SandroWeb Posted June 8, 2020 Report Posted June 8, 2020 LUNEDI' 8 GIUGNO 2020 - «Il palazzo con le luci accese mi fa effetto. Mi mancava dal 7 marzo. Spero di rivedere presto questi spalti riempiti di tifosi. Mi manca tutto questo». Eugenio Dalmasson, 63 anni ieri e intervistato da Roberto Degrassi, a ruota libera tra bilanci e futuro.Da dove si parte per la nuova Allianz? "In questo momento stiamo cercando di mettere le basi extra campo di gioco. Vogliamo farci trovare pronti". Sì, ma il mercato? Le grandi si muovono. Sul vostro conto solo rumor. Aspettate o lavorate sotto traccia? "In questo periodo abbiamo svolto uno scouting importante, esaminate decine e decine di giocatori. Abbiamo una base su cui lavorare ma attenti che anche gli agenti tengono le carte coperte adesso". Dove si va a migliorare? La squadra dell'anno scorso non era un gruppo, ad esempio. "Avevamo tanti giocatori da costruire, cui far imparare il basket europeo. Servono le condizioni giuste. Fossimo partiti vincendo un paio di gare sarebbe stato tutto più semplice. Con un calendario terribile in avvio non abbiamo potuto". Però sono state anche sbagliate scelte. Quali da evitare ancora? "Rispetto alla formazione dell'anno precedente avevamo fatto molte scommesse. Abbiamo dovuto affrontare problemi importanti, cercando correzioni a stagione in corso. Cercherei meno scommesse, scegliendo elementi con più esperienza". Costruzione della squadra. Chi con Fernandez? "Stiamo valutando. Juan è un giocatore importante, per l'altro play non ci precludiamo nessuna strada". Con le grandi a contendersi i pezzi forti e altri club in difficoltà, questo non è forse il momento giusto per fare la spesa con i giovani? "Per anni abbiamo fatto una politica di giovani in A2. In serie A è più complesso, non basta puntare sui ragazzi, devono essere in condizione di tenere il campo. Abbiamo contatti anche con giovani di valore, comunque". Nel frattempo, si avvicinano le prime scelte. Il 30 giugno scadono ad esempio contratti importanti come quelli di Cavaliero e Coronica. "Queste, come altre trattative di mercato, sono situazioni da valutare in base alla scelta del format, se andare sul 5+5 o confermare il 6+6". Con due play italiani è più semplice pensare al 5+5. "Il 6+6 dà la garanzia di coprire di più le spalle, mettendo al riparo dai problemi degli infortuni o dei cali di rendimento. Per il 5+5 serve una ottima qualità del parco italiani. Stiamo valutando". A fine agosto sarà già Supercoppa. Come vi avvicinerete al raduno? "Siamo reduci da mesi di inattività, pensare di risolverla come sempre con 20 giorni di lavoro e qualche amichevole non è possibile. In questi giorni stiamo facendo un lavoro individuale per rimettere in moto i giocatori, dovremo farlo anche con gli altri e quindi ci ritroveremo in anticipo". In questi anni triestini quale è stato il momento da brividi? "Quando sono entrato per la prima volta all'Allianz Dome, da allenatore biancorosso, ho pensato: "Ma riuscirò a vederlo mai pieno?". Ricordo la fortissima emozione della finale play-off per la promozione in A2. Per la prima volta vidi il pienone. Ripensai a quanta strada avevamo fatto per arrivare a quello. E mi dissi: "Ci sono arrivato". Da allora ogni volta vedere il palazzetto pieno è una soddisfazione". Dalmasson, cosa le ha fatto di male la difesa a zona? "Mi ha fatto allenare da 30 anni...Non si tratta di una scelta per snobismo. Non ho avuto chi me la insegnasse bene e a mia volta non potrei insegnarla come dovrebbe essere fatta a questi livelli. Se ci sarà qualcuno che lo farà bene sarà di aiuto a me per dare qualcosa in più alla squadra. Potrei chiamare una 3-2 per far vedere che faccio la zona ma probabilmente non lo farei bene dando la necessaria sicurezza ai giocatori. Ho ottenuto risultati con la difesa a uomo e preferisco fare quella, variata con accorgimenti tattici come coi raddoppi sui pick&roll". Il momento più difficile di questi anni triestini? Dopo la legnata a Trento, verso Natale, la sua esperienza in biancorossa non è stata mai così vicina al capolinea. "Ci sono altri momenti difficili. Come quando raggiungemmo la salvezza all'ultima giornata in una stagione che era stata vissuta sempre tra le difficoltà". Quale è il suo obiettivo personale per il nuovo campionato? "Semplice: a me piace portare a termine il mio lavoro. Nell'ultimo campionato non ho potuto farlo. Ecco. Sento di non aver chiuso il mio lavoro. Voglio ripartire da lì". - Il clima non sarà rilassato oggi al Consiglio Federale della FIGC delle 12. Perché dopo mesi passati a maturare l'unica decisione di fondo e cioeè che tutti i professionisti devono tornare in campo, sul come non si è deciso quasi nulla. Lo scrive Ciro Esposito: anche in serie A, dove almeno le certezze su date e orari ci sono, ma sulle modalità in caso di stop si naviga a vista. Anzi c'è un evidente frizione tra la stragrande maggioranza dei club che chiede lo stop alle retrocessioni e il presidente Gravina che non può avallare una simile decisione che metterebbe in crisi l'intero sistema calcistico di cui è garante. Una frizione che c'è anche con la LegaPro. La delibera dell'assemblea di Lega, che a stragrande maggioranza chiedeva la sospensione del campionato, è stata immolata da Gravina sull'altare dell'omogeneità di sistema. Posizione di indubbio valore politico ma adesso si tratta, anche senza andare troppo per il sottile, di dare risposte concrete alle società che, come la Triestina, hanno già attivato protocolli e allenamenti di gruppo con sensibili oneri finanziari e organizzativi. Si va, per motivi di tempo, verso la disputa dei play-off con la promozione delle prime tre della classifica (Monza, Vicenza e Reggina). Già ma come e quando? «Finora è successo di tutto e il contrario di tutto - dice l'amministratore unico della Triestina Mauro Milanese - ma dal Consiglio federale ora mi aspetto delle certezze: una data di inizio delle gare e quella di chiusura e poi se si giocano i play-off quale sarà il format da adottare, la griglia di partenza, cosa succede di chi eventualmente rinuncia ed entro quando deve aderire o meno e infine cosa succede delle eventuali rinunce a giocare i playout magari perché non hanno l'organizzazione, problema sollevato da non pochi club, per rispettare il protocollo sanitario. Insomma non c'è più tempo per ulteriori proroghe perché la Triestina così come tutte le società devono programmare la loro attività». A proposito di format, ma questa potrebbe anche essere questione da dibattere in Lega, è emersa in questi giorni l'ipotesi di giocare tutti i play-off in gara unica anziché su andata e ritorno. Una tanto per abbreviare la stagione ma che può essere molto penalizzante soprattutto per quelle squadre, come l'Unione, che partono da dietro. «Infatti assieme a molti altri presidenti di C - aggiunge Milanese - facciamo presente che, se proprio si deve fare una versione slim, in caso di parità si disputino gli overtime. Ma al di là delle proposte è meglio aspettare quanto emerge dal Consiglio auspicando che il buon senso abbia la meglio a salvaguardia di un sistema che comunque al più presto andrà riformato». Già perché il sistema calcio, pur sottoposto a uno stress test pesante dall'emergenza sanitaria, finora non ha dato dimostrazione di compattezza specie nella massima divisione così come in terza serie. Oggi servirà che le componenti federali affrontino con determinazione e senza tentennamenti le tante e delicate questioni sul tavolo. Perché i fatti dimostrano che club e Leghe fanno fatica a uscire dai rispettivi orticelli. E senza una serie regole precise ed attuabili, che per forza scontentano qualcuno, non se ne verrà fuori - Sarà l’ennesima estate di lavoro e speranze, quella che attende la Pallamano Trieste: con il campionato interrotto già da un bel pezzo, la palla passa di mano alla società e in primis al ds Giorgio Oveglia (intervistato dal sottoscritto per City Sport). Uno che nella sua carriera ha vinto tante sfide, dentro e fuori dal campo, e da qui sino ai primi di luglio ce n’è un’altra da vincere: quella di formare la nuova squadra. Cosa servirà per uscire dall’impasse post-pandemia? “Sicuramente dobbiamo tornare a cavalcare tutta quella serie di iniziative che si sono interrotte prima dell’emergenza sanitaria: avevamo ipotizzato un cammino comune assieme alle istituzioni, l’obiettivo era la riconferma in toto della squadra dello scorso anno. Ora dovremo cercare nuovamente di spuntarla in qualche maniera, di certo il tempo passa e sono un po' preoccupato sul futuro”. Trieste nelle scorse settimane si è posta in prima fila per una riapertura degli impianti al pubblico, naturalmente in sicurezza. “La volontà è quella di giocare con i nostri tifosi a fianco, lanciando al tempo stesso una nuova campagna abbonamenti che per la nostra sopravvivenza sarebbe indispensabile. Ma non abbiamo al momento alcun tipo di sicurezza a riguardo: di certo, preferiremmo iniziare a giocare da novembre a porte aperte piuttosto che, come invece accadrà, a settembre ma senza pubblico”. Tema sponsorizzazioni: qual è la situazione attuale? “Da premettere che il comitato “Trieste per la pallamano” si sta muovendo già da tempo per mettere delle basi solide per il futuro che verrà. Con Lucio Brandolin stiamo vedendo di chiudere alcuni accordi, è chiaro che la priorità è quella di avere delle sicurezze per il 2020/21: senza quelle è difficile programmare, lo sappiamo bene tutti. Di certo ci siamo rimboccati le maniche subito dopo il termine anticipato della stagione, aspettiamo logicamente tutta una serie di risposte”. Non un futuro semplice per Trieste, lo stesso però vale per molte altre realtà nazionali di massima serie. “Ad eccezione di Bressanone e Siena che hanno cambiato sponsor e che potranno dunque permettersi di lavorare in una certa maniera, da Bolzano in giù la quasi totalità delle società si sono ridimensionate a livello di budget. La FIGH, con il presidente Loria in testa, ha sicuramente fatto il suo per una stagione a zero tasse. Al tempo stesso però la stagione che si prospetta sarà potenzialmente di lacrime e sangue per tanti”. Da dove può ripartire la Pallamano Trieste, secondo Giorgio Oveglia? “Da un allenatore riconfermato come Andrea Carpanese che è stato in grado di lavorare bene nello scorso campionato, portando in prima squadra diversi ragazzi 2001 e 2002 del nostro settore giovanile. E c’è anche un capitan Visintin che, assieme a “Carpa”, rappresenta uno dei punti fermi della nostra realtà. Ma penso anche a tutta una serie di idee e progetti che abbiamo voglia di portare avanti: ci sono potenzialità enormi, ripartendo da uno scudetto Under 15 conquistato lo scorso anno che ci fa ben sperare per una nuova generazione di talenti biancorossi. Abbiamo margini eccezionali, ma da soli non possiamo farcela. Mi auguro si possa davvero festeggiare a settembre l’anniversario dei 50 anni di fondazione nel migliore dei modi”. Quote
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