SandroWeb Posted April 20, 2020 Report Posted April 20, 2020 LUNEDI 20 APRILE 2020 - Una stagione bizzarra sotto tutti gli aspetti, ma con un desiderio forte e irrealizzato: quello di ottenere la salvezza sul campo. Coach Eugenio Dalmasson (intervistato dal sottoscritto nel numero di oggi di City Sport) ha archiviato il campionato ormai da qualche settimana: pensare a ciò che sarà il domani è però compito improbo, perché di sicurezze su quando si potrà tornare a giocare non ce ne sono minimamente. Prima la lotta per non retrocedere, poi tutto questo: anche per voi, un brusco stop dall’attività. “Certamente l’emergenza è stata e continua a essere una grande prova per tutti. Ci immaginiamo di provare un domani a ripartire con tranquillità, è anche vero che non sarà per nulla facile ricominciare da zero mettendo da parte ciò che stiamo vedendo e vivendo. È stato molto facile chiudere questa stagione agonistica nel momento in cui non era più possibile lavorare in sicurezza, il difficile arriva però adesso”. Ripensando a come il campionato si è concluso, col senno di poi che effetto le fa pensare che Trieste-Pistoia sia stato il capitolo finale dell’intera serie A? “È la sensazione di un lavoro incompiuto: arrivavamo da una pausa molto lunga, di per sé già una cosa nuova e inusuale perché è stato difficile organizzare il lavoro di tutti i giorni e tenere alta la concentrazione in quel mese senza impegni ufficiali. C’è però anche da parte nostra la grande soddisfazione di aver potuto giocare quella partita, seppure a porte chiuse: era la gara che tutti aspettavano e ci eravamo preparati al meglio, sul campo poi la squadra ha dimostrato di esserci vincendo con un buon margine. Credo comunque fossimo pronti a giocarci tutte le nostre carte per il finale di campionato, sapendo che proprio in quel momento eravamo in un crescendo di condizione. Nessuno potrà mai sapere come avremmo poi concluso l’annata, resta il fatto che è un peccato che tutto sia finito così”. Al di là del problema sanitario, il vostro è stato un campionato indubbiamente difficile. È stato davvero un banco di prova per tutti, lei compreso? “Le analisi di stagione credo siano sempre giuste da fare, forse spesso ci si dimentica da dove eravamo partiti. Dopo una stagione di grandi soddisfazioni come quella passata, la scorsa estate siamo poi entrati in un mare di incognite: siamo ripartiti con equilibri tutti da ricostruire, con un budget molto inferiore rispetto al passato e con la consapevolezza che sarebbe stata un’annata di difficoltà. Sicuramente la prima parte di stagione è stata un po’ più complicata di quanto ci aspettavamo, l’entrata di Allianz come sponsor principale da mettere sulle maglie ci ha dato una linea su come poter poi lavorare con maggior sicurezza. Sono convinto che il campionato si sarebbe concluso diversamente rispetto all’inizio”. Se dovesse indicare il momento più complesso della stagione? “Ci sono state tante situazioni diverse che inizialmente abbiamo pagato: tutti noi auspicavamo una serie di risultati positivi per poter lavorare con maggiore entusiasmo, inizialmente invece sono arrivate diverse sconfitte che hanno forse tolto positività alla squadra. Avevamo comunque ben chiari sin dall’inizio quali potessero essere i problemi, bisognava poi avere anche la forza per risolverli. Credo comunque che con tanti giocatori all’esordio nel campionato italiano siano poi usciti tutta una serie di problemi di carattere tecnico”. Lei ha accennato all’entrata in scena di Allianz come sponsor principale: cosa è cambiato, da quel momento? “Prima di quello c’erano una serie di indubbie complessità che, con il roster allestito durante l’estate, non eravamo stati in grado di risolvere sul parquet. Quando poi la società ha potuto intervenire sul mercato, ha portato in rosa tre giocatori di esperienza come Cervi, Hickman e Washington che potevano darci tanta qualità in più, tenendo conto che per loro e per varie ragioni era necessario un periodo di inserimento. Sicuramente la novità in ambito societario e su lato del main sponsor ci ha dato la possibilità di cambiare alcuni equilibri e di costruirne nuovi, un qualcosa che per ovvi motivi non avevamo possibilità di fare nei mesi precedenti”. Ora il futuro: come se lo immagina Eugenio Dalmasson? “Quelli che ci aspettano saranno mesi particolari, non solo per Trieste: ad oggi non sappiamo che tipo di campionato sarà il prossimo, quando potremo iniziare semplicemente anche ad allenarci, così come se potremo giocare con o senza il nostro pubblico a popolare il palazzetto. Sono dunque troppe le incognite per poter abbozzare un programma, sarebbe già importante ricominciare per poter dare un segnale. Credo che di idee ce ne siano da parte di tutte le società, ma sarà importante anche l’entusiasmo da parte di tutti”. Il problema che stiamo vivendo colpirà economicamente tutto lo sport, massima serie di basket compresa: cosa ci aspetta per la prossima stagione? “Anche questo è un grande punto di domanda: ci sono una mezza dozzina di società che di fatto possono già affrontare la programmazione futura, molte altre che invece potrebbero avere problemi a ripartire. Dal canto nostro siamo fortunati ad avere alcuni sponsor importanti che ci coprono le spalle e una società stessa che è organizzata nel giusto modo: Trieste può prepararsi con la voglia e il piacere di ripartire”. - L'ultima occasione di incontro collegiale tra i presidenti di C è stata l'Assemblea del 3 aprile. In quell'occasione la Triestina con Mauro Milanese (intervistato da Ciro Esposito su "Il Piccolo") si era espressa come la stragrande maggioranza dei Club per un annullamento della stagione e per cominciare subito a pensare alle riforme. Sono passate oltre due settimane e sul piano del sostegno economico alle imprese della terza categoria calcistica che rischiano il collasso non si è mosso nulla. Cassa integrazione per i giocatori, contributo alle società o altre forme di aiuto nell'emergenza attendono il decreto governativo che a sua volta attende il Consiglio europeo del 23. Così va il Paese anche in tempi di coronavirus. Intanto dal cassetto del consiglio direttivo della LegaPro di sabato è uscita (anche se doveva restare riservata) la proposta da presentare all'Assemblea del 4 maggio con la sospensione della C, la promozione delle tre capolista con la quarta affidata ad un fantasioso sorteggio tra le aventi diritto ai play-off. «Il sorteggio per la quarta promossa? Mi sembra un'idea bizzarra. Affidare alla sorte o a un "gioco da tavolo" un posto importante è insensato e poco credibile. Ci sono decine di presidenti che hanno investito milioni, compreso il nostro Biasin, per cercare di ottenere quella piazza».E sugli altri punti della proposta?«Il fatto si sospendere il campionato è quanto richiesto dai club il 3 aprile. Se non si vuole azzerare tutto va bene che le tre capolista siano promosse così come si evitino le retrocessioni. Ma le nove promozioni dalla D allargherebbero la platea a 69 squadre con gironi a 23 quando invece l'indirizzo futuro dovrebbe essere la semplificazione».Il blocco dell'attività sta facendo sprofondare i conti delle società con una grande incognita anche sulla stagione prossima. Quale può essere la strada più razionale da intraprendere?«L'ho già espresso e lo ribadisco. Ogni giorno che passa per ciascuna società è un rubinetto da cui escono soldi e non entra nulla. I protocolli medici e logistici presentati dalla Figc per A e B sono inapplicabili al momento in C. E allora io dico che non vedo come si possa giocare. Quindi meglio di tutto sarebbe azzerare la stagione, altrimenti si cristallizzi la classifica e in B ci vadano le prime ma mettiamoci subito a programmare il futuro. Più che pensare all'oggi bisogna riprogettare il domani che ci riserverà una minor disponibilità finanziaria di gran parte dei presidenti, minori entrate da sponsor e pubblico visto che almeno nei primi mesi si dovrà giocare ancora a porte chiuse».Eppure la sensazione è, e lo ha fatto capire anche il presidente federale Gravina, che se la A riparte anche il resto del treno dovrà mettersi in moto per evitare contenziosi.«Non ritengo questa una priorità per la C ma se proprio dobbiamo tornare in campo in un terzo step dopo A e B giochiamo solo i play-off ed eventualmente i play-out. E facciamolo all'interno di centri sportivi attrezzati come Coverciano. Tra circa due mesi, in venti giorni al massimo, si può chiudere la stagione con un risultato sportivo, si evitano tour de force e trasferte pericolose per la salute degli atleti e dei cittadini. Certo è costoso ma è una mediazione alla quale ci posso stare».Ma i problemi della voragine tra costi e ricavi resta. E il costo più alto è quello legato a calciatori e staff.«Intanto bisogna chiudere i conti di questa stagione. Se l'attività riprende i giocatori vanno pagati anche trovando un accordo. Se si sospende il tutto l'accordo deve passare attraverso un intervento dello Stato con la cassa integrazione. La Cig applicata a chi guadagna meno di 50 mila euro lordi è utile ma non risolutiva. Al netto chi guadagna 2.500 euro al mese rientra nella normativa, chi invece dai 2.600 in su è escluso».Per le società più piccole può andar bene.«Sì ma relativamente. Nella categoria ci sono oltre 300 calciatori sopra quella soglia. L'integrazione andrebbe estesa magari a scaglioni di ingaggio».Oltre al presente c'è anche un futuro con tanti dubbi. Molte società non riusciranno ad iscriversi?«Probabile specie se non si interviene con una riforma che stringa il campo del professionismo. Dallo Stato in emergenza ci si può aspettare qualcosa ma ci sono altre priorità. Ho lanciato l'idea di fare una C d'Elite per avere un miglior prodotto che attragga nuovi investitori e possa aumentare i ricavi di ciascuna società. Il sistema già due mesi fa da era insostenibile. Figuriamoci adesso».Passiamo a qualcosa di più leggero. Due giorni fa la Triestina ha lanciato un saluto ai ragazzini fermi a casa rassicurandoli sul futuro. Che significato ha questo messaggio?«Io e Romina (presidente della Victory ndr) abbiamo voluto rassicurarli sulla continuità del progetto alabardato grazie all'impegno di Biasin. Non solo, emergenza permettendo, tutta l'attività giovanile di tutte le squadre riprenderà a settembre ma speriamo di allestire un camp estivo più lungo e più ricco. Di solito lo facciamo a luglio ma se servirà lo organizzeremo ad agosto al Grezar e spero, se il Comune sarà sensibile, al Rocco. È un messaggio di vicinanza ai ragazzi e ai genitori che magari per qualche settimana potranno avere un po' di più tempo a loro disposizione. Crediamo molto nel ruolo sociale della Triestina e in questa direzione va il nostro impegno verso i più giovani». Quote
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