SandroWeb Posted August 12, 2024 Report Posted August 12, 2024 LUNEDÌ 12 AGOSTO 2024 Coraggio e autostima di certo non mancano a Denzel Valentine, l'esterno statunitense ex Nba che completa il roster della Pallacanestro Trieste. Come scrive oggi Roberto Degrassi su "Il Piccolo", quando arriverà al PalaTrieste troverà pronta per lui una maglia biancorossa numero 45. Quello che ha accompagnato tutta la sua carriera. Qui, del resto, non troverà nessuno a contenderglielo. Diamolo per acquisito. Ma proprio a quel numero è legato una delle pagine più singolari della sua carriera, perchè se qui il 45 non se lo fila nessuno, nella tappa più importantedell'esistenza cestistica di Valentine ha osato sfidare il confronto con una leggenda. Anzi, la leggenda. Perchè se ti capita di giocare nei Chicago Bulls devi essere un incosciente per andare a scomodare qualcosa appartenuto a Michael Jordan. D'accordo, se pensiamo a un'immagine di Jordan non possiamo che vestirla con l'iconico numero 23, quello scelto ai tempi dell'high school visto che il preferito - il 45, guarda caso - era già stato bloccato dal fratello Larry. E allora MJ decise di dimezzare, arrotondando. E con il 23, indossato a Chicago dal 1984 al 1993, vinse tre anelli Nba e per sette volte la classifica marcatori. Numero iconico che dopo l'annuncio del ritiro da parte di Jordan in seguito alla morte del padre, venne congelato dalla franchigia. Dopo la parentesi nel baseball, Jordan annunciò il ritorno al basket nel 1995. Sempre con i Bulls, ma per suggellare la sua seconda vita scelse proprio il caro vecchio 45. Per 22 partite, sufficienti però per consegnarlo alla storia e alle memorabilia di Jordan. E la storia pareva finire qui. Finchè... Ventuno anni dopo, Denzel Valentine, scelto da Chicago, annunciò che avrebbe indossato il numero 45, lo stesso di quando giocava per Michigan State. Decisione impegnativa, dopo Jordan e prima di lui quel numero era stato indossato già da qualche altro giocatore ma, a dirla tutta, non aveva nemmeno portato troppa fortuna. Sette partite Shirley, 20 oscure gare Luke Schencher, sei incontri Rasual Butler. Comparsate, ricordi riemersi solo quando è stata annunciata la scelta da parte di Valentine, non fosse altro perchè era approdato ai Bulls con ben altre credenziali rispetto al terzetto di prima. In fondo era pur sempre la prima scelta di Chicago nel 2016, pick 14. Per evitare le accuse di sacrilegio, il neobiancorosso si affrettò a raccontare la genesi della sua passione per il 45. Di motivi ne aveva addirittura tre. Un omaggio alla madre scomparsa, un tributo a Arian Dantley che portava quel numero quando aveva frequentato la Deatha High School (la stessa dove aveva studiato Valentine) e soprattutto il 45 veniva portato da papà Valentine, che di nome fa Carlton, quando aveva giocato con Michigan State, qualche lustro prima del rampollo. Potenza dei social, molti tifosi dei Bulls non la presero bene. Come osava quel rookie appropriarsi di qualcosa appartenuto al Divino? Per qualche settimana affidarono a Twitter numerose piccate rimostranze. Poi, il caso finì. E da Chicago fino a Trieste Denzel Valentine si tiene stretto il suo 45. - «Vincere o imparare». È una legge non scritta dello sport e anche del calcio. Si impara dalle sconfitte più che dalle vittorie. Impara chi riesce a gestire le situazione con razionalità e umiltà. Lo scrive oggi Ciro Esposito: la sconfitta della Triestina nella prima prova ufficiale in Coppa Italia contro l'onesto Trento può essere salutare, se lo staff tecnico e la società sapranno leggere quello che la squadra ha fatto vedere sull'erba del Rocco. Prima di tutto il ko su rigore, che avrebbe potuto concretizzarsi negli eventuali overtime o rigori non deve lasciare strascichi depressivi nemmeno nella tifoseria. Uscire dalla Coppa non aiuta in questa fase della stagione perché le partite ufficiali sono il miglior allenamento possibile. Però la prestazione piuttosto balbettante era da mettere in preventivo. Santoni sta lavorando da poco più di un mese come gli altri. Ma ,a differenza del Trento, la Triestina è appena nella fase di assemblaggio e un mese non è nulla per far digerire le idee di calcio del mister. Di mesi ce ne vogliono almeno due o tre per mettere a punto il motore della squadra. La scelta della società è stata chiara, ponderata a primavera e realizzata a maggio. Si punta su un allenatore preparato ma neofita della C. La conseguenza è che per costruire serve tempo, altro che un mese. Un anno fa l'esperienza di Tesser bruciò le tappe ma quella pagina è stata voltata in modo traumatico. Nel match con il Trento (seconda sconfitta con una compagine di C dopo l'allenamento con la Torres) si è vista a sprazzi l'idea di Santoni del possesso palla. Molto a sprazzi e con scarsa incisività negli ultimi venti metri. E poi le squadre di C, specie al Rocco, aspettano e si compattano. Così ha fatto il Trento senza barricate, e con questo atteggiamento Santoni dovrà fare i conti. Il collettivo va plasmato ma non può prescindere dalle capacità individuali. Quale Triestina è scesa in campo sabato? La difesa è di fatto quella che l'anno scorso ha fatto acqua specie nel ritorno con Struna leader designato e senza Malomo (invitato ad andarsene) la cui carica energetica spesso ha compensato un fisico non più integro. L'unico upgrade di peso sembra essere Roos tra i pali. Bijleveld è un da scoprire a sinistra, Voca deve crescere, Correia (se resta) è una delle poche certezze. Davanti a parte la costante crescita dell'ormai veterano El Azrak, Vertainen giocava per la prima volta da puntero, Jonsson idem dietro la punta, Vicario è tatticamente giudizioso ma al momento non esplosivo. E poi manca almeno un centrale dietro, un esterno e forse un attaccante. E ancora contro il Trento non c'era Attys e D'Urso ha fatto un quarto d'ora. Insomma l'Unione di sabato era piuttosto lontana da quella che i tifosi dovrebbero vedere in campo tra due-tre settimane. In questo lasso di tempo il dg Menta e il ds Donati dovranno dimostrare di avere capacità (e denari) per completare il puzzle. C'è poco da fare, i giocatori migliori in questo assurdo mercato si pescano sul finire della sessione. Gli allenatori imprecano ma così è. Per questo la programmazione è fondamentale. Per puntare in alto l'ossatura devi avercela in casa e in questo senso alla Triestina l'ultima stagione è servita pochino (specie con un modo nuovo di giocare). E poi la dirigenza deve anche fare gli eventuali tagli (Fofana, Celeghin lo stesso Vallocchia ci sono ma sono utilizzati con il contagocce). I tasselli mancanti poi sarebbe bene avessero quella carica energetica (o cazzimma) fondamentale in terza serie. Il Mantova, visto che l'accostamento sembra piacere, era sì un gran collettivo ma aveva uomini come Burrai, Muroni, Galuppini. Insomma è il momento clou della fase estiva e la dirigenza tecnica faccia il suo gioco, Santoni lavori in serenità, i giocatori si applichino al meglio. Tra due settimane sarà campionato. Il match con l'Arzignano o la trasferta con la Clodiense non sono due appuntamenti da vita o morte. Ma sono partite da giocare con consapevolezza e umiltà. Anche perchè se l'obiettivo è stare in alto sarebbe opportuno non perdere subito troppo terreno. Quote
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