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LUNEDÌ 22 APRILE 2024

- Trieste all'ultima giornata della fase a orologio spezza a Rieti due tabù in un colpo solo: vince per la prima volta in trasferta nella seconda fase e lo fa a spese di una squadra di prima fascia. Ma non sarà quella l'avversaria nei quarti dei play-off. Alla Pallacanestro Trieste infatti tocca la Torino di Franco Ciani e Matteo Schina, scivolata al quarto posto del girone verde.

Come scrive Roberto Degrassi su "Il Piccolo", la Reale Mutua avrà il fattore campo a favore, cominciando la serie con due incontri al PalaRuffini (il via il 5 maggio) ma con la possibile zavorra psicologica di quattro sconfitte consecutive e con in forse il recupero di De Vico. Chi supererà il turno in semifinale dovrà poi incrociare Forlì probabile vincitrice della serie con Vigevano, concedendo al PalaUnieuro lo scenario delle prime due gare. Sarà tutta una corsa a handicap non avendo chiuso il girone tra le prime quattro. Bisognerà vincere più volte in trasferta perchè neanche il Red Wall a Valmaura potrà essere sufficiente. Ma l'ammazzacampionato Trapani cucinerà le avversarie nell'altra griglia e tanto basti per sperare.

Trieste a Rieti doveva vincere per blindare il quinto posto e lo fa mettendo al sicuro la partita all'inizio dell'ultimo quarto, punendo le distrazioni di una Real Sebastiani poco in palla e confidando nel tasso tecnico di Ruzzier e Filloy. Se poi tiri da tre complessivamente con il 50% è tutto in discesa.

Christian ripropone Vildera nel quintetto iniziale accanto a Ruzzier, Brooks, Reyes e Menalo. Il "Barba" si presenta con quattro punti, Rieti con quattro palle perse in tre minuti. Quarto poco spettacolare e pieno di errori (4-8 al 6'), Christian manda sul parquet anche Filloy, altro rientrante, che alla fine risulterà uno dei più incisivi in campo. Non c'è invece Candussi. Motivo? Sarà mica la solita stucchevole pretattica, con la quale nessuno deve interferire? Con tutti gli effettivi a disposizione e l'arrivo di Menalo, comunque, un senior deve rimanere fuori perchè non puoi schierarne 11 ma nei play-off sicuramente non toccherà a Candussi. E quel Campogrande n.e. è un robusto indizio.

La prima tripla della partita arriva da Ruzzier dopo sette minuti. La mette dai 6,75 anche Reyes e Trieste si prende il primo significativo vantaggio (7-14 8'). E con sette punti di margine si chiude il primo quarto sul 13-20.

Nel parziale successivo i biancorossi controllano la partita, Johnson ha le polveri bagnate, Ruzzier con una tripla regala il +10 (24-34 al 16'). Rieti impalpabile al punto da sbagliare persino le rimesse. In vista dei play- off è anche tempo di esperimenti e quando Vildera esce, con Reyes esterno, a fare il centro è Deangeli. Filloy mostra che al tiro non ha risentito dello stop e mantiene Trieste saldamente avanti. Nel parziale però è Ruzzier l'uomo in più e con il play anche in versione risolutore la banda di Christian va al riposo lungo con un tesoretto di 11 punti (33-44) e con la constatazione che stavolta difensivamente tiene botta contro una svogliata Rieti (12 palloni persi).

Nel terzo quarto Trieste si trova a dover gestire una situazione falli pe sante (tre Reyes e Ferrero, 4 Menalo) e quando Johnson, dopo essere stato irretito dalla difesa di Brooks, si sveglia Rieti riduce lo scarto portandosi a quattro punti appena (47-51 24'). Con una tripla dell'ex udinese Nobile i sabini sono a ridosso di una lunghezza (52-53).

Per fortuna ci sono Filloy e Ruzzier a garantire qualche buono sprazzo mentre dall'altra parte Hogue continua la collezione di palle perse. Trieste approfitta del richiamo in panchina di Johnson per riallungare e chiudere il parziale sul +7 (56-63). I biancorossi mettono l'ipoteca sulla vittoria in apertura dell'ultimo quarto con un break di 8-0 (56-71 32') e le triple di Filloy e Bossi. Time-out di Rossi ma l'inerzia ormai è tutta triestina. Ancora Filloy e Ruzzier e il vantaggio cresce, con Deangeli che dalla lunetta firma la doppia cifra e il ventello a favore (58-79). A cinque minuti dalla sirena dal PalaSojourner non c'è più niente da dire. Trieste non deve temere rimonte anche se rallenta e l'one man show di Jazz Johnson serve a nobilitare il tabellino della combo guard e addolcire la pillola al pubblico reatino.

- La città che si identifica con la Triestina risponde sempre. Pazienza e voglia di partecipare sono quasi inossidabili. Come scrive oggi Ciro Esposito, dopo mesi di tribolazioni e di esilio l'Unione è tornata a giocare su un prato degno del Rocco. Gli occhi del presidente Ben Rosenzweig e del nutrito gruppo di suoi amici e abbienti investitori americani hanno potuto constatare che la cornice per un progetto ambizioso si fonda su basi solide.

Sabato pomeriggio nello stadio cittadino c'erano ben oltre 8 mila posti prenotati (dei 4 mila abbonati in molti disertano) per una partita che contava poco o nulla per la classifica ma che significava il ritorno in uno stadio che la città sente suo. Poi si potrà dire che ci sono state le promozioni con ingressi gratuiti o gli amici degli abbonati entrati a 1 euro ma se uno preferisce trascorrere il suo tempo in altro modo non ha che l'imbarazzo della scelta.

E poi i papà con i figli, i nonni con i nipoti, i giovani e meno urlanti in curva ci sono stati sabato come in tutti questi anni, nonostante le delusioni a fine partita o nell'arco di un campionato. C'erano nei play-off e play-out della D, in quello di C contro il Palermo, e in questa stagione nella gara d'esordio (quasi seimila), in quella con il Vicenza (oltre settemila), nel derby con il Padova (tredicimila con il contributo dei veneti). Un patrimonio sul quale si può costruire ma che è necessario preservare.

Sul campo invece la Triestina contro il Novara ancora una volta ha dimostrato di non saper affrontare queste partite. Nella gestione della squadra di Attilio Tesser si era visto un salto di qualità anche se comunque i risultati non erano arrivati. Come il salto di qualità in questa stagione non è arrivato, tanto per stare in tempi più recenti, nell'esilio di Fontanafredda prima nel recupero con l'Atalanta (e non che quello con l'Alessandria sia stato per palati fini) e poi soprattutto con la Virtus Verona. Due partite che avrebbero potuto portare alla conquista della terza posizione ora acquisita dal Vicenza.

La Triestina contro il Novara è stata impostata per garantire l'equilibrio più che per vincere la gara. Bordin ha approcciato il match con una punta e mezza (Lescano e El Azrak) con un esperimento che non ha dato frutti specie contro un avversario a sua volta molto coperto perché bisognoso di punti per evitare l'inferno della D o la giostra dei play-out.

Il tecnico alabardato ha ereditato un gruppo buono, e infatti il quarto posto non è mica da buttare, ma con alcuni limiti evidenti. C'erano anche quando l'entusiasmo alimentato dalla squadra di Tesser era imperante. Non solo per la stima umana per Attilio ma perchè il tecnico di Montebelluna era riuscito a ovviare alle lacune in difesa con un gioco verticale capace di esaltare non solo le capacità realizzative di Lescano e Redan ma anche gli inserimenti di Vallocchia e Celeghin. Fino a quando il gruppo ha retto sul piano fisico e mentale l'Unione ha collezionato 39 punti in 18 gare.

Sarebbero serviti degli aggiustamenti nel mercato di gennaio e invece davanti la squadra ha perso due element i di peso come Adorante e soprattutto Finotto, spalla ideale di Lescano. In difesa nessuna correzione.

Scelte legittime orientate dalla società, già messa a dura prova anche dalla querelle del Rocco, e tradotte dai responsabili dell'area tecnica Menta e Donati. La sconfitta con il Padova, nonostante un'Unione in partita fino alla rete padovana, ha segnato la svolta.

A Bordin, alla prima esperienza da primo allenatore nella terza serie italica dopo tante esperienze all'estero, va riconosciuto il merito di avere evitato la deriva. La società ha scelto in estate un allenatore espertissimo e poi ha virato verso un'altra opzione agli antipodi. Nei progetti a medio-lungo termine con capacità finanziarie di sostenerli può succedere. Adesso c'è una partita quasi inutile con il Padova. Ma i tifosi si aspettano che questo match sia onorato.

Poi si aprirà la pagina dei play-off da giocare senza assilli e sogni ma con quella determinazione ispirata ai valori sportivi che certamente è radicata anche nei professionisti ben pagati e soprattutto regolarmente come non sempre capita nel Belpaese.

Andare troppo avanti nella coda di campionato diventa un affare scomodo (a causa dell'eventuale concomitanza dei concerti al Rocco) per il Comune e in fondo anche per la società che sta stringendo accordi di valenza storica con le istituzioni. Ma quel che succede in campo ha una sua logica e una sua etica . E anche la pazienza dei tifosi non può essere infinita.

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