SandroWeb Posted April 5, 2020 Report Posted April 5, 2020 DOMENICA 5 APRILE 2020 - Come tanti altri sport, anche l'hockey inline attende buone nuove nell'immediato futuro. Come scrive Riccardo Tosques su "Il Piccolo" odierno, l'attività è sospesa sino al 3 maggio. Niente partite e niente allenamenti nemmeno per gli hockeysti in linea regionali. Edera, Tergeste, Polet e Fiamma Gorizia attendono di capire le sorti dei rispettivi campionati. A metà aprile il Consiglio federale dovrebbe diramare la propria decisione sull'annullamento o meno della stagione. «Personalmente sono fiducioso che vi siano le condizioni per poter riprendere ad allenarci e giocare. In maggio ci sarebbe il tempo per rimetterci in forma, poi in giugno ci sarebbe il tempo per finire le 6 gare rimanenti e chiudere la regular season. Di sicuro non giocherei la final six, ma rivedrei la formula dei play-off». Questo il punto di vista del presidente della Coralimpianti Tergeste, la cui Prima squadra stava ben figurando nel campionato di serie B. E se la stagione agonistica dovesse essere cancellata? Il presidente dei biancorossi alza le braccia: «Saremmo pronti per ripartire in ottobre anche se devo dire che sarebbe davvero un peccato buttare tutto all'aria. Annullare un campionato che era completato per quasi il suo 80% dispiacerebbe molto, fermo restando che la tutela della salute viene prima di tutto».E in testa al campionato di serie B, peraltro con molte possibilità di salire di categoria, c'è un'altra squadra triestina: l'Edera. Il patron dei rossoneri Roberto Florean ha concentrato il suo pensiero sui social analizzando la situazione: «Sono momenti molto difficili per noi tutti. C'è la conta giornaliera dei nuovi contagi, dei guariti, di chi non ce l'ha fatta. Si vive in isolamento. Con queste premesse, parlare di sport, oggi, è difficile, quasi anacronistico. I campionati di tutti gli sport sono fermi, qualcuno di questi forse ripartirà perché è legato a interessi economici fortissimi, altri, come il nostro, si può tranquillamente considerare finito. Sono settimane che me ne sto rinchiuso in casa e devo dire che quello che mi manca di più è la routine degli allenamenti, lo stress che precede le partite, l'emozione delle vittorie, la delusione per le sconfitte. Quando si è "squadra", si condividono un sacco di cose: spogliatoio, riscaldamento, allenamento, stecca rotta, skills dentro e fuori da campo, la pizza, il prendersi in giro e anche il mandarsi "in m...". Ecco, alla fine della giostra, tutto questo mi manca tantissimo». - Lo scrive Antonello Rodio sul quotidiano locale odierno: il giorno dopo l'assemblea delle società di serie C, nella quale la quasi totalità dei club ha chiesto lo stop definitivo alla stagione causa l'emergenza coronavirus, il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli fa il punto della situazione. Se sulla sospensione ci sarà una precisa catena di comando da rispettare (scienziati, Governo, Figc, quindi la Lega e le società), l'aspetto umano resta ovviamente in primo piano dopo le toccanti testimonianze dei presidenti. E su questo Ghirelli è chiaro: «Mai e poi mai permetterei che si tornasse a giocare se non fosse assolutamente certo il fattore salute». Ma il focus del pensiero del presidente è sulla situazione pesante delle società, visto anche il rischio per molti presidenti della situazione delle proprie aziende. Su questo Ghirelli non usa mezze parole: «È emersa una situazione al limite della rottura delle aziende calcio: un impianto sociale come quello dei club di Serie C è molto vicino al rischio di collasso». E a questo riguardo Ghirelli torna a parlare di uno strumento che potrebbe venire in aiuto: «Se la Cassa integrazione in deroga già ci fosse (dobbiamo ancora acquisire la certezza che sia disponibile per gli sportivi professionisti sotto i 50.000 euro lordi), il clima sarebbe meno tempestoso. Le dichiarazioni di esponenti dell'Aic contrarie a questa soluzione, hanno determinato un'aspra reazione, perché è stata percepita come la mancanza di comprensione della profondità e gravità della crisi dei club. Ma nessuno pensa che debbano pagare i soli calciatori. Il vero pericolo è che i proprietari rischiano di veder fallire le proprie aziende. Questo è il vero punto centrale: il calciatore potrebbe trovarsi senza più le società e quindi, anche lui, senza lavoro. Il dopo virus determinerà un disastro con la possibile scomparsa di un numero preoccupante di club, questa situazione va governata. Abbiamo l'obbligo di trovare una soluzione per salvare il sistema, dobbiamo ricostruire il giocattolo del gioco del pallone altrimenti non ce ne sarà per nessuno». E le società? C'è chi è ancora attendista, come il dg del Modena Roberto Cesati: «Decisioni concrete non ne sono state prese. Abbiamo fiducia nel lavoro che sta portando avanti il presidente Ghirelli. Aspettiamo fiduciosi una decisione per il bene di tutti». Deciso allo stop invece il patron della Sambenedettese Franco Fedeli: «Andare oltre giugno creerebbe un caos ingestibile. In maniera compatta abbiamo chiesto di terminare qui il campionato». Decisamente contrario a un ritorno in campo il presidente della Ternana, Stefano Bandecchi: «La nostra linea è che il campionato è finito con verdetti da emettere in base alla fotografia attuale anche per retrocessioni e promozioni. Gran parte di maggio non potrà essere usato nemmeno per gli allenamenti. Pazzi quelli che lo pensano, come si fa a pensare di fare allenare tutti insieme i ragazzi?». Intanto il Monza ha raggiunto un'intesa con i suoi giocatori per un decurtamento del 50% dei compensi per il mese di marzo. Quote
Recommended Posts
Join the conversation
You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.