SandroWeb Posted November 7, 2024 Report Posted November 7, 2024 GIOVEDÌ 7 NOVEMBRE 2024 - Denis Godeas (intervistato oggi da Antonello Rodio sul quotidiano locale) è il giocatore che ha segnato di più nella storia della Triestina, con la maglia alabardata ha vissuto tante stagioni in periodi diversi e anche lui si è trovato a lottare per la salvezza, proprio come l'Unione attuale. Ma al contrario di questa che ha una società sana alle spalle, in passato il bomber l'ha dovuto fare con società allo sbando e con presenze particolari, come Tonellotto o Aletti, o con la squadra in mano al curatore fallimentare. Godeas, che differenza c'è a lottare per la salvezza in un contesto societario solido o in uno disastrato come era capitato a lei? «È vero che a Trieste ho lottato per la salvezza con problemi societari di ogni tipo, ma in altre piazze l'ho fatto con realtà invece più sane e solide, dove però sapevi dall'inizio che le risorse erano poche e che l'obiettivo era quello di soffrire. Insomma eri già mentalizzato su quella che era la tua stagione». Nella Triestina attuale invece? «Bisognerebbe conoscere bene le dinamiche dall'interno, ma c'è qualcosa di totalmente anomalo. Io faccio il ragionamento di un tifoso medio e vedo che è molto strano per una società che ha così tante risorse ritrovarsi inaspettatamente in questa situazione, è come se la Juve fosse ultima in serie A. Quando sbagli una stagione puoi scendere di 4-5 posizioni, diciamo di 10 punti, non passare dalla lotta per il vertice a fanalino di coda». Ma gli stimoli di un giocatore cambiano se lotta per la salvezza con alle spalle una società solida o meno? «Qualcosa può cambiare ma poco, qui il vero problema è che la rosa non è adeguata, manca di qualità, alcuni giocatori non sono di categoria. E l'aggravante è aver speso tanto per allestire una rosa del genere». Come è potuto succedere? «Alla squadra dell'anno scorso che conoscevo bene, nella parte iniziale con Tesser mancavano uno o due giocatori per vincere il campionato. Quello che accade quest'anno è inspiegabile: avere questo grande potere economico e ritrovarsi in coda spiazza completamente il tifoso». Qual è il più grande problema di questa Triestina? «Lo scorso anno si è presentata con Lescano, che sarà anche un giocatore dalla gestione complicata ma è uno che i gol li faceva. E un attaccante lo giudichi dai gol, non dalla simpatia. Quest'anno ho visto cinque-sei partite dalla tv e obiettivamente ho sempre notato tanta fatica a far gol. C'è qualcuno che in prospettiva potrà fare qualcosa, ma qui i gol non si fanno mai, la sensazione è che per farli devono incrociarsi tre pianeti o capitare proprio nella giornata buona». Quindi la vede grigia? «È impossibile salvarsi se questi restano i numeri, soprattutto rispetto a quello che la squadra produce. Non parlo nello specifico di attaccanti, il vero problema è la fase offensiva, che è improponibile e non è da categoria. Ed una questione di qualità dei giocatori. Non invidio l'allenatore, farlo in queste condizioni è davvero dura». A proposito di Clotet, che ne pensa? «Me ne hanno parlato molto bene, è un tecnico valido, moderno e con buone idee. Può dare sicuramente una mano, ma in campo non ci va lui e la squadra purtroppo non ha qualità». E lei invece dopo Sistiana è fermo? «Ho avuto delle proposte ma sulla falsariga di quella vissuta, invece vorrei fare qualcosa di diverso e per la quale mi sento più adeguato. L'annata a Sistiana per me è stata preziosa e formativa, sono contento di averla fatta, ma non devo allenare per forza, ora posso aspettare e permettermi di scegliere il contesto giusto» - Da Rieti, dove sta vivendo la sua ultima stagione in esilio prima di riavvicinarsi a casa, Marco Spanghero (intervistato da Lorenzo Gatto su Ilp Piccolo odierno) vive da spettatore interessato la vigilia di Trento-Trieste, big match di una settima giornata che dopodomani, alla "It Quotidiano Arena" di via Fersina, metterà in palio il primato in classifica. A Trieste è nato e ha mosso i suoi primi passi della carriera, a Trento ha giocato per tanti anni e ha deciso di vivere costruendo con Francesca una bellissima famiglia che si è allargata con l'arrivo della piccola Camilla. Tifoso di entrambe le squadre, osservatore neutrale di una sfida che promette scintille opponendo le due realtà che, assieme all'altra neopromossa Trapani, stanno giocando la miglior pallacanestro di questa serie A. «Mi aspettavo di trovarle nel gruppo di formazioni all'inseguimento, assieme a Trapani, Venezia e Tortona, di Olimpia Milano e Virtus Bologna e invece le ritrovo ai primi posti della classifica. Con grande merito, va detto: credo che in questa prima parte della stagione sono le squadre che, in assoluto, hanno mostrato le cose più interessanti di questo campionato. Un'idea di gioco chiara, una gestione del gruppo ben definita, una spiccata identità e chimica di squadra sin dalla prima giornata». LE CARATTERISTICHE DI TRIESTE «Jamion Christian ha in mano un quintetto che fa paura- sottolinea Marco - credo che a livello di starting five siano poche le squadre che possono reggerne l'urto. Colbey Ross è un top player assoluto, Valentine ha un passato nell'Nba che parla per lui, Markel Brown ha fatto sfraceli sia lo scorso anno a Napoli che due anni fa a Varese. Sotto poi ha due super giocatori come Uthoff e Brooks. Uthoff mi piace tantissimo, può giocare in ruoli diversi e giostrare anche da esterno, Brooks è rinato rispetto alle stagioni di Venezia ed è in assoluto l'ago della bilancia di questa squadra. In più escono dalla panchina giocatori italiani che possono incidere e fare la differenza. Ruzzier lo conosciamo, hanno finalmente capito come far giocare Candussi, Campogrande, Bossi e Deangeli possono essere utili e dare una mano». IL LAVORO DI GALBIATI Nel primo posto di Trento e nell'imbattibilità di una squadra che sembra non avere punti deboli c'è senza dubbio la mano del tecnico italiano. «La bravura del coach- l'analisi di Spanghero- è consentire ai suoi giocatori di sbagliare. Lo vedo soprattutto con i giovani, Ellis e Niang stanno in campo e crescono. Poi è chiaro che in queste sei vittorie consecutive c'è la forza di un gruppo importante. Contro Milano ma anche nel match di coppa vinto contro Badalona, l'impatto di un collettivo che non si arrende mai è stato fondamentale. Lamb e Ford sono due nomi importanti, gli altri americano e Zukauskas sono giocatori di livello. Ma come per Trieste, più che il valore dei singoli, sta facendo la differenza la forza del collettivo». Trento e Trieste dureranno fino alla fine? «Domanda da un milione di dollari- conclude il play-maker triestino- Se mantengono questo livello di gioco direi che non vedo perchè non dovrebbero mantenersi a questi livelli. Sono e saranno avversarie scomode per tutti coloro vorranno confrontarsi al vertice della classifica. In una stagione particolare, nel corso della quale Milano e Bologna, per motivi diversi, non dominano come ci si potrebbe aspettare, credo ci possa essere spazio anche per qualche sorpresa». Quote
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