitare dei guai giudiziari agli amministratori. Ma in questa storia di logico c'è ben poco a partire dai 25 milioni e passa consumati in un anno e mezzo. L'escamotage potrebbe essere l'attivazione di un prestito o di una linea di credito (garantito da nuovi soggetti interessati) della somma sufficiente (circa 5 milioni) per ottemperare agli adempimenti in scadenza nella giornata di domani e salvare così una categoria che al momento appare irrimediabilmente compromessa. Queste sono le voci su quel che può accadere nelle ultime 48 ore. Nessuno ha prove inoppugnabili su questo tentativo estremo nè ovviamente se possa andare in porto. Non solo ma sono tanti i tasselli del puzzle (convenzione per lo stadio, garanzie sull'indice di liquidità, fideiussione valida da 700 mila euro, il piano di rateizzazione con l'erario per il pregresso) a doversi incastrare all'unisono e a superare i controlli. E ciò non induce all'ottimismo sulla riuscita dell'operazione-iscrizione. Comunque ormai c'è poco da attendere. Se la Triestina non si iscrive significa che sul piano civilistico la società sarà probabilmente coinvolta in un iter fallimentare mentre su quello sportivo sarà azzerata. Quindi l'amata Unione potrà ripartire dai dilettanti (Eccellenza o Promozione) ma solo se qualcuno se ne farà carico. L'altra opzione, affiorata ieri come già successo in passato, potrebbe essere quella di un nuovo soggetto, e associare il proprio nome a un'altra realtà che milita in D. Si parla di un ipotetico interessamento dell'attuale proprietà del Cjarlins Muzane , la famiglia Zanutta, già chiamata in causa negli anni del fallimento post Fantinel. L'azienda friulana è solida e negli ultimi anni ha triplicato il suo fatturato (280 milioni nel 2023) e i fondatori-proprietari hanno una passione per il calcio. Zanutta non solo si occupa della squadra di casa ma è stato sponsor del Padova e il marchio è presente allo stadio Euganeo. Ad ogni modo nessun passo anche in questa eventuale direzione ha senso prima della definitiva capitolazione della Triestina e comunque fino a q uando i diretti interessati non espliciteranno le loro volontà e strategie. Ma poi, se dovesse capitare un salvataggio miracoloso e rocambolesco, quale sarà il futuro dell'Unione? La fiducia e la credibilità è stata bruciata. Tuttavia se la Triestina dovesse restare in C e in vita la speranza di correggere il tiro (anche un pressing per la vendita) resterebbe sul tavolo. Se dovesse sparire, come probabile, invece l'unica speranza sarebbe quella di trovare qualcuno che la faccia rinascere. Ma si sa come sono andate le cose dieci anni fa, prima dell'arrivo del compianto Biasin. - Giornate italiane divise tra gli impegni istituzionali e il lavoro per continuare a costruire la Pallacanestro Trieste della prossima stagione, quelle di Paul Matiasic. Come scrive Lorenzo Gatto sul quotidiano locale, arrivato a Milano martedì sera, il presidente biancorosso ha partecipato ieri all'assemblea di Lega convocata per cercare di sbloccare la situazione che sta impedendo l'elezione del nuovo numero uno di Lba. Fumata grigia e situazione che resta in bilico tra la volontà di Umberto Gandini di puntare al terzo mandato e la presa di posizione di una parte delle società della massima serie che vede in Maurizio Gherardini un'alternativa prestigiosa e credibile per voltare pagina. Sono quattro i club che spingono per il cambiamento, Tortona, Milano, Reggio Emilia e Treviso, al loro fianco Trento e Cremona, decisive lo scorso 30 maggio per far saltare la rielezione di Gandini portando il numero totale dei voti sotto il quorum previsto. Nessuna delle due opzioni, in questo momento, ha i voti per riuscire a imporre una volontà, il rischio però, con la FIp che resta alla finestra in attesa di una soluzione, è che si proceda a un commissariamento che in un momento così importante per il futuro della pallacanestro italiana sarebbe deleterio. In ballo la definizione delle trattative per i diritti televisivi delle prossime stagioni con le offerte di Rai e Mediaset per le dirette in chiaro che al momento non soddisfano le richieste avanzate dalle società. In attesa che le società trovino una strada comune da percorrere e con le semifinali dei play-off scudetto in corso di svolgimento, il mercato di serie A comincia a muoversi per definire i roster del prossimo campionato. Sul fronte allenatori, sempre aspettando notizie che possano chiarire quale sarà il tecnico destinato a sedersi sulla panchina che fino a qualche settimana fa è stata di Jamion Christian, un ex della Pallacanestro Trieste si è accasato ieri nel campionato di serie A2. Si tratta di Franco Ciani, coach dell'Allianz nella stagione 2021/2022, che ha accettato l'offerta della Sebastiani Rieti e siederà sulla panchina laziale prendendo il posto di Alessandro Rossi, promosso qualche giorno fa in serie A1 alla guida della Nutribullet Treviso.
    • Sulle giovanili ho sentito di tutto e di più, come il racconto delle Iene con Salvatore Bagni..... Su sponsor e macchine non ho la più pallida idea. Ad ogni modo, a parte Ben, sia Menta che Stella hanno guadagnato quanto e più possibile. Nessuno dei due è esente da colpe e sinceramente non mi interessa chi dei due sia più colpevole. Però il duo americano è responsabile di non aver voluto vendere quando c'era l'occasione, e non solo una volta. Quella è per me la colpa più grande. Sai di non potercela fare e non fai niente, solo vuote promesse, chiedi soldi in giro solo per vivere alla giornata. 
    • No certo, ma con loro c'era dietro anche un cambio di proprietà. Così mi è stato detto.
    • Menta cmq andrà a fare danni al Monza, pare. 
    • Ti mancano tanti pezzi in questa analisi, ma proprio tanti. Dove sono finiti i soldi delle giovanili per esempio? E qua c'è il terzo diavolo. Dove sono finiti i soldi delle sponsorizzazioni? Chi si è comprato le macchine a nome proprio? E tanto altro... Fai uscire Stella come un agnellino, ma se uno è stato il diavolo, quell'altro non è stato certo un agnello e i soldi non sono finiti solo per colpa della gestione sportiva, ma per la gestione nel suo complesso.  Sempre partendo dal principio che la colpa principale è stata di Rosenzweig che li ha messi in società. E poi lasciati in società, quando anche uno scemo capiva che tutto stava andando a rotoli. 
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