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alle 22.39 di mercoledì 9 ottobre 1963 260 milioni di metri cubi di roccia si staccarono dal Monte Toc e precipitarono nel lago artificiale creato dalla diga del Vajont, la più alta e imponente struttura di questo tipo creata al mondo

in quell'attimo si liberò l'energia di una testata nucleare di potenza almeno doppia rispetto a quella che distrusse Hiroshima

in pochi attimi si alzò un muro d'acqua alto centinaia di metri, che dopo aver oltrepassato la diga piombò sugli abitati di Vajont, Longarone, Castellavazzo, Villanova, Pirago, Faè, Rivalta uccidendo all'istante oltre 2000 persone

penso sia stata la sciagura che più ha colpito la mia mente, segnandola per anni

allora avevo 7 anni, e quei posti mi erano familiari perchè trascorrevo regolarmente le mie vacanze estive e talvolta anche quelle natalizie a casa degli zii e dei cugini che abitavano in una frazione di Belluno

vacanze fantastiche, che trascorrevo tutto il giorno all'aria aperta

mio zio ci portava la domenica a fare delle gite nei dintorni, Agordo, il Nevegal, verso Cortina, Longarone era per lo più di passaggio andando lungo la statale di Alemagna, ci fermammo una volta e ricordo che non mi piacque più di tanto, con quelle montagne che incombevano e quella spaventosa forra del Vajont, nella quale già campeggiava l'enorme diga che, secondo tutta la mia famiglia, era motivo d'orgoglio per l'Italia intera

ricordo l'angoscia che mi prese quando si sparse la notizia che la diga aveva ceduto, un'angoscia indescrivibile

e poi la telefonata il giorno dopo con mio cugino, anch'egli di 7 anni e una specie di fratello per me, che mi raccontava di essere stato sul ponte della Vittoria e di aver visto nel Piave ogni genere di cosa, tronchi, pezzi di case, carcasse di animali e corpi nudi che la corrente portava a valle

l'anno dopo andai come sempre in vacanza dai parenti, e mio zio mi portò lassù, Longarone non c'era più, solo una distesa di pietre laddove un tempo c'era il paese

un'imprevedibile disgrazia, si disse allora, la natura che voleva ribadire il suo primato di fronte alla superbia dell'uomo che voleva imbrigliarla, comandarla

ma non era così, ben presto apparve chiaro che non era affatto così

quelle oltre 2000 persone furono letteralmente assassinate da una logica di profitto che spinse i responsabili della SADE, la Società Adriatica di Elettricità, che ideò l'opera, ad occultare e minimizzare tutti i segnali provenienti dal " monte maledetto "

tutti segnali che portavano ad un'unica conclusione, che presto o tardi, ma quasi certamente presto, si sarebbe staccata dal monte Toc una frana colossale che avrebbe invaso il lago artificiale del Vajont, provocando effetti inimmaginabili

e tutto questo perchè l'opera, nel suo complesso, doveva essere consegnata operativamente prima che la SADE venisse nazionalizzata ed assorbita nella neocostituita ENEL, solo in tal modo infatti la società avrebbe potuto " vendere " il prodotto allo stato italiano ottenendo il rimborso delle spese sostenute per la costruzione della diga e dell'invaso

una cosa mi ha colpito rileggendo l'angosciante cronaca di questa folle vicenda italiana

nel tardo pomeriggio di quel 9 ottobre, quando la situazione stava precipitando e il monte si stava spostando ad una velocità sempre maggiore verso il lago, dal comando dei carabinieri di Belluno partì l'ordine di chiudere la strada che da Longarone portava ad Erto, e successivamente anche la statale di Alemagna prima e dopo l'abitato di Longarone

ma nessuno dette l'ordine di evacuare i paesi di Longarone, Vajont, Erto e Casso per " non allarmare la popolazione "

nel 2008 l'ONU ha classificato la tragedia del Vajont al primo posto tra i disastri evitabili provocati dall'uomo

ovviamente la giustizia italiana condannò i responsabili a pene irrisorie rispetto all'enormità del crimine commesso, ma non c'è motivo di meravigliarsi perchè il coinvolgimento degli apparati dello stato, fino al Ministro dei Lavori Pubblici Zaccagnini e al Primo Ministro Leone, era stato tale da consigliare un rapido colpo di spugna

consiglio a chi ne ha voglia una giornata della memoria in quei luoghi, in un paio d'ore si raggiunge Belluno e poi Longarone è a un passo

una puntata al cimitero monumentale di Fortogna, poi al museo di Longarone e poi su su verso la diga maledetta e Erto

per non dimenticare

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Bel post, Pinot. Nel dicembre del 63 passammo su quelle strade, come la mia famiglia faceva un paio di volte all'anno, si andava in vacanza nel Cadore. Ebbene, nonostante quel giorno non avessi ancora tre anni compiuti, ricordo ancora oggi l'orrore e lo sgomento del mio papà alla vista di quello che non c'era più. Ricordo una casa sventrata a metà ed ancora miracolosamente in piedi, ricordo enormi cumuli di macerie. Ci fermammo in silenzio ad osservare quello strazio, ed ora, a 50 anni di distanza, credo sia il primo ricordo che ho di me stesso bambino; probabilmente lo shock dei miei "fissò" quegli istanti nella mia mente infantile, chissà.

Una vergognosa pagina della nostra storia, forse la peggiore. Consiglio a chi non l'ha ancora visto, lo spettacolo che Paolini registrò proprio davanti alla diga, qualche anno fa. Per non dimenticare.

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mi de anni ghe ne gavevo quasi 10 e me ricordo ancora quel giorno come se fossi oggi, anche perché mio pare iera a maniago da mio zio e doveva tornar alla mattina

nella mia testa de fiol me lo son za visto la sotto (sa, xe vizin, no se sa mai che proprio quel giorno i gabi deciso de 'ndar....) visto che fin sera co el xe torna' no gavevimo sue notizie

eh si, devo dir che anche per mi xe sta la tragedia che piu' me ga colpi' (insieme a dallas, un mese dopo) e che ancora me fa effetto, tanto che giusto ieri me son rivarda' el film de martinelli

particolarmente toccante la ricostruzion citada da gimmi de paolini sulla diga

co la go vista in diretta no son riva' a no pianzer (nonostante l'eta')

me ga colpi' (no lo savevo o me iero dimentica') legger ieri che qualche giorno dopo leone iera la a prometterghe giustizia al vicesindaco de longarone....quando pena casca' el suo governo el xe diventa' capo del collegio difensivo che oltre a praticamente no condannar nisun ghe ga nega' el risarcimento ai superstiti

sto str...! e mi ancora son 'ndà anni dopo a farghe la guardia co el stava al quirinal

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no Pordenone no, che xe dall'altra parte della valle

ma adesso de la i ga fatto la diga de ravedis.....(che pero' me par che ga basi geologiche ben piu' consistenti)

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Non conoscevo i particolari di Leone..che per me è solo un ricordo lontano di bambino e mi echeggia ancora un Leone...Leone...Leone durante lo spoglio....ed io su un triciclo o qualcosa del genere... Mi viene da pensare che oggi, con internet...forum...blogger...e altre forme di comunicazione...si scatenerebbero dei movimenti di pensiero tali per cui non sarebbe stato eletto presidente della repubblica....e vivaddio spero anche che una Merlin dei giorni nostri avrebbe avuto più peso...più seguito...

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ecco, appena evoca'.....

Lo spettacolo di Marco Paolini "Vajont: Storia di una tragedia annunciata" andra' in onda alle 24.00 su Rai 2, mentre Rai 5 lo riproporra' in prima serata sabato 12 ottobre alle 21.15.

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di ricordi diretti sul disastro del vajont non ne ho, per semplici questioni anagrafiche. ma ho avuto la fortuna, nel 1996, andavo alle superiori, di poter assistere allo spettacolo di marco paolini. l'attore veneto ancora non era così famoso e conosciuto e venne a trieste per recitare lo spettacolo sul disastro del vajont all'auditorium del museo revoltella. a parte la bravura e la bellezza della sua opera, fu inquietante scoprire cosa si celava dietro ad una tragedia sostanzialmente poco conosciuta. credo che proprio grazie a lui, e alla trasmissione del suo spettacolo sulla rai se non ricordo male nel 1997, si deve la "riscoperta" del vajont. adesso se ne parla, alla tv, alla radio, sui giornali, sui forum, su facebook. ma per decenni, la tragedia è passata quasi sotto silenzio. a fare il gioco di chi l'ha provocata e non ne ha pagato - se non in minima parte - le conseguenze. insomma, mi vien da dire, una tragedia all'italiana.

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un particolare forse poco noto, o almeno io non lo conoscevo, è che in quell'apocalisse perse la vita il geometra triestino Giancarlo Rittmeyer, dipendente dell'ENEL-SADE

la sua è una vicenda penosa, perchè distaccato a Vajont per seguire i lavori della costruzione della diga, aveva ottenuto pochi giorni prima della tragedia il trasferimento nella sede centrale di Venezia, pare perchè distintosi sul lavoro e dunque premiato con lo spostamento nella sede più ambita

il trasferimento venne però temporaneamente revocato perchè la situazione stava precipitando e c'era la necessità di avere personale molto esperto in loco

il 9 ottobre stava come sempre nell'edificio di controllo, costruito a strapiombo sulla diga, e alla luce della fotoelettrica poteva verificare che la montagna stava scendendo verso il lago ad una velocità crescente di ora in ora

di questo avvisò in un'ultima telefonata alle 22 l'ing. Biadene, responsabile dell'impianto, nella sede di Venezia, chiedendogli in tono concitato di far sgomberare al più presto la frazione di Erto Le Spesse perchè al disotto della quota di 730 s.l.m. considerata pericolosa dai tecnici SADE - che prevedevano al massimo un'onda di 20 mt di altezza ! -

l'ing. Biadene lo tranquillizzò, dicendo che non ravvedeva estremi di pericolo, ma di " dormire con un occhio solo "

la telefonista di Longarone captò il tono della telefonata, e si inserì per chiedere se ci fosse pericolo imminente per la popolazione del suo paese, ma venne anch'essa tranquillizzata da Biadene

dell'edificio di controllo sulla diga non rimase letteralmente nulla, il corpo del geometra triestino venne trovato mesi dopo impastato nel fango sul greto del Piave

la fonte è il libro " Vajont, 9 ottobre 1963 cronologia di una morte annunciata " di Stefano Gambarotto, corredato da foto molto interessanti e impressionanti

penso che un giusto ricordo e commosso ringraziamento debba andare agli alpini della Brigata Cadore, che per primi arrivarono sul luogo del disastro e si prodigarono con abnegazione giorno e notte per dare aiuto alle popolazioni e recuperare i corpi dei defunti

lavoro che per molti di essi deve essere stato straziante, in quanto per la gran parte giovani proveniente da quelle terre

Posted (edited)

muoiono persone ogni giorno ma di nessuno ce ne ricordiamo dopo 50 anni, la vostra è la solita ipocrisi televisiva e degli intellettuali di sinistra... (per chi non lo avesse capito, il mio è sarcasmo verso chi prevede l'esistenza di morti di serie A e morti di serie B)

Edited by roberto
Posted

un particolare forse poco noto, o almeno io non lo conoscevo, è che in quell'apocalisse perse la vita il geometra triestino Giancarlo Rittmeyer, dipendente dell'ENEL-SADE

credo che la sua figura gabi ispira' martinelli per el suo protagonista (geometra....precetta' quella notte.....preoccupa' de sgombrar frazioni de erto.....l'ultima telefonada con biadene.....moglie incinta.......) che poi nel film diventa un ertan con la moglie de (e morta a) longarone

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