SandroWeb Posted May 30, 2024 Report Posted May 30, 2024 GIOVEDÌ 30 MAGGIO 2024 - Il dado è tratto anche se la scelta era già maturata sul finire della scorsa settimana. Come scrive Ciro Esposito oggi su "Il Piccolo", Michele Santoni è il nuovo allenatore della Triestina con un contratto biennale. O meglio lo sarà da luglio ma è evidente che si metterà al lavoro da subito per gettare le basi del progetto tecnico il prossimo campionato. Dopo l'epilogo poco brillante della stagione dei guru della categoria con l'ingaggio la scorsa estate di Attilio Tesser, la società si è indirizzata a un prospetto giovane, poliglotta (parla cinque lingue), certamente più in sintonia con la linea perseguita dal Dg Alex Menta e sposata dal presidente Ben Rosenzweig. Entrambi hanno parlato a lungo con Santoni e si sono convinti della bontà della sua proposta calcistica. 44 anni, nato a Riva del Garda ma cresciuto ad Arco con madre olandese, Santoni nel 2008 si è trasferito appunto in Olanda per perfezionare la sua professionalità prima come vice allenatore all'Haarlem giovanile e poi quella di video e match analyst all'Ajax. L'utilizzo dei sistemi tecnologici e informatici applicati al calcio, la vocazione internazionale e globale del calcio moderno sul piano tecnico-tattico ma anche organizzativo gestionale, sono le sue caratteristiche. Santoni è un interprete del calcio totale all'olandese che passa attraverso la valorizzazione dei giovani. Ha cominciato da allenatore con gli under 19 dell'Haarlem per poi approdare all'Ajax lavorando assieme a Martin Jol e a Frank De Boer. Con quest'ultimo anche la fugace parentesi all'Inter. Ma successivamente il tecnico ha fatto esperienze anche in Italia come vice di Davide Nicola e Domenico Di Carlo a Livorno e a Cesena e infine a Cagliari con Diego Lopez e con un passaggio anche nella primavera della Lazio. L'ultima esperienza da allenatore (dopo Almere City e Ado) con gli olandesi del Dordrecht portati nell'ultima stagione al quarto posto nel campionato di seconda divisione. Il percorso formativo olandese e in particolare nell'Ajax, dove la cura dei settori giovanili è molto sviluppata, può rappresentare un plus per la Triestina americana che punta i suoi investimenti sulla ricerca e la crescita di giovani talenti e su un'organizzazione della filiera che poggia le sue fondamenta sul futuro centro sportivo. Insomma la scelta ricaduta sul professionista trentino è coerente rispetto allo sviluppo della società. Non è un mistero che prima di Santoni i dirigenti alabardati avevano corteggiato Massimo Donati, allenatore giovane e rampante, reduce da una stagione sorprendentemente positiva con il Legnago. L'ex giocatore dell'Atalanta aveva dalla sua la conoscenza del girone e la serie C. Alla fine il club alabardato ha virato decisamente invece sull'ex tecnico del Dordrecht che comunque, vista la mentalità e il metodo che ha caratterizzato il suo lavoro, avrà già acquisito conoscenza anche del calcio e dei giocatori della terza serie italica. Vista l'ambizione mai nascosta dell'Unione americana e di quella anche più evidente dei tifosi, Menta e soci hanno scommesso su un giovane tecnico, già con esperienza e certamente di prosp ettiva. Ora ci sarà da costruire la squadra perché poi i risultati sono determinati principalmente dalla qualità dei giocatori. Poi si valuterà ma è certo che la società sarà chiamata a proteggere con forza questa scelta. Anche se i risultati saranno altalenanti e soprattutto nei momenti negativi sperando che non arrivino. Per valorizzare un gruppo ci vuole qualità nel lavoro, negli uomini ma servono anche tempo e sostegno. Questi sono i pilastri per far progredire l'Unione in modo stabile e sostenibile economicamente. Con chiarezza e senza fretta - I play-off di serie A2, per Cesare Pancotto, sono stati territorio di caccia. Il coach le finali promozioni le ha giocate e vinte portando Pistoia in serie A nella stagione '91/'92 per poi ripetersi con la Mens Sana Siena nel '93/'94 e proprio con Trieste, anno di grazia '98/99, festeggiando la massima serie alla guida della Lineltex. Reduce dal biennio a Napoli che lo ha visto centrare la salvezza da capo allenatore al primo anno per poi vincere, da assistente di coach Milicic, una indimenticabile coppa Italia in questa stagione, Pancotto ha salutato la città partenopea ed è tornato a casa. Dal buon retiro di Porto San Giorgio si sta gustando le semifinali play-off della serie A e si appresta a seguire Trieste nella serie con Cantù che potrebbe riportare i biancorossi nel massimo campionato dopo un solo anno di purgatorio. «Sarà spettacolo sotto ogni punto di vista - sottolinea Pancotto, intervistato da Lorenzo Gatto - Società di grandi tradizioni, squadre forti e attrezzate, due tifoserie decisamente numerose e appassionate, un entusiasmo che si respirerà in palazzetti che promettono il tutto esaurito. Per la pallacanestro italiana, uno spot importante, adesso non resta che vedere cosa dirà il campo». Trieste ha sorpreso tutti in una postseason nella quale ha saputo cambiare marcia. I cappotti inflitti a Torino e Forlì hanno ridato credibilità a una squadra che aveva disputato una stagione regolare altalenante. «Ho sempre pensato che in Italia abbiamo tanti contenitori - continua il coach marchigiano - Stagione regolare, coppa Italia, fase a orologio. E poi ci sono i play-off. È innegabile che Trieste sia andata a singhiozzo per buona parte della stagione ma è altrettanto vero che è arrivata nelle migliori condizioni di forma al momento giusto. Oggi sta esprimendo tutta quella qualità che le veniva riconosciuta nei pronostici di inizio anno». In forma e nelle migliori condizioni ma con la spada di Damocle di un fattore campo a favore di Cantù. In una serie così incerta ed equilibrata, un aspetto che potrebbe far pendere l'ago della bilancia dalla parte dei brianzoli. «Ascoltavo le dichiarazione di Cagnardi alla vigilia: ha chiaramente detto che Cantù vuole andare in serie A. Tanto per spiegare il clima che Trieste troverà a Desio. Al netto dell'ambiente che farà da contorno alle partite, le sfide le decideranno i giocatori. Si troveranno contro due squadre con una identità ben definita, chi saprà imporla all'altra avrà grandi chance di salire». Tutta da gustare anche l'altra finale promozione tra Trapani e Fortitudo Bologna. Due filosofie diametralmente opposte a confronto. Da una parte una società che, con l'avvicendamento Diana-Parente sulla panchina e gli arrivi di Alibegovic e Gentile ha cambiato molto, dall'altra una squadra che ha preferito affidarsi alle certezze che il gran lavoro di Caja garantisce. «Intraprendenza, ambizione e una panchina certamente molto lunga a favore di Trapani - sottolinea - una città di grande tradizione, una tifoseria incredibile e le grandi capacità tattiche di Caja dall'altra parte». Un'ultima battuta sul futuro di Pancotto, alla finestra in attesa di possibili proposte. «Non mi aspetto nulla nel breve periodo, spero ci possa essere in futuro qualcosa che mi prenda emotivamente. Nella mia carriera ho sempre affrontato nuove sfide, dopo la bellissima esperienza a Napoli mi piacerebbe trovarne una che mi regali nuove motivazioni». Quote
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