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DOMENICA 12 MAGGIO 2024

- Aveva detto che voleva una Triestina capace di fare la partita e di vincerla, in modo da non rischiare di arrivare alle fasi finali in affanno. Come scrive Antonello Rodio oggi su "Il Piccolo", non è andata proprio così e alla fine di sofferenza ce n'è stata tanta, ma mister Bordin spiega che in realtà la partita va divisa in due parti e all'inizio la squadra ha avuto la possibilità di vincerla: «Nel primo tempo abbiamo espresso un buon calcio - dice il tecnico - siamo arrivati spesso vicino a poter tirare in porta, il problema è che non l'abbiamo fatto e questa è stata la nostra grande pecca. Quelle azioni a un certo punto vanno concluse in qualche modo, perché cercando di fare troppo poi si perde palla nei contrasti». Poi però nella ripresa la partita è cambiata, la Giana si è fatta più aggressiva e l'Unione ha arretrato il baricentro: «Sapevamo che poi dovevamo soffrire - dice Bordin - perché il Giana è una buona squadra, allenata molto bene e nella ripresa ci siamo abbassati tanto. Non riuscivamo a ripartire perché loro hanno rischiato il tutto per tutto, come era normale per una squadra che doveva per forza vincere. A quel punto a noi interessava difendere gli spazi, ci siamo difesi come meglio potevamo ed è stato anche bravo Agostino a salvare la porta in qualche situazione. Il gol è venuto a dieci minuti dalla fine, meno male che poi capitan Malomo ci ha messo una pezza e i ragazzi sono riusciti a uscire da una situazione molto difficile». Bordin ammette che però d'ora in poi servirà una Triestina diversa: «Questa è archiviata, era una gara a sé e dobbiamo capire che stavolta l'obiettivo principale era non perdere per passare il turno. Ma è chiaro che dobbiamo essere più fiduciosi e propositivi nelle prossime partite, come del resto era accaduto nel primo tempo, e non solo difenderci come invece è accaduto nella seconda».

- E adesso la Pallacanestro Trieste comincia a fare paura alle altre. Da nobile confusa e caduta in disgrazia nella regular season a realtà sorprendentemente concreta nei play-off. Cosa è cambiato? Domanda da un milione di dollari, anche se quelli è meglio usarli per il budget dell'anno prossimo. Tutto e niente.

Lo scrive Roberto Degrassi oggi sul quotidiano locale: è cambiato tutto perchè Trieste non è mai stata così spietata. Non ha dominato la serie contro Torino ma l'ha risolta in tre gare, risultando sempre più lucida ed essenziale nei momenti in cui si decideva il match. È cambiato tutto perchè dal claim dei 10-titolari-10 siamo passati a una rotazione a sei. È cambiato tutto perchè dal concetto della squadra di tutti leader siamo passati a due leader indiscussi, Michele Ruzzier e Ariel Filloy. È cambiato tutto perchè c'è una consapevolezza diversa anche fuori dal campo. Siamo passati dalle sconfitte commentate con il "Lavoreremo duro imparando dagli errori" (salvo poi ricaderci puntualmente) alle vittorie commentate con "Non abbiamo difeso come avremmo voluto" e "Possiamo giocare meglio di così".

È cambiato niente perchè i numeri della serie play-off sono gli stessi della prima fase e dell'orologio. Impatto offensivo sostanzialmente invariato, percentuali da tre simili così come il bilanciamento con le soluzioni in area. Simili i numeri delle palle perse e dei rimbalzi offensivi. Trieste, insomma, non sta facendo cose speciali. Semplicemente in quello che fa ci mette più concretezza ed energia, a ranghi completi. E pochi leader ma buoni danno più ordine.

I MAGNIFICI SEI La Pallacanestro Trieste nei play-off sta usando prevalentemente sei giocatori e ha ridotto le rotazioni. Quattro elementi vengono impiegati attorno alla trentina di minuti, Brooks, Reyes, Ruzzier e Vildera. Filloy, pur non partendo nello starting five, resta in campo 25 minuti, Candussi 22. Rispetto alla prima fase del campionato l'impiego di Vildera è cresciuto sensibilmente, 11 minuti di media in più, in sostanza gioca un quarto di partita più del solito. Succede perchè con Reyes impiegato nella rotazione degli esterni Christian parte con il doppio lungo e quindi aumenta lo spazio per il centro veneto.

Drasticamente calato l'impiego di Deangeli (da 22 minuti della prima fase a 9 ora), usato prevalentemente da specialista difensivo in certi frangenti del match. Scomparso dai radar Campogrande che nella prima fase giocava a sera 19 minuti e nella serie dei quarti di finale contro Torino è stato escluso dalla rotazione dei senior a beneficio di Menalo.

In sostanza, Trieste è passata da un turn-over abbastanza estremo a una scelta drastica. Sei uomini base e tre alternative dalla panchina con ruoli precisi: Bossi cambio di Ruzzier (Brooks risulta poco produttivo in regia e anche l'altra sera quando ha dovuto gestire l'azione ha sprecato 10 secondi in vacuo palleggio), Ferrero deve dare esperienza in momenti topici e cercare la tripla, Deangeli fa l'arma difensiva e aiuta a rimbalzo. Al momento è ancor abbastanza indefinito l'impatto che può avere Menalo nella serie, apparso abbastanza ingenuo per le battaglie dei play-off.

Forlì, probabile prossima avversaria, ruota 9 uomini per ovviare alla mancanza di Allen. Cantù punta su 7 "titolari" e spiccioli per i panchinari. La scelta rappresenta la definizione di un'identità. Il rischio è di avvertire la stanchezza in un'eventuale serie che vada a 4 o 5 gare. Il cappotto confezionato a Torino permette adesso di recuperare le energie.

COINCIDENZE Un allenatore in difficoltà. Alcune sconfitte pesanti e inattese. Un confronto. Il gruppo dei giocatori che si prende un ruolo attivo anche nelle scelte di gioco. Stranieri a parte, il più importante tra i triestini del roster e un talento italo-argentino diventano i leader morali della squadra. Cronaca dell'ieri oppure cronaca dell'oggi? Se credete ai corsi e ricorsi e ai deja-vu potete cominciare a sperare. Da De Vico a Vico è un attimo.

PUBBLICO E PROPRIETÀ Il borderò di gara3 diffuso dalla Pallacanestro Trieste segnalava quasi 4200 spettatori. Un impatto importante, soprattutto in confronto a quello delle due sfide precedenti al PalaRuffini con 1600 e 1300 presenze. Il pubblico di Valmaura, con larga predominanza di magliette rosse, sa far un bell'effetto e ha risposto presente. Un entusiasmo che per fortuna non è stato annacquato dal risultato, una sconfitta avrebbe raffreddato l'ambiente. Trieste, che deve rendere il fattore campo alle avversarie (a meno che non si qualifichi Vigevano), sa che non può permettersi di sprecare le chances casalinghe.

Il tifo del PalaTrieste avrà fatto effetto anche ai soci della proprietà di Cotogna Sports Group presenti. Nel corso della stagione regolare sono state rare le sortite degli esponenti della Csg. Appartiene alla mentalità Usa il concetto che i play-off sono una questione a parte, l'unico momento realmente importante di una stagione sportiva, e infatti ecco a Valmaura ben tre soci ed è probabile che per la semifinale arrivi il presidente Richard de Meo. Di sicuro, vedendo lo spettacolo del PalaTrieste i soci Usa si saranno ulteriormente convinti che la piazza vale un investimento

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