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I suntini sandrini di lunedì 9 novembre 2020


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LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2020

- Dal 24 febbraio all'8 novembre. Dall'ultima partita a Ravenna prima del lockdown, fino al rinvio del match di Gubbio chiesto della Triestina. Più di otto mesi di pandemia che ha sferzato il mondo e minato alla radice tutte le certezze delle genti del terzo millenio. Tutto era stato fermato, adesso ci si sta arrivando. Ma la LegaPro aveva agito in anticipo mettendo la tutela della salute al primo posto. Erano seguiti tre mesi di riflessioni senza nè riforme, nè regole per adeguarsi all'emergenza. Così la situazione sta per collassare. Le società di terza serie tirano avanti senza sponsor, senza ristori di Stato, senza pubblico, con costi anche sanitari lievitati e da qualche settimana hanno giocatori e tecnici falcidiati dal Covid. Capita alla Triestina come a tutte le altre.

Ma che senso ha andare avanti così?«Infatti è insensato o comunque il buon senso ci dice di fermarci» è il pensiero in sintesi dell'amministratore unico dell'Unione Mauro Milanese, intervistato oggi per "Il Piccolo" da Ciro Esposito.Ma non tutti sono favorevoli allo stop.«Invece io credo che sarebbe sensato fermare tutto per ripartire senza commettere gli errori fatti dopo il primo lockdown. Penso che uno stop and go potrebbe essere utile in generale perché la salute viene prima di tutto. Nel caso delle società di C una pausa di qualche settimana penso sia una soluzione auspicabile».Perché?«Perché i 60 club da febbraio praticamente non incassano un euro. Sono aziende destinate al fallimento fatta eccezione per chi ha le spalle larghe come noi grazie a Mario Biasin. Ma non si possono chiedere ancora sacrifici senza prospettive».Anche perché a questo punto il Covid rischia di paralizzare o comunque sta condizionando anche le vicende sportive.«Noi abbiamo cinque giocatori out e significa che non possono giocare nè allenarsi per almeno due settimane. L'Arezzo ne ha 14, la Vibonese 20 e avanti così. Non solo si investe per fare uno spettacolo e ottenere dei risultati senza pubblico ma la pandemia colpisce con sempre maggior frequenza anche gli attori. Anche perché le occasioni di contagio si moltiplicano con trasferte, viaggi in pullman e quant'altro». Cosa dovrebbe fare la Lega?«Fermare la competizione significa frenare i contagi e far guarire chi ha il virus anche se per fortuna finora gli atleti sono quasi tutti asintomatici. Non perdiamo questo tempo come fatto in passato. Sediamoci attorno a un tavolo, fissiamo le regole per ripartire, chiediamo con forza allo Stato i ristori per non far fallire il sistema. Che è un sistema di imprese come le altre: se esiste dà da vivere a migliaia di famiglie e paga le tasse allo Stato».

I club di C da uno stop non hanno nulla da perdere.«Tutti vogliamo completare la stagione ma abbiamo i margini per giocare fino a giugno. L'anno scorso si era ottenuta una deroga prima della cancellazione degli Europei. Prima dobbiamo trovare un modus operandi in presenza del virus. Perché una volta passata la seconda ondata magari saremo in balìa di una terza».Però la ricetta non sembra avercela nessuno.«Io sono un uomo di calcio e sono disposto a fermarmi. Penso che anche la popolazione sia disposta al sacrificio a patto che abbia senso. Alcuni Paesi ce l'hanno fatta: sul piano sanitario con il lockdown e sul piano economico con un serio intervento pubblico. In Australia ad esempio hanno fatto così. Non dico che in Europa ci siano le stesse condizioni ma qualcosa di più efficace rispetto al passato credo si possa fare».Difficile parlare di Triestina in questa situazione ma proviamoci. Cosa ha funzionato e cosa no in questi poco più di due mesi?«Ho costruito una squadra senza punti deboli. Non vecchia ma esperta anche se poi non siamo stati fortunati ad aver fuori per infortunio tutti i giovani come Procaccio, Paulinho e Boultam. Abbiamo la forza per fare un torneo d'alto livello anche se il budget non è quello di Padova o Perugia che ha anche il paracadute della B. La squadra è cresciuta ma gli manca quella praticità, quella cattiveria, quella maturità necessaria per fare il salto. Ho visto errori che ex giocatori di A o B non possono commettere. E così abbiamo gettato via un po' troppe occasioni».Tocca quindi allo staff tecnico trasmettere una mentalità vincente anche se l'emergenza continua non aiuta.«Ho parlato a lungo con Gautieri e siamo d'accordo. La rosa è molto competitiva. Al di là della situazione contingente che è un elemento da non trascurare, lo staff e il tecnico hanno il compito di tenere alta la concentrazione dei giocatori che a volte ho visto troppo leggeri. In C tante partite si vincono non con le belle giocate ma con un tiro in porta o un tackle. Solo con un mix di tecnica e cattiveria si può uscire da questa categoria. E questo è l'obiettivo della società»

- Fermi per due week-end di fila: era da un po' di tempo che in casa Pallacanestro Trieste non si spegnevano i riflettori di sabato e di domenica. Ma Eugenio Dalmasson (intervistato dal sottoscritto per City Sport), così come il resto della squadra, quelle due partite contro Cantù e Reggio Emilia le avrebbe volute giocare entrambe, eccome…

Quindici giorni senza gare ufficiali disputate: come li avete vissuti?

“Non nascondo che questa è una situazione particolare: al di là di non giocare, arrivare ogni fine settimana ad attendere l’esito dei tamponi per capire se stiamo tutti bene è un qualcosa che giocoforza ti distoglie dalla normale attività a cui eravamo abituati nel recente passato. Sono comunque soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto in queste due settimane, i ragazzi sono stati professionali e abbiamo sfruttato il fatto di essere in tanti per una serie di allenamenti intensi. La speranza è di tornare alla normalità e di riprendere a giocare: non è facile mantenere la giusta concentrazione stando fermi”.

Ha parlato del gruppo numeroso che ha avuto a disposizione nell’ultimo periodo: un nucleo di giocatori che ora si riduce di numero.

“Sapevamo che queste operazioni di mercato erano state fatte con tempistiche a termine: con l’allenamento di sabato scorso sono scaduti i contratti con Cebasek e Mussini, rimane aperto il discorso con Delìa che ha comunque un accordo più lungo. Con tutta la serie di infortuni eravamo in seria difficoltà, la società è stata bravissima a reperire sul mercato tutte le opportunità che si erano palesate per continuare a lavorare con qualità: una chiave molto importante, in questo mese e mezzo. Ora recuperiamo giocatori che sono però lontani da tempo dal parquet, far loro riprendere la confidenza col gioco è un’altra partita delicata che porterà via del tempo”.

Non è solito parlare dei singoli, ma i complimenti fatti da un campione come Gigi Datome a Davide Alviti meritano un commento…

“È una cosa che fa piacere e ci riempe di orgoglio, ma c’è anche un rovescio della medaglia: ora deve confermare quanto di buono sta facendo. Davide è in grado di fare un salto di qualità enorme per poter diventare un giocatore di primissimo livello, è ragazzo che ha grande etica del lavoro e che ha passione per quello che fa. Lui sa dove può migliorare, ha tutte le carte in regola per dimostrare di non essere solo uno specialista nel tiro da tre ma anche di sapersi muovere vicino al canestro, come peraltro sta già dimostrando”.

La pausa forzata vi ha permesso di studiare anche le altre avversarie. Al di là delle prime della classe, sta arrivando la conferma di quanto equilibrio ci sia: è un qualcosa che secondo lei rimarrà anche nel prossimo futuro?

“Credo che tutto questo sia parte anche di un fattore-campo che è una variabile completamente saltata: vedere turni di campionato con molte più vittorie esterne che casalinghe fa capire che la mancanza di pubblico porti poi proprio a un maggior equilibrio. Stiamo assistendo a tanti risultati molto particolari e strani, le porte chiuse porteranno ulteriori sorprese in senso sia positivo che negativo. È molto difficile valutare il livello di una stagione come questa usando gli stessi parametri degli scorsi anni”.

Sabato prossimo avete la speranza finalmente di ripartire sul parquet del Taliercio: come affronterete Venezia?

“Sicuramente senza commettere l’errore di valutare quelle che sono le loro attuali difficoltà a livello di infortuni. Guardate ad esempio la loro partita in settimana giocata a Kazan: pur con tante defezioni, se la sono giocata sino alla fine in maniera eccellente. Oltretutto, squadre così esperte trovano motivazioni maggiori con l’animo ferito, personalmente temo molto questo loro orgoglio e in particolare sul loro campo. Hanno qualità tecniche e morali importanti, noi stiamo preparando questa sfida già da qualche giorno e vogliamo arrivare al meglio a questo match, ma guai ad approcciarlo nella maniera sbagliata”.

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