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GIOVEDÌ 15 AGOSTO 2024

- Della città era già innamorato, della Triestina gli piaceva tutto già lo scorso anno, adesso c'è anche un tecnico come Santoni che sente come molto affine al suo modo di giocare: con queste premesse, il ritorno in alabardato di Christian D'Urso (intervistato oggi da Antonello Rodio per "Il Piccolo") era quasi inevitabile.

D'Urso, come è nato questo ritorno a Trieste?

«Diciamo che da entrambe le parti c'era la voglia di tornare a collaborare insieme, per cui concludere l'operazione è stato abbastanza semplice».

Rispetto allo scorso anno però l'arrivo è a titolo definitivo: una novità importante, vero?

«Sì, l'apprezzo tanto e ringrazio la società per la fiducia. Non posso che essere contento, anzi lo dico chiaramente perché non l'ho mai detto pubblicamente: a me fanno impazzire Trieste come città e la Triestina come organizzazione del club, per cui sono davvero felice».

Eppure lo scorso anno non andò tutto liscio, nella seconda parte di stagione giocò poco: cosa accadde?

«Vero, nella prima parte tutto era andato alla grande. Poi il nuovo mister Bordin aveva una visione del calcio diversa, ma siamo professionisti e ho accettato le sue scelte senza protestare, allenandomi sempre regolarmente. Alla resa dei conti però per due mesi e mezzo sono un po' scomparso e mi è dispiaciuto non poter dare il mio apporto per tutto l'anno. Anche perché non giocando ho perso condizione e non l'ho più ripresa, anche nei play-off non potevo essere al meglio».

Ritorna in una Triestina con tante novità: che squadra sta nascendo?

«Manca ancora qualche pedina, ma i nuovi giocatori mi piacciono, sono molto forti. Anzi mi sbilancio: alcuni sono proprio fuori categoria. Queste le mie prime impressioni, poi nel campionato vedremo ma la sensazione è che siamo a un livello molto alto».

E del nuovo mister Santoni che ne pensa?

«Che finalmente ho un allenatore a cui piace giocare sempre la palla a terra e il cui gioco ha anche degli sviluppi diversi dal normale. Sono davvero contento di lavorare con questi nuovi concetti, effettivamente pochi nella mia carriera mi hanno chiesto quello che chiede lui. Sono curioso ed entusiasta».

Il ruolo che le propone le piace?

«Sì, perché io sono nato mezzala e poi diventato trequartista, e comunque essendo per natura una squadra più offensiva, sono più proiettato verso l'attacco. Mi piace molto quel ruolo, diciamo che quello che il mister chiede sono cose belle da applicare sul campo, che danno soddisfazione».

La sua condizione?

«Purtroppo quest'estate ho avuto dieci giorni di febbre che mi hanno fatto saltare quasi tutto il ritiro col Cosenza, ma ora sto lavorando molto bene, sono a buon punto e con le amichevoli acquisisco anche più minutaggio. Conto di essere in condizione per la prima di campionato».

Con il Trento si è vista una squadra ancora imballata: è normale?

«Siamo dispiaciuti di essere usciti dalla Coppa, ma queste partite di inizio stagione dicono veramente poco sul percorso che si farà poi in campionato. Avevamo anche tante assenze, per cui siamo dispiaciuti ma non preoccupati, stiamo ancora assimilando meccanismi e concetti».

Che girone sarà?

«Credo che il Vicenza sarà la rivale principale, seguita da Padova e Feralpisalò. Ma ovviamente in questo gruppo al vertice puntiamo a esserci anche noi»

- Un mercato scoppiettante ha regalato alla serie A una Pallacanestro Trieste che si candida a essere una delle sorprese del prossimo campionato. Budget importante per una società che non vuole accontentarsi di recitare un ruolo da comparsa. Lo scrive oggi Lorenzo Gatto: l'input che i soci del gruppo Cotogna, con particolare riferimento a Paul Matiasic, hanno dato a Michael Arcieri è stato chiaro e i quasi due milioni di euro netti investiti sul parco giocatori ne sono la diretta testimonianza.

Trent'anni dopo la partenza di Stefanel, Trieste è tornata sul mercato da protagonista. E a un ex di quella Stefanel, l'attuale direttore sportivo e responsabile scouting della Reyer Venezia, Mauro Sartori, abbiamo chiesto un parere sulla nuova creatura biancorossa e più in generale sulla prossima serie A.

«È passata una vita dagli anni trascorsi sul parquet di Chiarbola ma l'affetto per la Pallacanestro Trieste non è mai cambiato – racconta Sartori – così come l'abitudine a seguirne i risultati. Posso dare un giudizio da esterno e dunque parziale, ma c'è effettivamente l'impressione che la società abbia speso di più rispetto alle ultime stagioni. Ricordo due anni fa, in chiusura di mercato, Marco Legovich stava cercando il pivot e parlando con lui mi disse che la cifra a disposizione per scegliere l'ultimo giocatore era davvero bassa. Quest'anno le cose sono andate diversamente, basti pensare che Arcieri ha chiuso la squadra con l'arrivo di Valentine. Trieste si candida a essere una spina nel fianco per tutte le sue avversarie, credo che nella prossima stagione abbia le carte in regola per competere a un buon livello».

Squadra costruita sulle certezze di un parco esterni affidabile, con una coppia di lunghi tutta da scoprire.

«La squadra mi piace – continua Mauro – anche Johnson, forse il nome meno conosciuto, ha caratteristiche che per la pallacanestro di oggi possono essere importanti. È un giocatore che occupa l'area, capace di correre, passa la palla e sa farsi trovare pronto sugli scarichi. Credo sarà un elemento in grado di inserirsi bene nel sistema di gioco triestino».

Analizzando la prossima serie A, l'impressione di Sartori è quella di un campionato che dietro le big proporrà una stagione all'insegna dell'equilibrio.

«L'arrivo dell'ambiziosa Trapani ha decisamente alzato i costi di un mercato mai "generoso" come in questa stagione. Trapani ma non solo, ci sono tante società che hanno investito. Difficile, di conseguenza, pensare a quello che potrà essere il ranking: Milano e Bologna restano le regine poi, dietro a Venezia e Tortona vedo un gruppone di squadre che partono alla pari. Penso a Reggio Emilia, Trento, Treviso e via via le altre: difficile individuare una squadra materasso».

Per la Reyer, si prospetta il solito campionato che nasce con l'obiettivo di insidiare le regine del campionato.

«L'idea è quella di confermarci in serie A provando a fare un po' meglio in Europa: lo scorso anno abbiamo avuto un percorso un po' accidentato con il problema Caboclo e i tanti infortuni. Quest'anno speriamo di trovare un po' di continuità».

E p er i tifosi triestini, l'arrivo a Valmaura della Reyer Venezia il prossimo 29 dicembre, sarà una sorta di rimpatriata.

Con Mauro Sartori ed Eugenio Dalmasson ex sugli spalti e il tris composto da Alessandro Lever, Jordan Parks e Juan Manuel Fernandez avversari sul campo.

«Effettivamente in tanti siamo passati a Trieste, per tutti noi sarà davvero piacevole tornare e riabbracciare il caloroso pubblico biancorosso».

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