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VENERDI' 6 DICEMBRE 2019

- Mercato? Sì, ma senza affanno: lo dice Mario Ghiacci, intervistato da Lorenzo Gatto per il Piccolo odierno. Nessuna pausa di riflessione dopo il successo conquistato domenica scorsa contro Treviso, nessun cambio di registro dopo i segnali di vitalità registrati da parte di Justice e, almeno in parte, anche da Elmore. Coach Dalmasson ha disegnato il ritratto del giocatore di cui ha bisogno per portare la squadra fuori dalle sabbie mobili del fondo classifica. Un leader, un generale in grado di tenere in mano il gruppo. Capace di guidarlo nei momenti di difficoltà e di prendersi, al caso, la responsabilità dell'ultimo tiro. Non poteva essere la partita contro Treviso, per altro affrontata e vinta contro un'avversaria troppo rimaneggiata per essere vera, a condizionare giudizi e decisioni. Allianz sul mercato nella consapevolezza che le caratteristiche dei giocatori sotto esame rimangono inadeguate nonostante le ultime prestazioni.«In questo momento le possibilità non sono molte- sottolinea Ghiacci- e non vogliamo affrettare i tempi col rischio di sbagliare scelta. Un italiano? È difficile- continua il presidente- perchè chi li ha se li tiene stretti per cui riuscire a trovare nomi adatti in quel contesto è pressochè impossibile. Monitoriamo tutto il mercato e siamo pronti a muoverci nel momento in cui si aprisse una pista per noi percorribile».  Il problema, in questo momento, è capire se l'arrivo di un nuovo play possa essere sufficiente per rivitalizzare un gruppo che appare in difficoltà. Il nucleo italiano, quello su cui la società aveva investito non soltanto in termini di fiducia, nelle ultime giornate sta dando pochissimo. Fernandez fuori, Cavaliero appannato, Strautins brutta copia del giocatore che aveva convinto in precampionato, Da Ros involuto e poco coinvolto. Senza il loro apporto, con una pattuglia di americani sempre troppo discontinua e con una organizzazione di gioco che, offensivamente più che difensivamente, non dà sicurezze, le prossime trasferte a Roma e Reggio Emilia destano preoccupazione.  Il recupero di Fernandez, il ritorno in campo dell'italo-argentino in condizioni di forma adeguate per sopportare le sollecitazioni di un campionato molto competitivo è una delle varianti che potrebbero girare la stagione di Trieste. Capire come sta il Lobito in questo momento non è semplice. «Ieri è tornato ad allenarsi con la squadra- conclude Ghiacci- valutiamo giorno per giorno ma, un po' come è successo domenica con Treviso che ha lasciato fuori Logan, Cooke e Imbrò, l'idea è di non rischiare nulla». 

- Un punto preso a Imola senza soffrire molto serve a poco alla classifica ma aiuta una squadra ancora alla ricerca di un'identità. Le ultime due trasferte (tralasciando quella persa ai supplementari a Vicenza per la Coppa Italia) non avevano portato risultati e anzi da Salò gli alabardati erano tornati a una pesante scoppola. Il fatto di aver subito sia a Carpi che a Imola un solo gol e per giunta su rigore (quello di Carpi inventato o quasi) è un primo passo dell'inversione di un trend negativo che si è manifestato in tante occasioni in questo zoppicante girone di andata. Gautieri, che ha potuto lavorare poco sul campo, visti gli impegni agonistici ravvicinati, sembra essersi concentrato in primo luogo sull'equilibrio del gruppo. Equilibrio che il tecnico cerca di ottenere con l'utilizzo di certi giocatori a discapito di altri, con l'assetto tattico e soprattutto con il lavoro mentale per ottenere il massimo della concentrazione all'interno della partita. Sotto quest'ultimo aspeto c'è da rimarcare che mercoledì sera a Imola, con turnover quasi totale, chi è sceso in campo ha dimostrato comunque grande attenzione. Una situazione certamente favorita dal livello tecnico complessivo non d'eccellenza di un avversario (tanti i passaggi imprecisi per fare un esempio) dotato comunque di buona corsa e di carica agonistica. La Triestina ha osato poco e quando lo ha fatto, negli ultimi venti minuti con l'innesto anche di alcuni titolari, ha messo in difficoltà la squadra di Atzori.Nelle prossime settimane (ma soprattutto durante la pausa natalizia) Gautieri dovrà concentrare le sue energie sulla manovra offensiva. Ma al momento la sensazione è che i giocatori che si alternano in campo, per non perdere di vista l'avversario, siano tutti protesi a a non perdere le distanze e le misure con i compagni trascurando l'atteggiamento propositivo la cui conseguenza pratica sono le occasioni da gol. Quasi nessuna con il Sudtirol, pochine con il Carpi solo un paio o poco più con l'Imolese. Del resto il ricordo delle batoste con Piacenza, Reggiana, Feralpi, Vicenza solo per citarne alcune non è ancora cancellato. La Triestina al momento è ancora una squadra che se tiene gli equilibri in contenimento crea pochi pericoli e quando allenta il lavoro di interdizione per osare prende gol. Ecco perché manca un'identità che nasce dalla consapevolezza di affrontare compatta entrambe le fasi di gioco.A Gautieri è mancato il tempo per affinare i meccanismi e probabilmente gli manca qualche uomo per dare una fisionomia a una squadra che finora, per sbarcare il lunario, viene adattata all'avversario anche con moduli diversi. Probabilmente il mese di gennaio darà delle risposte sul lavoro del tecnico e sulle intenzioni della società. Per ora la priorità e capitalizzare al massimo le prossime tre partite. Le prime posizioni sono lontanissime, quello che conta di più è costruire una squadra con un gioco efficace. Per dare un senso alla stagione. Le potenzialità ci sono. Se tutti remano dalla stessa parte

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