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Perfetto allora speriamo che siano stati bravi, certo che la fideiussione non l'abbiano presa da Cellino o Antonini ecco su quello un po tremo
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Piccolezze nell'iscrizione non ci sono: La fideiussione è buona o non è buona. La rateizzazione con il fisco va bene o non va bene. Gli stipendi sono stati pagati o non sono stati pagati. Lo concessione dello stadio è conforme o non è conforme. Poi se mi dici che per esempio manca - sparo a caso - l'ok dei VdF, quello lo puoi integrare ma non vieni penalizzato. Quindi possibilità di ulteriori penalizzazioni a questo punto non dovrebbero esserci.
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Da atleticoiero · Inviato
Come no, si può tranquillamente spostare la dicussione -
Da atleticoiero · Inviato
Il secondo problema, più di natura tecnico/tattico e di "filosofia calcistica", rimanda alla peculiarità e all'insularità del nostro calcio che già negli Anni Trenta aveva conosciuto uno sviluppo assolutamente anomalo nel panorama calcistico europeo (e di grandissimo successo). Sostanzialmente la scuola calcistica italiana è una scuola ibrida che si basa su tre grandi caposaldi: - Grande attenzione alla fase difensiva (di fatto tutto il calcio mondiale post Anni Sessanta e post WM viene influenzato dalla nostra scuola). - Preponderanza di calciatori specialistici e non eclettici o "senza ruolo", nel nostro calcio ogni calciatore ricopre una funzione precisa, negli altri paesi europei (ed in Sudamerica) il ruolo coincide semplicemente con la posizione in campo. - Schieramenti di gioco mai simmetrici (eravamo gli unici al mondo a giocare con la coppia marcatore/fluidificante e tornante/seconda punta). Questo modo di intendere si rivela immediatamente vincente sul breve periodo (negli Anni Sessanta dove eravamo all'avanguardia del mondo) ma pieno di controindicazioni sul lungo periodo. Inoltre il nostro calcio fraintende completamente la lezione del Calcio Totale, sia apologeti che detrattori: per il 90% dei calciofili italiani l'Ajax e l'Olanda hanno imposto in Europa il "calcio atletico" quando basta leggersi l'ultima autobiografia di Crujiff per avere tutto un altro quadro. Cruijff infatti ringrazia Michels perché gli ha insegnato "a correre poco e bene" e che la grande rivoluzione riguarda l'interpretazione e la copertura degli spazi nonché l'utilizzo di giocatori veramente poliedrici e polivalenti capaci di interpretare INDIVIDUALMENTE e non COLLETTIVAMENTE entrambe le fasi di gioco (concetto molto importante) simultaneamente, fatto che cozza completamente contro l'impostazione del calcio italiano rimasto ad una bipartizione molto forte tra fase difensiva ed offensiva. Questo fraintendimento si amplifica fino ad estreme conseguenza con Sacchi, il "profeta" che ha insegnato il calcio dell'Ajax agli italiani quando il calcio di Sacchi non c'entrava veramente una mazza con quello di Michels e Crujiff. Era infatti un calcio di stampo COLLETTIVISTA molto simile a quello belga o a quello delle squadre dell'Est Europa basata su un rigido funzionalismo, quindi Sacchi mantiene il punto 1 ed il punto 2, solamente declinati in modo diverso (pressing e baricentro alto) ma cancella completamente il punto 3 perché schierando una squadra a zona e in modo simmetrico si faceva terra di pipe di tutti i grandi specialisti che produceva il nostro calcio. Un Gentile nel modulo di Sacchi si sarebbe depotenziato, non sarebbe stato Gentile perdendo le sue caratteristiche migliori di marcatore, Antognoni avrebbe giocato davanti alla difesa nel 4-4-2, Conti sarebbe stata una seconda punta e non un'ala, Baggio sarebbe stato incollocabile e così via. Con questo modo di intendere il calcio gli unici giocatori collocabili sarebbero stati i "gregari", anche di lusso alla Tardelli oppure, gli Oriali, i Benetti, Marini, ecc. Curiosamente nello stesso periodo Crujiff da allenatore all'Ajax attua l'esatto processo opposto: sempre nella sua autobiografia si può leggere che lui odia gli schieramenti zonati e simmetrici, e afferma che il calcio olandese negli Anni Ottanta era stato rovinato dal 4-4-2 in linea, applicato dal 90% delle squadre. Così lui decise di ripristinare il libero (curiosamente il ruolo più importante secondo lui), le marcature a uomo integrali (sia in difesa che a centrocampo) adottando il suo celebre 3-4-3 che poi è stato il modello di riferimento del Barcellona. La grandissima differenza è che Crujiff, da buon epigono del calcio totale, non si basava su specialisti ma su calciatori veramente eclettici e polivalenti, senza ruolo, in grado di giocare in ogni zona del campo. Il problema nasce quando l'impianto sacchiano, a partire dagli Anni Novanta, viene strutturato in maniera verticista nei settori giovanili italiani: smettiamo di produrre giocatori di talento mentre continuiamo a sfornare principalmente gregari, più o meno di lusso (mediani, esterni di fascia, punte sgobbone, ecc.) mentre in difesa l'impostazione precoce della zona impoverisce la nostra tradizione di marcatori. Invece le innovazioni di Sacchi, pur se moderate, sono estremamente benefiche per le nostre squadre maggiori che grazie al nuovo approccio metodologico e alle innovazioni (seppur riviste) sacchiane vincono tutto tra gli Anni Novanta e i primi Anni Duemila. Lo stesso trionfo dell'Italia nel 2006 lo vedo molto legato a questo processo, non a caso Lippi è stato il tecnico italiano che meglio a interpretato questo "cambio di mentalità" nel calcio italiano. Il problema è che anche in questo caso vinciamo molto subito ma ci riveliamo perdenti sul lungo periodo. Questo perché la rivoluzione di Crujiff attecchisce in Spagna: gli iberici non rinunciano al possesso palla e al gioco orizzontale, loro caratteristiche distintive, ma producono giocatori polivalenti e "senza ruolo" tecnici e dal baricentro basso un po' in tutte le posizioni del campo. Poi questi cambiamenti iniziano ad attecchire anche in altri paesi europei (Francia, in parte Portogallo, Germania ed Inghilterra). Noi in Italia invece continuiamo a mantenere un impostazione di squadra squisitamente sacchiana: grande enfasi sul collettivo, sui meccanismi tattici, culto del "giuoco" (in realtà un culto per il collettivo e l'Ego del tecnico), del sistema di gioco, ma grande povertà di aspetti e contenuti tecnici e di tattica INDIVIDUALE e non COLLETTIVA che invece le altre scuole non hanno trascurato e dimenticato. Il disastro definitivo è venuto quando su questo scheletro sacchiano è stato instillato nelle giovanili non tanto il gioco posizionale guardioliano ma l'inutile "possesso palla" o "tiki taka", un giropalla estenuante che ha castrato ancora di più la fantasia e l'estro di giocatori in realtà strutturati e pensati ancora per un calcio Anni '90!! Così ci resta solo la nostra ottima scuola portieri (perché il portiere lavora tantissimo a livello individuale!) mentre le punte non esistono più perché devono fare gli appoggi e gli scarichi, di autentici difensori idem perché devono solamente fare passaggio di mezzo metro al compagno vicino e non marcare il proprio avversario o leggere o coprire lo spazio, le ali idem perché se fai possesso palla non devi saltare l'uomo ma cercare i "vertici" o gli "appoggi". Insomma un bel disastro: credo che solo la lezione di Gasperini, se e come si espanderà a livello giovanile, potrà invertire questa tremenda rotta! -
ci sono comunque alcuni punti cardine: L'attivita' ricfreativa fino a 14 anni circa (era cosi' anche ai miei tempi) che si svolgeva negli Oratori e principalmente sui campi a 7 nel Csi. Poi il passaggio dei piu' bravi (a volte dei piu' fortunati) alle squadre professionistiche e diventavi uno di loro proprieta" fino alla maggiore eta'. Non c'erano procuratori e terze persone che si intromettevano tra te e la tua societa'! Al massimo qualche genitore "chiedeva con molta circospezione" a qualcuno del settore giovanile cosa ne pensasse del figlio ma niente di piu'! Iol ho avuto la fortuna di avere fatto il, percorso Oratorio, Csi di zona Corsica-Ortica-Lambrate e poi finire a 14 anni alla Scarioni che allora era affiliata all'Inter (era l'epoca dell'arrivo di Helenio Herrera e delle sue tabelle peso-altezza...che mi fecero scartare dall'Inter senza poter fare il provino sul campo perche' mi mancavano due kg in rapporto alla statura. Andai al provino del Milan nonostante la mia Societa' Scarioni non volesse ma oviamente i responsabili del settore giovanile conoscevano sia Milan che Inter e trovarono un accordo e mi presero e feci tutte le giovanili fino alla De Martino con il Mllan avendo la fortuna di avere come allenatore Zagatti che aveva appena smesso di giocare in prima squadra ed era sotto la supervisione di Liedholm che era il responsabile di tutto il settore giovanile. Ricordo ancora bene le ore passate a palleggiare con il destro conbtro il muro con l'elastico (òpiede ebole da migliorare) cosa che oggi e' vietatissima....troviamo il modo di scrivere in sezione apposita per non tediare chi non e' interessato.
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