SandroWeb Posted November 2, 2020 Report Share Posted November 2, 2020 LUNEDÌ 2 NOVEMBRE 2020 - Un week-end senza basket giocato: è stato quello che in casa Allianz ci si è messi alle spalle dopo il rinvio del match con Cantù, un ambito che ha permesso a Mario Ghiacci - la cui intervista è oggi su Citysport.news - di riflettere sul momento della squadra biancorossa ma anche sullo status quo di una serie A italiana che vive con particolare interesse (con annesso briciolo di preoccupazione) il ritorno del problema Covid-19 nel massimo campionato. Presidente, facciamo un passo indietro a giovedì scorso, precisamente all’Assemblea di Lega: ci si immaginava qualche notizia “forte” al di là dell’approvazione del bilancio consuntivo. E invece non è arrivato nessuno “scossone”. “Se tutto questo riguarda un eventuale stop del campionato paventato da qualche rumour, posso dire che nessuna società ha in questo momento l’intenzione di volersi fermare anticipatamente. Alla luce dei dati che ci sono oggi sul fronte dei contagi, è chiaro che il tutto non dipende da noi e la speranza è che non ci siano future chiusure forzate come accaduto la scorsa primavera. Cerchiamo di fare le cose nel modo migliore possibile, stiamo gestendo la situazione discretamente bene, ma naturalmente ci sono tante variabili da tenere conto nell’immediato futuro”. Pensiamo per un momento alla situazione più complessa, ovvero a quella di un nuovo lockdown: si potrà poi eventualmente ripartire? “La pandemia c’è e dobbiamo renderci conto che dobbiamo subirne nuovamente le conseguenze, a distanza di mesi. Come uomini di sport dovremo essere reattivi nel modo giusto, ma credo che questa situazione valga per tutti. Andiamo intanto avanti per la nostra strada senza guardarci dietro, ci comporteremo di conseguenza: al momento credo sia prematuro ipotizzare potenziali scenari”. Passiamo alla squadra: non è stato un inizio di stagione semplice da gestire, con tutti gli infortuni occorsi. “Siamo stati bravi secondo me a intervenire prontamente in una situazione di necessità. In fin dei conti abbiamo giocato solamente una partita ufficiale con il roster al completo, dovevamo fare un piccolo investimento a tempo determinato per mandare in campo una squadra il più possibile completa. È rientrato da poco Henry, nelle prossime ore riavremo anche Cavaliero e Udanoh, poi arriverà il momento di fare delle scelte che necessariamente saranno di natura economica”. È dunque da scartare un eventuale passaggio in corso d’opera dal “5+5” al “6+6”, guardando anche agli ultimi innesti di mercato? “Lo escludo categoricamente”. Sin qui il campionato ha fatto vedere tanto equilibrio in campo dal punto di vista tecnico: se lo aspettava? “Buona parte delle società hanno costruito delle ottime squadre, è innegabile: credo che il mercato della scorsa estate abbia delineato come la costruzione dei roster sia stata fatta basandoci un po’ tutti su un futuro che ci avrebbe dovuti portare verso la normalità. Cosa che invece, stando a quanto vediamo, non sarà così. Spero che non subiremo un’eventuale depressione economica, dovremo essere bravi a reagire a questo qualora dovesse accadere”. Come vive personalmente questa nuova situazione di incertezza? “Sono sinceramente molto preoccupato per il futuro. Le certezze che abbiamo avuto degli ultimi anni non le abbiamo più, nel mondo del basket grandi aiuti economici non ne abbiamo avuti sin qui se non a livello di dilazioni. Per fortuna, a parte un piccolo calo, non c’è stata disaffezione da parte dei nostri sponsor che ringrazio per il supporto. Sono invece molto dispiaciuto sul fronte del pubblico, che rappresenta una voce importantissima all’interno del nostro bilancio. Avremmo voluto riavere i nostri tifosi al palazzo in maniera costante, purtroppo al momento possiamo avere solamente che partite a porte chiuse. Viviamo nella speranza che la situazione migliori al più presto, ma lo ripeto: è un qualcosa che non dipende da noi”. - È pur sempre vero che i pareggi non sono da buttare neanche da quando la vittoria vale tre punti. I punticini raccolti qua e là alimentano le strisce positive e l'Unione è arrivata a quota quattro. Però - come scrive oggi Ciro Esposito su "Il Piccolo" - ci sono pareggi strappati con i denti e altri con rimpianti. E una squadra come la Triestina, che punta al salto di categoria, non può permettersi più di tanto di rimpiangere occasioni perdute. E stavolta la squadra alabardata, quanto a chance non raccolte, ne ha collezionate due consecutive. Vale la pena analizzarle per comprendere se vi sia una denominatore comune che il lavoro di Gautieri può correggere in corsa. PARTENZE FORTI Nelle prime partite della stagione la Triestina aveva evidenziato un difetto di approccio del match anche quando erano arrivate le vittorie (per esempio con il Ravenna). Ritmo troppo compassato in avvio e conseguente sofferenza sul pressing avversario soprattutto a centrocampo. Nelle ultime uscite questo trend è cambiato sia per l'atteggiamento dei giocatori ma anche per la presenza di peso e fisicità sulla mediana con l'inserimento di Calvano e il maggior utilizzo di Giorico a discapito di Lodi. Il problema è che sia con la Virtus Verona, così come sabato ad Arezzo, la buona partenza, che ha prodotto un vantaggio nel risultato, è stata vanificata da un secondo tempo interpretato con il freno a mano tirato. L'IDENTITÀ È come se la Triestina vivesse un processo dissociativo. Sul piano fisico e tecnico è una squadra al top nel girone e Gautieri ha sempre portato avanti l'idea di un gioco propositivo con tante palle-gol create. Così è successo con davanti tre giocatori in linea e meglio ancora contro i toscani utilizzando Petrella alle spalle dei due attaccanti. L'Unione per una mezz'ora, oltre a segnare due gol, ha dominato la squadra aretina. Poi un errore grossolano ha fatto risorgere gli avversari. Ma nella ripresa, forti comunque del vantaggio, era lecito aspettarsi una Triestina dominante sul piano del gioco. E invece gli alabardati non hanno mai tirato in porta.LA PANCHINA Certo il tecnico può fare poco se Rapisarda passa il pallone all'attaccante avversario ai venti metri. Però un gruppo forte, con ambizioni e ancora in vantaggio ha tutte le carte per presentarsi, almeno in avvio di ripresa, con le idee chiare su come affondare l'avversario o comunque su come non concedergli spazi. E invece la Triestina ha dato l'impressione di voler solo gestire, cosa che peraltro finora non sembra essere nelle sue corde. E se i giocatori hanno questa tendenza è l'allenatore a dover cercare in tutti i modi di correggerli. Magari, come spesso accade, anche con l'utilizzo dei cambi. Potrebbe essere una questione di tenuta atletica ma è più probabile che qualcosa scatti nella testa dei giocatori. La conseguenza è la distanza eccessiva tra i reparti, le giocate non precise in suggerimento e appoggio, la distrazione nella marcatura.Dalla panchina, e questo è un dato da tenere in giusto conto, al momento possono entrare giocatori per diversi motivi in rodaggio. Lo staff sa meglio di tutti quali siano le condizioni del singolo ma la rinuncia a Petrella ispirato per un Boultam con pochi allenamenti nelle gambe è un azzardo (c'è anche Maracchi). Quando saranno recuperati alcuni giocatori importanti (vedi Procaccio e Sarno) l'asticella sarà certamente più alta.STARE IN SCIA Ma adesso è il momento di non perdere terreno dalle zone alte. Gli ultimi due pareggi, sommati agli scivoloni con Matelica e Legnago non consentono ulteriori distrazioni. Gautieri deve fare leva sullo spirito e sulla predisposizione a creare occasioni costruito a gennaio, proseguito nei play-off e che finora si è visto solo a singhiozzo anche nei momenti d'emergenza. Il campionato è ancora lungo (ammesso che si vada avanti) ma la personalità di squadra, manovriera o concreta che sia, deve già mettere radici e consolidarle partita dopo partita. Altrimenti si rischia la confusione che non è certo la miglior compagna per un gruppo e una società che ha ambizioni. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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