SandroWeb Posted January 23, 2021 Report Share Posted January 23, 2021 SABATO 23 GENNAIO 2021 - Il nome di battesimo i vecchi tifosi lo avevano quasi dimenticato: lo scrive, nel suo bel pezzo di oggi su "Il Piccolo", Roberto Degrassi: Gianfranco Lombardi era Dado. Per tutti. Da sempre. E per sempre lo rimarrà.Avrebbe compiuto 80 anni il 20 marzo. Ma già da tempo si era isolato, malato, segnato dalle amarezze della vita, nell'abitazione di Cocquio-Trevisago. Rari contatti con il mondo che per 60 anni era stata la quotidianità. Scarne notizie e da parte di tutti solo deferente rispetto, come si conviene appunto ai grandi. Anche se, a provare a incensarlo, l'eventuale interlocutore avrebbe rischiato di rimediare un coloritissimo improperio, chè il Dado era di Livorno e da quelle parti mica te le mandano a dire.Era stato grande da giocatore, e non solo di stazza. C'era lui nel quintetto ideale delle Olimpiadi di Roma 1960, quelle in cui per la prima volta la pallacanestro italiana potè confrontarsi con gli inarrivabili maestri statunitensi. Era un tiratore e, come capita spesso nello sport, passato dall'altra parte della barricata non si limitò a cambiare ruolo ma anche pelle. La difesa, innanzitutto. E il gusto della sfida.Dado Lombardi per Trieste è stato la prima leggenda. Il creatore del fenomeno Hurlingham, la squadra che non è stata la più forte nella storia del basket in città ma è quella che più di tutti ha scosso Trieste facendola innamorare. Lombardi ha portato la sua Hurligham in paradiso. Una squadra di bravi ragazzi, un gruppo di amici con un onesto Usa e...Rich Laurel. Quel Laurel che il Dado non avrebbe neanche voluto ma va a sapere se era poi quello che pensava. Da livornese sapeva bluffare e avrebbe fregato il diavolo. Con quell'Hurlingham fece un miracolo in una fine febbraio del 1980. Portò i suoi leoni neroverdi in A1. Bradley, capitan Meneghel, Baiguera, Jacuzzo, Scolini, Dordei, Pieri, Floridan, Ritossa e un giovanissimo Alberto Tonut.Il paradiso durò poco e si rivelò presto un inferno. Il pasticciaccio di via Buonarroti, l'impatto di Bad News Barnes, il ritorno nel campionato inferiore. Ma a Lombardi i miracoli riuscivano bene. E la seconda volta era scritta nel destino. Pasqua 1982. Trieste, sponsorizzata allora Oece, vincendo i play-off si riappropriava della massima serie. Tornava tra le grandi, con lui, il Dado, a esultare in mezzo al parquet di Chiarbola, sudato eppure ieratico. Laurel non c'era più. Abromaitis, Bertolotti, Robinson, il flop dell'ex Harlem Campbell, Ciuch, Floridan, Valenti, Pecchi, Scolini e ancora Meneghel e quei due lì, Ritossa detto Toscia e Tonut detto Tonno, usciti dal bozzolo e signori giocatori.Lombardi avrebbe poi conquistato altre tre promozioni (Reggiana, Siena e Cantù) ma emotività e memoria non vanno a braccetto e per i tifosi di Trieste Dado sarà eternamente l'allenatore che fece impazzire una città con la sua Hurlingham.La notizia della sua morte ha colpito profondamente quelli che erano i suoi ragazzi. Rich Laurel è affranto: «Una grande perdita, si è chiuso il mio cuore. Dado è stato il mio primo allenatore in Europa e mi ha insegnato tutto. Dava la carica alla nostra squadra, ci faceva capire che tutto era possibile, anche contro Milano, anche contro le formazioni più forte. Resterà sempre nel mio cuore, il mio coach».Alberto Tonut si commuove. «Avessi potuto scegliere idealmente un allenatore cui affidare mio figlio Stefano avrei scelto Lombardi. Con lui portammo per la prima volta la squadra in A1 nell'era moderna. Certo, era un tecnico duro, esigente. Non so nemmeno io quante volte ho dovuto percorrere gli scalini del Palasport di Chiarbola...E con me l'amico Ritossa. Ma era molto più di questo. Lontano dallo stress della partite si scioglieva, scherzava, si capiva che ci voleva bene».Francone Pozzecco è stato l'assistent coach di Lombardi, dopo aver giocato ai suoi ordini. Il braccio destro e il refugium peccatorum per chi sbagliava un esercizio in allenamento. «Non aveva peli sulla lingua, Dado. Era capace di dire a brutto muso il suo pensiero ma questa era una virtù. Sembrava burbero ma un po' ci marciava sopra. Assistetti allo storico provino di Laurel, portato dal ds Zalateo. Quando vide il fisico di Rich, Dado sbottò. "Ma chi mi avete portato, questo è malato, guarda che magro, che me ne faccio di uno così". Zalateo esplose: "Dado, se non ti va bene vattelo a trovare tu l'americano", ed uscì dagli spogliatoi. E mentre Zalateo sbolliva la rabbia, dentro Lombardi se la rideva di gusto. Era fatto così. Ma era un grande e per me ha anche un altro significato. Gianmarco in serie A lo ha lanciato lui, a Livorno. Scherzando prima di prenderlo mi chiese: "Ma secondo te Gianmarco è pronto per la A?". Lo guardai: "Sei tu il coach. Io sono il papà. Arrangiati..." E scoppiammo a ridere».Domenica su tutti i campi verrà osservato un minuto di silenzio. - «Stiamo lavorando per tornare al livello delle partite contro Padova, Perugia e Sudtirol». È questo il principale pensiero di mister Bepi Pillon in vista della sfida che domani attende la Triestina a Matelica (inizio ore 15). Perché il punto è tutto lì: ritrovare quella Unione che ha saputo mettere in riga le grandi, ma che poi con il nuovo anno ha ripreso un ritmo titubante, come ha ammesso lo stesso tecnico alabardato: «Io mi aspetto sempre dei miglioramenti, giorno dopo giorno. Proprio per questo la squadra deve tornare ai livelli di dicembre: la partita col Fano non è stata buona, col Mantova è andata così così, adesso dobbiamo solo migliorare». Del resto, con un solo punto guadagnato nelle ultime due gare e le altre che non stanno certo ad aspettare allungando la classifica, serve una Triestina che osi di più rispetto a Mantova. Insomma l'obiettivo di domani può essere solo quello di tornare da Matelica con i tre punti, come ammette lo stesso Pillon: «Ma noi cerchiamo in ogni partita la vittoria, alle volte ci siamo riusciti, purtroppo ultimamente non è successo. Ma andiamo là e ce la giochiamo, andiamo per fare battaglia e cercare fino all'ultimo secondo di vincere la partita, sapendo però che non sarà facile». In effetti il Matelica sta facendo un buon campionato, è una delle matricole terribili del girone e si trova solamente un punto sotto alla Triestina in classifica. Pillon prova a tracciare un ritratto della compagine marchigiana, che vive sulle ali dell'entusiasmo della neopromossa, ma vanta anche precise qualità di squadra: «Sappiamo che troveremo una squadra molto dinamica - dice il tecnico alabardato - che corre molto e che ha grande entusiasmo, perciò sarà una partita non semplice su un campo anche piccolo. Il perché del suo buon campionato? C'è un mix di tutto, nel senso che hanno una squadra che sì viene da una categoria inferiore, ma che al suo interno ha individualità importanti, alcuni giocatori davvero di livello. Dobbiamo andare lì con la massima attenzione e tanta concentrazione, perché sarà una partita tosta». Certo non aiuta il fatto di essere in perenne emergenza come uomini a disposizione: domani non ci saranno Capela, Rizzo e Litteri ancora infortunati, Paulinho che è ancora lontano dal rientro, Giorico che è squalificato, mentre Lodi ha appena salutato la compagnia. Di fatto a centrocampo i disponibili sono davvero risicati, come ammette lo stesso Pillon, che rivela come anche il capitano sia in dubbio: «Ho ancora un giorno e mezzo per riflettere, per vedere come giocare. Abbiamo chiaramente delle difficoltà, solo due-tre centrocampisti a disposizione, devo valutare bene tutte le cose e fare poi delle scelte. Abbiamo anche Lambrughi in dubbio per un problema al ginocchio, ma noi dobbiamo andar dritti per la nostra strada. Chi gioca gioca, dobbiamo pedalare, correre e cercare di fare il meglio possibile». Quanto a Lambrughi, ieri il capitano ha effettuato tutta la seduta, pur non forzando, ma a fine allenamento ha avuto questo risentimento che ovviamente sarà da valutare stamane nella rifinitura, che precederà la partenza per le Marche Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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